ROMA – Sono 7 al momento in cui scriviamo le vittime da coronavirus in Italia. Anche se sarebbe più opportuno dire “con” il coronavirus in quanto per nessuno di loro c’è la certezza che sia stato il virus nato in Cina a ucciderli. Positivi ai test nelle ultime ore un imprenditore 60enne di Firenze, rientrato da Singapore, ora ricoverato a Ponte a Niccheri e una turista di Bergamo in vacanza a Palermo.
Questo è il primo caso di coronavirus accertato nel Sud Italia. È stata disposta la quarantena per il gruppo di amici della donna che è “pienamente cosciente” , secondo quanto dichiarato dal presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, e “non presenta particolari condizioni di malessere” e per le persone che sono state a stretto contatto con la comitiva dei 35 turisti. Il marito della donna, intanto, è risultato negativo al test, mentre il resto del gruppo si trova in isolamento in un albergo del centro, in attesa dei risultati dei tamponi.
Chi sono le vittime
Il primo caso reso pubblico riguarda un pensionato di 77 anni di Vo’ Euganeo, era già ricoverato da oltre dieci giorni all’ospedale di Schiavonia, nel Padovano, per precedenti patologie, quando è deceduto il 21 febbraio.
Il secondo decesso annunciato, in realtà risale a prima: 77 anni anche lei una pensionata, che è stata trovata morta il 22 febbraio nella sua casa di Casalpusterlengo, nel Lodigiano. Solo “post mortem” è stato effettuato un test, che è risultato positivo, ma anche lei aveva delle patologie pregresse.
Analogo il caso per la terza vittima. Anche in questo caso si tratta di una donna anziana, che si trovata ricoverata a Crema nel reparto di oncologia, anche lei quindi con una seria situazione sanitaria.
Il quarto morto, è un bergamasco di 84 anni ricoverato all’ Ospedale Papa Giovanni XXIII. Si tratta del terzo decesso in Lombardia.
La quinta vittima del coronavirus in Italia, aveva 88 anni, ed era residente a Caselle Landi, un centro di circa 1.500 abitanti della provincia di Lodi.
La sesta vittima, un ottantenne di Castiglione d’Adda, è deceduto all’ospedale Sacco di Milano. Giovedì scorso era stato portato dal 118 all’ospedale di Lodi per un infarto, cioè lo stesso giorno in cui era arrivato il 38enne che è stato il primo paziente risultato “positivo” al virus. L’ottantenne è stato ricoverato in rianimazione e poi, risultato positivo al virus, trasferito al Sacco di Milano dove è deceduto.
La settima vittima è un 62enne del Lodigiano, morto alle 18.30 di lunedì 24 febbraio dopo essere stato trasferito dal lodigiano nel fine settimana all’ospedale Sant’Anna di Como, perché risultato essere positivo al test sul Coronavirus. Il 62enne era residente a Castiglione d’Adda (Lodi) ed era già dializzato con patologie croniche. L’uomo era stato trasferito dal personale di Areu di Como nella notte tra venerdì e sabato. Nelle ultime ore le condizioni del paziente sono peggiorate tanto da trasferirlo in terapia intensiva.
La precisazione è importante perché questi pazienti erano anziani (quasi tutti over 70) ricoverati nei vari ospedali con patologie pregresse. Con ogni probabilità il nuovo patogeno, per il quale pochi di noi oggi hanno gli anticorpi, ha contribuito all’indebolimento di un organismo già particolarmente fragile a causa di una malattia esistente come tumore, malattie cardiologiche, diabete.
E questo è in linea con tutti gli studi epidemiologici condotti finora: il rischio di morte aumenta con l’età (per gli over 80 arriva al 14,8%) e se il paziente, come scritto, presenta condizioni mediche preesistenti, la cosiddetta comorbidità (e anche qui le percentuali di rischio variano: +10,5% per i cardiopatici; + 7,3% per i diabetici; +6,3% per chi soffre di malattie respiratorie croniche; + 6% per chi è iperteso; fino a un +5,5% per chi ha un tumore).
In parole semplici e chiare, è molto probabile che, almeno in linea generale, le prime vittime italiane di coronavirus sarebbero forse morte in tempi molto simili anche senza essere contagiate dal nuovo patogeno. Non è dunque così scontato e semplice attribuire una morte al coronavirus così come succede per l’influenza.
È bene precisare che il virus di per sé non è una malattia. Lo si può avere in corpo senza conseguenze; basti pensare a quanti asintomatici sono stati intercettati in questi giorni nel Nord Italia e messi in isolamento domiciliare per evitare che contagino altri ai quali invece quello stesso patogeno potrebbe fare molto male, come ad esempio causare la temuta polmonite che porta in rianimazione il 4-5% dei pazienti mondiali (10% per ora in Lombardia).
Nella maggior parte di questi casi il virus è intervenuto in organismi non abbastanza forti per reagire adeguatamente ed è stato molto probabilmente una concausa del decesso. Chi ha il cancro e muore per complicanze dovute all’influenza entrerà nelle statistiche dei decessi per tumore e sarà segnalato anche in quelle dell’influenza (e così sarà probabilmente anche per Covid-19). In casi più rari, il coronavirus, in una forma particolarmente virulenta, può causare la morte per grave insufficienza respiratoria anche di persone giovani fino a quel momento sane. Pensiamo ad esempio al medico eroe della Cina che per primo aveva lanciato l’allarme ed è morto in corsia curando i suoi pazienti.
Le Autorità stanno adottando una serie di misure per contenere il contagio. La più importante è quella relativa a chi è rientrato dalla Cina e deve stare in quarantena per 14 giorni (anche se ci sono stati periodi di incubazione più lunghi, seppur rari). Lombardia, Veneto e le altre regioni coinvolte hanno previsto la chiusura delle scuole e la sospensione di manifestazioni ed eventi . Ci sono poi le cosiddette zone rosse, quelle dei focolai, in cui non si può entrare e da cui non si può uscire: lo ha stabilito un decreto che coinvolge 11 comuni. Un altro decreto permette alle aziende delle zone rosse di far lavorare i loro dipendenti da casa, in remoto.
Le misure attivate dalle autorità locali per contenere l’epidemia coinvolgono oltre 50 mila persone: i comuni in quarantena sono undici, in Lombardia è in vigore un provvedimento che prevede, tra le altre cose, la chiusura delle scuole . Gite scolastiche e progetti di scambio e gemellaggio saranno sospesi fino al 15 marzo per le scuole di ogni ordine e grado. Lo prevede il Dpcm attuativo del decreto sul Coronavirus firmato lunedì sera, che coordina le varie ordinanze degli ultimi giorni. È previsto il rimborso per chi ha già pagato i viaggi. Le assenze degli studenti oltre i 5 giorni andranno giustificate con certificato medico. Le scuole chiuse per l’emergenza potranno attivare “modalità di didattica a distanza“. Il testo del nuovo decreto attuativo disciplina anche eventi e competizioni sportive: sospesi eventi e competizioni di ogni ordine e disciplina in luoghi pubblici e privati. Resta consentito lo svolgimento di eventi e partite, nonché allenamenti, a porte chiuse nei comuni diversi da quelli della zona rossa del contagio, dove invece lo stop è totale.
Sono 283 i contagiati in Italia dal coronavirus, secondo il bollettino aggiornato della Protezione Civile con i numeri relativi ai positivi nel nostro Paese. Nei 283 contagiati sono comprese anche le 7 vittime accertate e il ricercatore guarito e dimesso dallo Spallanzani nei giorni scorsi.
Attualmente sono 7 le regioni interessate dai casi di “coronavirus”, più la provincia autonoma di Trento e Bolzano. 212 sono i contagiati in Lombardia (comprese le 6 vittime), 38 quelli in Veneto (compresa una vittima), 23 in Emilia Romagna, 3 in Piemonte, 3 nel Lazio (la coppia di cinesi allo Spallanzani e il ricercatore guarito), 2 in Toscana, uno in Sicilia e uno in provincia di Bolzano. I ricoverati in ospedale con sintomi sono complessivamente 109, quelli in terapia intensiva 29 e quelli in isolamento domiciliare 137.
Questi i numeri istituiti dalle Regioni
Per fornire informazioni sul coronavirus, sono stati istituiti dalle Regioni appositi numeri verdi. L’appello dei governatori è di contattare questi numeri per avere chiarimenti. I numeri verdi delle Regioni si aggiungono al il numero unico nazionale 1500 del Ministero della Salute e il 112 per la segnalazione dei casi
-PIEMONTE:
800.333.444
– VALLE D’AOSTA:
800.122.121
– LOMBARDIA:
800.894.545
– ALTO ADIGE:
800.751.751
– VENETO:
800.462.340
– FRIULI-VENEZIA GIULIA:
800.500.300
– EMILIA ROMAGNA
800033033.
– TOSCANA:
800.556.060
– UMBRIA:
800.636.363
– MARCHE:
800.936.677
– CAMPANIA
800909699.