La Procura di Bergamo con una nota ha reso noto di avere chiuso le indagini sulla gestione del Covid sottolineando che “la conclusione delle indagini, com’è noto, non è un atto d’accusa”. I magistrati sottolineano che l’attività svolta, è stata “oltremodo complessa sotto molteplici aspetti e ha comportato altresì valutazioni delicate in tema di configurabilità dei reati ipotizzati, di competenza territoriiale, di sussistenza del nesso di causalità ai fini dell’attribuzione delle singole responsabilità e ha consentito di ricostruire i fatti così come si sono svolti a partire dal 5 gennaio 2020″.
Il procuratore aggiunto di Bergamo Cristina Rota con i pm Silvia Marchina e Paolo Mandurino, sotto la super visione del procuratore capo Antonio Chiappani ha chiuso le indagini dell’inchiesta per epidemia colposa e l’atto sarà notificato alle parti indagate nelle prossime ore. Sono tre i tronconi dell’indagine: la repentina chiusura e riapertura dell’ospedale di Alzano, la mancata ‘zona rossa’ in Val Seriana e l’assenza di piano pandemico aggiornato per contrastare il rischio pandemia lanciato dall’Oms.
Secondo l’ipotesi dei pm di Bergamo, sulla base della consulenza affidata al microbiologo Andrea Crisanti, che gestì l’emergenza a Vo’ Euganeo, in Veneto, la zona rossa a Nembro e Alzano avrebbe potuto risparmiare migliaia di morti: se fosse stata istituita il 27 febbraio, le vittime in meno sarebbero state 4.148; al 3 marzo, 2.659. Gli investigatori hanno lavorato su una mole rilevante di documenti acquisiti e sequestrati, su “migliaia di mail e di chat telefoniche” e sull’audizione di “centinaia di persone informate sui fatti“.
Indagati l’allora premier Giuseppe Conte e il ministro della Salute Roberto Speranza, il governatore della Lombardia Attilio Fontana e l’allora assessore al Welfare Giulio Gallera. Sono i primi nomi che filtrano dalla imminente chiusura indagini che arrivano a conclusione dopo tre anni e una pandemia che nella primavera del 2020 ha riempito più di 3mila bare in provincia di Bergamo. A questo proposito i pm contestano a Regione Lombardia una mail, inviata il 28 febbraio 2020, in cui si chiedeva al presidente del Consiglio Conte di mantenere la più blanda “zona gialla” anche per la settimana dal 2 all’8 marzo, nonostante la situazione fosse molto critica.
Altro errore contestato dai pm, soprattutto a Attilio Fontana attuale governatore di Regione Lombardia e all’ex premier Giuseppe Conte, è la mancata istituzione della zona rossa nell’area della Val Seriana, in particolare nei comuni di Alzano Lombardo e Nembro. A sorprendere gli inquirenti è soprattutto la mancata azione come nel Lodigiano, dove dopo i primi casi si era istituita una zona rossa
Il primo commento sull’inchiesta della magistratura arriva dall’ex premier e presidente di M5S Giuseppe Conte: “Apprendo dalle agenzie di stampa notizie riguardanti l’inchiesta di Bergamo. Anticipo subito la mia massima disponibilità e collaborazione con la magistratura. Sono tranquillo di fronte al Paese e ai cittadini italiani per aver operato con il massimo impegno e con pieno senso di responsabilità durante uno dei momenti più duri vissuti dalla nostra Repubblica“.
L’ex ministro Roberto Speranza spiega: “Apprendo dalle agenzie di stampa notizie riguardanti l’inchiesta di Bergamo. Ho sempre pensato che chiunque abbia avuto responsabilità nella gestione della pandemia debba essere pronto a renderne conto. Io sono molto sereno e sicuro di aver sempre agito con disciplina ed onore nell’esclusivo interesse del Paese. Ho piena fiducia come sempre nella magistratura“.
“Non avevamo il minimo segnale di partecipare al “banchetto” degli indagati. Fontana era stato sentito come persona informata sui fatti e da allora silenzio assoluto” È il commento dell’avvocato Jacopo Pensa, che assiste il governatore lombardo. Oggi, aggiunge il legale, “apprendiamo prima dai media e senza alcuna notifica formale di essere tra gli indagati”. Ed ancora: “Prendiamo atto che la Procura di Bergamo ha sottolineato che la conclusione delle indagini non è un atto di accusa. Vedremo, vedremo. Non è neanche un atto di difesa”.
La contestazione di epidemia colposa mossa a Giulio Gallera l’ex assessore al Welfare lombardo è che non avrebbe adottato “le azioni per garantire trattamento e assistenza“, tra cui “censire e monitorare i posti letto di malattie infettive“, “non aggiornandoli mensilmente in violazione di quanto previsto dal Piano Pandemico regionale“.
Nell’atto di chiusura delle indagini compaiono una ventina di persone fra le quali Silvio Brusaferro presidente dell’Istituto Superiore della Sanità , l’allora capo della Protezione Civile Angelo Borrelli, il presidente dell’Istituto Superiore della Sanità Franco Locatelli e Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico nella prima fase dell’emergenza. Oltre ad alcuni ex dirigenti del Cts risulta indagato anche Francesco Maraglino, ex direttore Ufficio 5 – Prevenzione delle Malattie trasmissibili e Profilassi internazionale.
Un altro discorso riguarda i pazienti: secondo la procura di Bergamo Massimo Giupponi direttore generale dell’Ats di Bergamo avrebbe dichiarato il falso sostenendo come i pazienti affetti fossero stati trasferiti presso altri centri. In realtà, queste persone rimasero “parcheggiate” al pronto soccorso di Alzano per diversi giorni. Giupponi, inoltre, rimase “inerte” rispetto all’adozione di possibili provvedimenti di sua competenza, come ad esempio l’applicazione del piano pandemico locale antinfluenzale, adottato dall’Ats nel 2007
Altro errore che i pm contestano, specie alle autorità locali, è stato il repentino ripensamento del pronto soccorso dell’ospedale di Alzano, chiuso e riaperto nel giro di tre ore. Secondo i pm le autorità del presidio sanitario avrebbero dichiarato il falso in merito alle misure anti-Covid predisposte e mentito sulla sanificazione. Inoltre, l’ospedale non avrebbe predisposto le necessarie misure anti-contagio per gli operatori sanitari, ammalatisi poi in 35
La Guardia di finanza ha avviato le notifiche per i reati di epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo, rifiuto di atti di ufficio per venti indagati. Le posizioni di Conte e Speranza verranno trasmesse al Tribunale dei ministri, che dovrà valutare gli atti a loro carico e le loro posizioni che quindi al momento non figurano nell’avviso di conclusione indagini, che non è stato non ancora notificato agli altri 17 indagati. Come prevede la legge sono già stati estratti tre magistrati titolari e i due supplenti che fanno parte del Tribunale dei Ministri a Brescia, sede di Corte d’appello, chiamati a valutare l’eventuale richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Conte e Speranza, che riceveranno nei prossimi giorni gli atti di inchiesta relativi alle posizioni dell’ex premier e l’ex ministro della Sanità .
AGGIORNAMENTO
La Procura di Bergamo ha aperto un’inchiesta contro ignoti per la fuga di notizia sull’indagine che riguarda la gestione della prima fase dell’emergenza Covid nella Bergamasca. La notizia della chiusura delle indagini, con i nomi delle personalità coinvolte è stata diffusa dalla stampa mercoledì sera, prima che gli indagati – tra cui l’ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, l’ex ministro della Salute Roberto Speranza e il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana – ricevessero l’avviso di garanzia. La procura di Bergamo ha pertanto ritenuto di aprire l’indagine per la fuga di notizie già nella serata di mercoledì.