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20 Aprile 2025 14:52

“Cento bambini nella stiva”: il naufragio dei migranti in Grecia

Gli unici sopravvissuti al naufragio del peschereccio che s’è ribaltato a 80 chilometri dalla costa greca nella notte tra martedì e mercoledi, sono tutti uomini. Secondo le testimonianze raccolte dalla Polizia, avrebbero pagato tra i 4 e i 7 mila dollari per il viaggio, e sarebbero partiti il 10 giugno dalla Libia orientale, zona di Tobruk, Cirenaica . 

Dei 104 naufraghi messi in salvo, una trentina sono in ospedale, circa una dozzina hanno trascorso l’intero pomeriggio sotto interrogatorio negli uffici della guardia costiera: nove, in serata, finiscono in arresto, accusati di far parte dell’equipaggio al comando del peschereccio affondato. Le autorità greche ritengono che siano almeno 500 i morti. Al momento  I corpi dei morti tutti egiziani recuperati in mare al momento sono 78. Il comandante del natante sarebbe riuscito a scappare nel pomeriggio prima del naufragio, anche se al momento non ci sono conferme della testimonianza raccolta dagli attivisti di Alarm Phone, una linea rossa per i migranti in mare in difficoltà.

Gli altri naufraghi innocenti salvati sono rimasti in un silos d’acciaio nel porto di Kalamata, Peloponneso sud-occidentale, prima di venire trasportati fra la serata di ieri ed oggi in una struttura di accoglienza a Malakasa, non lontano da Atene.

La Guardia costiera greca nega evidenti responsabilità e racconta una storia che, viene smentita con il passare delle ore, dalle testimonianze dei superstiti. “Non volevano essere soccorsi – è la tesi fornita dal primo momento dalla Guardia costiera greca -. Ci hanno detto che volevano proseguire verso l’Italia“. Ma la realtà dice ben altro e la ricostruzione più attendibile che sta emergendo attribuisce alla Grecia ben altre responsabilità. Innanzitutto quella di essere intervenuti in soccorso in ritardo.

Il capitano della Guardia costiera Nikos Alexiou così ha giustificato la decisione“: Se avessimo provato a soccorrerli con la forza avremmo potuto causare il naufragio del peschereccio. Avremmo potuto essere noi la causa dell’affondamento. Non è affatto vero che siamo stati lì a guardare senza soccorrerli“. Ed aggiunge: “Non esistono semplici osservatori che salvano 104 esseri umani . Abbiamo provato a convincerli di farsi aiutare. Non si rendevano conto del pericolo che stavano correndo“. RIvelando un particolare: “Dieci minuti prima che il barcone affondasse, ha perso il motore. Potrebbe essere stata questa la causa delle forti oscillazioni che hanno causato il naufragio“.

L’ attivista Nawal Soufi aveva segnalato su Twitter la mattina del 13 giugno, alle 9,35, dopo aver avvertito le autorità marittime greche, maltesi e italiane, che una grande imbarcazione, a bordo della quale c’erano 750 persone, era in pericolo. L’allerta è stata diramata: il peschereccio sovraccarico di persone sembrava essersi perso nelle acque internazionali, a circa 50 miglia dalla città costiera greca di Pylos, e a 250 miglia dall’area Sar italiana. Era compito quindi della Grecia intervenire, ma le ore trascorrevano senza alcun intervento di soccorso.

Incredibilmente è passato un intero giorno, durante il quale, un aereo di Frontex, dopo aver sorvolato la zona, inviava le immagini del barcone riempito fino all’inverosimile, dalle quali si vedono i passeggeri con le mani rivolte verso l’ alto, come per chiedere aiuto. Il Coordinamento marittimo italiano conferma di aver ricevuto una e-mail con la segnalazione, ma per raggiungere quel tratto di mare ci sarebbero voluti due giorni.

Grazie al numero di telefono satellitare inviato, la Guardia costiera di Roma individuava il tratto di mare dove il peschereccio si trovava e quindi lo segnalava alle autorità marittime greche. A distanza di ore, la ricostruzione che si va delineando appare molto diversa da quella prospettata dai greci. A partire dalla direzione del peschereccio, la cui rotta non sarebbe stata verso l’Italia, ma in realtà verso le coste greche del Peloponneso.

Una deviazione rispetto alla iniziale rotta per raggiungere la costa calabrese, che sarebbe stata necessaria perché c’era in atto una emergenza. Dai racconti dei sopravvissuti viene fuori che la tensione a bordo era molto alta già poche ore dopo la partenza da Tobruk, in Cirenaica. Il motore del peschereccio aveva cominciato a non funzionare sei ore dopo aver lasciato le coste della Libia, al punto che alcuni dei migranti avrebbero anche richiesto di poter tornare indietro. Ma il capitano del peschereccio Adriana e gli scafisti – secondo il racconto dei migranti – avrebbero proseguito usando le maniere forti arrivando a picchiare chi si lamentava o protestava.

Gli unici sopravvissuti al naufragio del peschereccio che s’è ribaltato a 80 chilometri dalla costa greca nella notte tra martedì e mercoledi, sono tutti uomini. Secondo le testimonianze raccolte dalla Polizia, avrebbero pagato tra i 4 e i 7 mila dollari per il viaggio, e sarebbero partiti il 10 giugno dalla Libia orientale, zona di Tobruk, Cirenaica . 

L’acqua a bordo martedì mattina era finita, come anche il cibo. C’è chi dopo quattro giorni di navigazione, passati in molto nella stiva, ha perso i sensi totalmente disidratato. Nelle ore successive si scoprono sei cadaveri, due dei quali sono bambini. Scoppia il panico, i migranti capiscono che le loro richieste di aiuto sono cadute nel vuoto. Qualcuno prova a ribellarsi, e sarebbe stato a quel punto che il capitano, dopo aver girato la prua verso le coste greche, avrebbe abbandonato la nave calando una scialuppa.

I tracciati della navigazione evidenziano e comprovano che, il peschereccio da quel momento, comincia a sbandare. La situazione precipita quando due mercantili, che avevano ricevuto ordine dalla Guardia costiera greca di avvicinarsi per aiutarli, comincia a tirare a bordo bottiglie di acqua e viveri. Per prenderi i migranti si sarebbero accatastati tutti verso un lato del barcone, così provocando forti oscillazioni che li ha hanno fatti desistere dal continuare. Trascorrono altre ore e il motore si spegne definitivamente, rendendo ormai l’imbarcazione ingovernabile. È a quel punto che lo spostamento di peso dei 750, schiacciati l’uno sull’altro, avrebbe causato il rovesciamento. In meno di 10-15 minuti, dopodichè, l’affondamento e la strage in mare.

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