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22 Dicembre 2024 17:27

Chiesti 4 anni e 9 mesi per Emilio Fede: ricattò con fotomontaggi i vertici Mediaset

Il giornalista ottantenne, ex direttore del Tg 4 ptentendeva una buonuscita di 820 mila euro invece del licenziamento

ROMA – L’ex direttore del Tg4 Emilio Fede avrebbe provato a ricattare i vertici di Mediaset con alcune foto hot (truccate) che avrebbero dovuto dissuaderli dalla decisione, quando gli arrivò la sua lettera di licenziamento sul tavolo . Adesso Fede rischia 4 anni e nove mesi il giornalista, nel processo milanese, ormai alle battute finali, in cui è imputato di estorsione. Il pubblico ministero della procura di Milano  Silvia Perrucci nella sua requisitoria questa mattina, davanti al giudice della sesta sezione penale Alberto Carboni, ha parlato di “pressioni e minacce”  messe in atto da Fede con cui avrebbe costretto “Crippa, Confalonieri ma anche lo stesso Silvio Berlusconi” a fargli avere “un accordo più vantaggioso con una buonuscita di 820mila euro e un contratto di collaborazione di 3 anni“.

 

 

Come anticipato in esclusiva da La Stampa, nel 2012, l’ex direttore del Tg4 avrebbe incaricato  Gaetano Ferri il suo ex personal trainer del giornalista (già condannato in abbreviato a tre anni e 10 mesi), e ad altre due persone, di assemblare fotomontaggi falsi e compromettenti che ritraevano Mauro Crippa , direttore dell’informazione di Mediaset,  così come il presidente del gruppo Fedele Confalonieri. Fotomontaggi questi che, secondo gli inquirenti, sarebbero dovuti servire per costringere Mediaset a sottoscrivere un accordo transattivo più favorevole al giornalista rispetto alle condizioni del licenziamento. Emilio Fede nel processo è anche imputato di “violenza privata” per alcune minacce effettuate nei confronti del Ferri.

A quest’ultimo Fede avrebbe inviato “messaggi intimidatori” che facevano riferimento a quei fotomontaggi. Uno dei messaggi, come ha spiegato il pm, recitava così: “Quella foto era pronta per essere consegnata e quindi ricattarti“. Il pm Perrucci ha anche ricordato come  portato avanti dal giornalista con una motivazione da parte della Corte che ha evidenziato il “perdurare di minacce e illecite pressioni sui vertici di Mediaset” per ottenere “l’accordo transattivo” più favorevole, firmato nel luglio del 2012. Fede, oltre a “millantare di avere del materiale anche su Confalonieri”, avrebbe consegnato a Berlusconi una delle false foto che ritraevano Crippa.

L’ex direttore del Tg4 è accusato anche di violenza privata per alcuni presunti sms minatori nei confronti di Ferri, il quale si sarebbe dissociato dal presunto progetto di “estorcere a Berlusconi due milioni di euro per evitare la diffusione di foto compromettenti di Crippa”.

Secondo la difesa di Fede invece durante l’incontro, del 28 marzo 2012, con i capi dell’ufficio legale e del personale di Mediaset Pasquale Straziota e Luigi Motta non ci fu alcun tentativo di ricatto. “Quel giorno il giornalista– ha sostenuto l’avvocato Raffaella Mario nella sua arringa difensiva – che aveva appena terminato di condurre il suo telegiornale, non si aspettava di essere licenziato. Ecco perché fa ciò che per lui è più naturale: prima chiama Berlusconi, con cui non riesce a parlare, poi telefona al suo avvocato”.

Soltanto dopo, sostiene la difesa, Fede “tira fuori dal cassetto una fotografia e la sventola per pochi secondi. Le sue poche parole sono espressioni ingiuriose che manifestano la sua rabbia nei confronti di Mauro Crippa. Ma in quella condotta non ci fu nulla di minaccioso o di violento” . La sentenza potrebbe arrivare nella prossima udienza del 15 giugno.

Emilio Fede è a processo anche  il “caso Ruby bis” per il quale era stato condannato a 4 anni e 10 mesi, pena poi annullata con rinvio dalla Cassazione, e anche per un concorso in bancarotta per un prestito ricevuto da Lele Mora.

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