ROMA – Dopo tanto parlare di un’ Italia divisa per tre blocchi, improvvisamente si ritorna al passato del bipolarismo: il centrosinistra che se la gioca contro il centrodestra, mentre il Movimento Cinque Stelle ancora una volta ha sbagliato le candidature a sindaco ed i “grillini” restano tutti a casa a fare gli spettatori. Il Movimento di Grillo e Casaleggio Associati infatti è rimasto escluso dai ballottaggi di tutte le maggiori città. Nei 21 capoluoghi di provincia e 4 capoluoghi di regione si andrà prevalentemente al ballottaggio il prossimo 25 giugno.
Il quadro è abbastanza chiaro. Nelle grandi città il M5S non raggiunge mai il ballottaggio. In alcuni casi non arriva neanche terzo o quarto. A Taranto, la città dell’Ilva, e delle contestazioni ambientalistiche, i “grillini” non hanno convinto i cittadini probabilmente anche a causa delle fratture interne al movimento “spaccato” in quattro anime. A Genova e a Palermo si è celebrato invece il suicidio “perfetto” con il fallimento del Movimento 5 Stelle con istinti autodistruttivi, incapace di radicarsi con una classe dirigente locale, preda di lotte tribali interne, tra candidati e capicorrente che si combattono a colpi di veleni e dossier. Genova, la città di Beppe Grillo ha partorito la diaspora fra tre candidati di matrice grillina, diventando la città del “golpe” online, contro il quale si sono infranti i sogni dei molti che credevano nella democrazia diretta sul web spazzata via dalla decisione di Grillo di sostituire Marika Cassimatis, la legittima vincitrice delle primarie online, con Luca Pirondini, incapace di raccogliere nel capoluogo ligure i consensi necessari.
A Palermo lo scandalo delle firme false, diventato un’inchiesta della Magistratura, fra tre deputati di primo piano “indagati” e le guerre interne tra “bande” contrapposte, è culminato nel gioco autolesionistico degli audio rubati per indebolire il candidato Ugo Forello. Ma lo schiaffo più pesante per Grillo e Casaleggio arriva da Parma dove Pizzarotti, lasciando Grillo ed il M5S al loro destino, con un movimento “cucito” sulla sua amministrazione comunale uscente ha ridotto il M5S a numeri da “partitino” irrilevante, tra 2 e 4%.
Lecce e Taranto . Nelle due città capoluogo di provincia della Puglia, Lecce e Taranto, dove si votava per il rinnovo della carica di sindaco e del consiglio comunale, sembrano ormai delineati due ballottaggi. Più definito il quadro nella città salentina, dove, quando le sezioni scrutinate sono 39 su 102, in testa è il candidato del centrodestra, Mauro Giliberti, con 8111 voti e il 45,85% piazzatosi davanti a Carlo Maria Salvemini, candidato sindaco del del centrosinistra, con 2906 e il 28,64%. Al terzo posto Alessandro Delli Noci, dell’Udc che ha riportato il 16,77%. Staccato , il candidato del Movimento 5 Stelle Fabio Valente con il 5,98%.
A Taranto sono 129 su 191 i seggi nei quali le operazioni di scrutinio si sono completate. Il quadro presenta ancora margini di incertezza visto anche il numero di candidati alla massima carica cittadina. In testa la candidata Stefania Baldassari sostenuta dalle liste del centrodestra (Forza Italia e Direzione Italia) camuffate da “civiche” che ha ottenuto finora 13.837 voti e una percentuale del 22.28%. Un dato che andando avanti con lo spoglio delle schede delle sezioni dei quartieri più popolati, durante il corso dello spoglio scende progressivamente.
La tallona Rinaldo Melucci il candidato sindaco del Pd, ed altre liste civiche di centrosinistra , il quale finora ha riportato 11.296 consensi per una percentuale del 18,19%. Molto indietro Mario Cito della lista civica At6, con il 12,25% e 7.609 preferenze, mentre Francesco Nevoli del Movimento 5 Stelle con 7.743 voti ed il 12,09% raggiunge un risultato pressochè inutile ed ininfluente .
Orlando vince a Palermo e annuncia la festa . Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, che veleggia verso la riconferma con il 44/45 per cento di consensi, ha annunciato nella notte una “grande festa di piazza per ringraziare tutti” per questa sera alle ore 20 in piazza Bellini, la piazza accanto a Palazzo delle Aquile. “L’avremmo voluta fare in piazza Pretoria – dice – ma ci sono i lavori alla fontana e quindi abbiamo deciso di farla nella piazza accanto”.
Spoglio a rilento a Catanzaro dove non è ancora terminato confermano ma è confermato il ballottaggio tra i candidati di centrodestra e centrosinistra, Sergio Abramo – sindaco uscente – e Vincenzo Ciconte. Il primo è al 38,74% dei voti scrutinati, mentre Ciconte, consigliere regionale, primario di cardiologia e presidente dell’Ordine provinciale dei medici, è al 30,90%. Il docente universitario Nicola Fiorita, a capo di un raggruppamento di liste civiche tra le quali Cambiavento, da lui fondata, è al 24,62%, mentre la candidata grillina Bianca Laura Granato non va oltre il 5,74%.
A Parma il sindaco uscente Federico Pizzarotti è in testa e va al ballottaggio con Paolo Scarpa il candidato sindaco del centrosinistra con . Secondo i dati definitivi del Viminale, l’ex Cinquestelle Pizzarotti è in testa con il 34,78%, tallonato da Paolo Scarpa con il 32,73% (Pd e liste civiche) mentre la candidata di centrodestra Laura Cavandoli è al 19,27% e solo al 3,18% Daniele Ghirarduzzi (M5S).
Ballottaggio anche a Genova dove è il candidato di centrodestra Marco Bucci a guidare il risultato elettorale: con lo scrutinio quasi finito, 643 sezioni completate su 653 totali, l’aspirante sindaco sostenuto da Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia, DI e lista civica è al 38,70, contro il 33,42% di Gianni Crivello, sostenuto da Pd, A sinistra e due liste civiche. Sono loro due quindi i candidati che vanno al ballottaggio.
Testa a testa a Verona dove il ballottaggio sarà tra il candidato del centrodestra Federico Sboarina (centrodestra) e Patrizia Bisinella (Fare! e civiche). Secondo i dati definitivi del Viminale, il primo è in testa per la sfida a sindaco con il 29,26% mentre la Bisinella compagna di Flavio Tosi (il sindaco uscente n.d.r. ) è al 23,54%. Resta fuori la candidata Pd Orietta Salemi con il 22,48%.
Centrosinistra in vantaggio anche a L’Aquila uno dei 4 capoluoghi di regione dove si è tornati al voto per il rinnovo di sindaco e Consiglio comunale, si profila il ballottaggio tra centrosinistra e centrodesta, con il primo schieramento nettamente in vantaggio. Infatti, al momento, su 49 sezioni scrutinate su 81 – i dati sono dell’ufficio elettorale del Comune – Americo Di Benedetto del centrosinistra è al 47,63%. Pierluigi Biondi del centrodestra al 35,01%. Fabrizio Righetti, del M5S, è al 4,67%.
I pentastellati vanno “in finale” solo a Carrara, Guidonia e Acqui Terme. Bruciante la “perdita” del Comune di Mira, nel Veneto, uno dei primi comuni conquistati dal M5S nel 2012. Nel complesso, secondo i dati di YouTrend, il Movimento è al ballottaggio solo in otto comuni su 140 sopra i 15mila abitanti.
Per quanto riguarda la sconfitta elettorale del M5S alle amministrative In primis la colpa va all’incapacità di amministrare la Capitale manifestata da Virginia Raggi a Roma ed alla strage mancata a Torino con la sindaca Chiara Appendino svanita per ore e ore mentre i feriti affollavano gli ospedali. Le due gentili “grilline” che, un anno fa esatto, erano i fiori all’occhiello del Movimento Cinque Stelle, oggi sono diventate due delle zavorre che lo affondano.
La sconfitta grillina è cocente, e senz’altro porterà forti scossoni al proprio interno, sopratutto quando la prima a finire nell’occhio del ciclone sarà Virginia Raggi, sulla quale ricadono pesanti responsabilità che potrebbero portarla ad imminenti rinvii a giudizio per le vicende legate ai suoi due più stretti collaboratori Raffaele Marra e Salvatore Romeo. Ma anche il “capocomico”Beppe Grillo e la sua arroganza dittatoriale a Genova hanno la loro pesante dose di colpevolezza e responsabilità in questa colossale batosta elettorale. Le piazze semivuote dei comizi, dove i portavoce dell’ex-direttorio e lo stesso Grillo, si sono spesi di fronte a un manipolo di fedelissimi erano un’avvisaglia già inquietante per chi, fino a poco tempo fa, invece le piazze le riempiva.
Forse non avevano torto i giornalisti quando a Roma scrivevano e raccontavano documentavano decisioni ed errori della nuova giunta Raggi eletta al grido di “onestà, onestà“. Non avevano torto neanche i giornalisti che raccontavano le manovre dietro le quinte e le scelte imposte dal “capo comico” in città importanti e cruciali come Genova o i giornali che evidenziavano la buona amministrazione del Comune di Parma con il sindaco estromesso per troppa autonomia. Perché alla fine la stampa quando fa bene il proprio lavoro è utile anche alla politica, se questa ha ancora capacità di autocritica ed intelligenza di ascoltare.
I 5 stelle così come non pochi partiti si sono sottratti con arroganza alle critiche. Ed il risultato di questa notte delle urne ha messo in luce tutti gli errori. Il radicamento, la presenza sul territorio misura la qualità di un movimento o di un partito e dovrebbe diventare l’interfaccia costante dei vertici politici così come dei semplici e militanti. Dovrebbe. Siete d’accordo ?