Piero Gnudi commissario straordinario dell’ ILVA, ha messo a segno un primo significativo risultato nella ricerca di nuovi assetti della compagine azionaria dell’ industria tarantina. E’ infatti arrivata nei giorni scorsi, sul suo tavolo un’attesa lettera d’intenti, con cui i vertici del gruppo franco indiano ArcelorMittal hanno manifestato e formalizzato l’interesse per il gruppo siderurgico di Taranto. L’impegno di ArcelorMittal al momento, non è vincolante né per la multinazionale né per l’ ILVA ma è un chiaro ed importante segnale che le verifiche effettuate in giugno e luglio a Taranto hanno avuto l’esito auspicato. In conseguenza, ora vi è piena disponibilità a entrare nella fase decisiva delle trattative anche se la situazione è ancora tutta da mettere a fuoco fra le parti.
Nella lettera inviata dal management della società ArcelorMittal gruppo controllato da investitori indiani e francesi, vi è solo riferimento soltanto alla propria dichiarazione di interesse, che non prevede alcuna partecipazione e coinvolgimento diasoci italiani. Da un paio di mesi, anche Antonio ed Emma Marcegaglia avevano esaminato in tre incontri svoltisi a Londra il “dossier Ilva” insieme al top management del gruppo ArcelorMittal . E’ abbastanza noto a tutti peraltro l’orientamento favorevole del commissario Gnudi e del Ministro per lo Sviluppo economico, Federica Guidi, che auspicano ad una ipotesi di accordo che preveda la presenza di investitori italiani impegnati a fianco di ArcelorMittal, sia nel caso di una cordata di imprenditori italiani oppure nel caso di una presenza-partecipazione del Fondo strategico italiano, che fa capo alla Cassa Depositi e Prestiti presieduta da Franco Bassanini accanto ai privati.
L’auspicata partecipazione di soci italiani viene considerata di fatto come una garanzia aggiuntiva che l’ ILVA di Taranto il centro siderurgico più grosso importante d’Europa e traino vitale per l’attività diversi comparti industriali, rimanga una realtà legata al sistema economico nazionale. Nei mesi scorsi dei rappresentanti del gruppo ArcelorMittal, che al momento è peraltro il principale concorrente dell’ ILVA, hanno avuto l’occasione di poter visitare ed esaminare a fondo gli impianti di Taranto suscitando qualche dubbio e perplessità nella famiglia Riva che nonostante sia stata estromessi dalla gestione operativa a seguito delle proprie vicende giudiziarie, al momento sono e restano gli azionisti di riferimento. La richiesta pervenuta della multinazionale ArcelorMittal , ed accettata dal commissario Gnudi, era quella di verificare ed accertare lo stato produttivo delle linee lavorative ed industriali ILVA prima di iniziare i negoziati. E così è stato. L’opportunità della visita allo stabilimento, viene confermata dalla lettera d’intenti, che manifesta un interesse chiaramente positivo sull’efficienza degli impianti ispezionati.
La risposta del commissario Gnudi alla multinazionale franco indiana è stata la richiesta di preparare un piano industriale d’integrazione ell’ ILVA nel gruppo ArcelorMittal , per poter fare tutte le opportune analisi del caso per valutare in via preliminare l’offerta di acquisto. La condizione considerata indispensabile è il mantenimento degli attuali livelli produttivi di Taranto, ma il parere ed interesse positivo manifestato sugli stabilimenti di Taranto lascia ben sperare che l’inserimento nella rete produttiva della multinazionale avvenga in via indolore.
La multinazionale franco indiana ArcelorMittal nata nel 2006 dalla fusione tra la francese Arcelor e l’indiana Mittal Steel Company, che ha il quartier generale nella capitale del Lussemburgo, è il gruppo leader nella produzione mondiale di acciaio . L’uomo chiave è l’amministratore delegato Lakshmi Mittal, imprenditore multimiliardario indiano, trasferitosi da tempo a Londra. Nelle trattative in corso il commissario Gnudi ha scelto di farsi affiancare come advisor dalla Banca Rothschild nelle persone di Alessandro Daffina, che guida la Rothschild Italia, e di Paolo Scaroni, diventato poche settimane fa vicepresidente del gruppo a fianco di David de Rothschild. In particolare, Scaroni, è stato richiesto da Gnudi per la sua consolidata esperienza nel mondo dell’acciaio, che ha potuto approfondire negli 11 anni in cui è stato amministratore delegato e vicepresidente della Techint, la società controllata dalla famiglia Rocca.
Alla ripresa ai primi di settembre, oltre al negoziato in corso con il gruppo ArcelorMittal, il commissario Gnudi dovrà definire l’accordo con le banche creditrici per ottenere il prestito ponte da 250 milioni. Di fatto un accordo di massima è stato già raggiunto, ma va ratificato in una intesa definitiva che porterà la necessaria e vitale liquidità vitale all’ ILVA , consentendo di poter finalmente provvedere al pagamento dei fornitori costituito dall’ indotto di piccole imprese concentrate soprattutto nella Provincia di Taranto e che, ormai, sono allo stremo rischiando il fallimento.
(aggiornamento h: 18:00 del 14/08/2014)