di REDAZIONE POLITICA
Pur essendo consapevole di scontentare una parte di Forza Italia, Silvio Berlusconi nel vertice del centrodestra è stato netto: “Il valore della coalizione unita è importante, è giusto andare tutti insieme”.. Alle imminenti consultazioni sul Colle il centrodestra salirà tutto insieme, partiti grandi e piccoli, per dire anzitutto un bel “no” all’ipotesi di un governo Conte Ter. Nella convinzione che il premier dimissionario in realtà non abbia i numeri ed il consenso parlamentare per andare avanti.
Poco più di un’ora di riunione per “blindare” la linea in vista del primo giro di consultazioni. Al tavolo c’erano Silvio Berlusconi (in videoconferenza), Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Maurizio Lupi, Giovanni Toti, ed Antonio De Poli in rappresentanza dell’Udc. Berlusconi ha di nuovo rassicurato gli alleati, sgombrando il campo da sospetti e garantendo sulla compattezza di Forza Italia.
De Poli, che dei tre senatori UdC è il meno sensibile alle sirene contiane, ha garantito il “posizionamento” garantito a destra dei centristi. E sarà lui a salire al Quirinale con gli alleati. Soddisfatta anche la senatrice Paola Binetti: “Noi nell’area di centrodestra, siamo troppo piccoli per andare da soli”. Lupi, allineato in questa mano di partita alla linea salviniana, ha sottolineato l’esigenza di mostrarsi compatti: “Di fronte al caos che stanno mettendo in scena Pd e Cinquestelle, dobbiamo dare agli italiani il messaggio che c’è un’alternativa seria e credibile”.
La nota congiunta finale del centrodestra recita : “L’Italia necessita in tempi rapidi di un governo con una base parlamentare solida e con una forte legittimazione” anziché “una maggioranza raccogliticcia”. I partiti del centrodestra sono pronti a sostenere “i provvedimenti a favore degli italiani” come Ristori e blocco delle cartelle esattoriali. Infine fanno affidamento sulla “saggezza” di Mattarella. Per la seconda volta in pochi giorni sarà quindi una “delegazione unitaria” a presentare queste istanze al presidente della Repubblica.
Il primo giro di consultazioni gira intorno al nome di Conte: quarantott’ore per capire se è ancora in campo o se gli alleati (attuali ed ex) sono riusciti a farlo fuori. In questo secondo caso, si apre un’altra partita. E sarà, appunto, Mattarella a dare le carte. Ecco perché nel comunicato non si fa alcun accenno alle urne . La Meloni e Salvini e nelle dichiarazioni successive battono sulla linea del ritorno al voto in quanto non ci sono altre opzioni percorribili. Neanche quella a cui Berlusconi e Toti si sono detti favorevoli di un governo di salvezza nazionale. “Un esecutivo di “patrioti” dovrebbe avere alla base una maggioranza autorevole che non tagli fuori nessuno. Non si possono fare conventio ad excludendum” commenta uno dei partecipanti alla riunione . In parole più semplici per il lettore, il centrodestra si propone di andare a vedere le carte, scoprire tutti i bluff e “stanare” i giallorossi che ribadiscono “mai con i sovranisti”.
Se l’ipotesi di un Governo Conte Ter che di giorno in giorno sembra sempre più difficile dovesse cadere, il secondo giro di colloqui al Colle sarà quello decisivo. “Non abbiamo mai fatto parte di governi tecnici” ricordano fonti leghiste, mentre Il “totiano” Gaetano Quagliariello compie un passo in avanti: “Nessun veto ma se una forza del centrodestra decide da sola di tirarsi fuori non significa che lo faranno anche le altre”.
A un Berlusconi blandito dalla prospettiva evocata da Salvini concludere sul Colle più alto la sua lunga carriera politica si aggiungono però le doglianze delle “colombe” guidate da Gianni Letta. Si chiede il deputato azzurro Osvaldo Napoli: “La politica è l’arte di mettere insieme pere e mele, ma il centrodestra andrà unito a dire cose diverse. Quando Salvini scelse, nel 2018, di fare un governo con M5S si disse che non era motivo per rompere l’unità del centrodestra. Sappiamo come è finita. Forza Italia potrebbe oggi sostenere un governo, senza Conte a palazzo Chigi, senza che qualcuno la accusasse di rompere il centrodestra?”.
Mentre a sinistra c’è chi non vuole “morire contiano”, a destra c’è anche chi non vuole “morire sovranista”. Nel mezzo, corre la pandemia, duecento miliardi di fondi europei da spendere e la polvere interna ad una clessidra che scorre inesorabile.