di Antonello de Gennaro
I Bastardi di Pizzofalcone, il Commissario Ricciardi, Un professore. Alessandro D’Alatri, morto ieri a 68 anni dopo una lunga malattia, era l’uomo dietro la macchina da presa di alcuni dei più grandi successi recenti della serialità televisiva. Il Festival di Cannes Alessandro D’Alatri lo aveva frequentato a lungo. Come regista pubblicitario prima, vincitore anche di un Leone d’argento, come regista cinematografico poi. Non ci tornerà più.
Ho conosciuto Alessandro insieme a sua moglie Cristiana circa 15 anni fa, grazie ai nostri cani che giocavano insieme, e mi aveva colpito il suo sorriso amichevole, sin dal primo incontro, la sua disponibilità allo scambio di idee, battute, ti sembrava di averlo amico da una vita. Commuoversi per la scomparsa di Alessandro per chi lo conosce è inevitabile, persona dotata di quella zero arroganza che non sempre si trova fra i suoi colleghi.
Privo di ogni presunzione, mai altezzoso, cosa mai scontata nelle gerarchie spesso rigide dei set, D’Alatri era uno di quei registi amati dalla troupe. Lo chiamavano tutti “il Capitano”, come Francesco Totti, perché era romano e romanista; e fu proprio l’AS Roma a chiamarlo per girare uno spot per il lancio della società in Borsa, girato all’Olimpico con tutti i giocatori di allora.
La telecamera Alessandro l’ aveva nella pelle. Anche a distanza di tanto tempo e tanti lavori, amava raccontare di aver recitato da bambino in teatro per Luchino Visconti. Mentre su grande schermo da attore era stato chiamato da Vittorio De Sica, ai tempi del ‘Giardino dei Finzi Contini’.
Il ricordo dello scrittore De Giovanni
“Perdo un amico, ed è un fulmine a ciel sereno, perché Alessandro aveva tenuto riservata la malattia, pensavamo fosse in clinica per un problema ortopedico. Una notizia atroce“, ha commentato lo scrittore Maurizio de Giovanni ricordando con affetto il poliedrico artista, con il quale ha collaborato per la trasposizione televisiva in Rai delle serie tratte dai suoi romanzi. “Era un uomo di una sensibilità, intelligenza, attenzione, gentilezza inusitata per questo ambiente. Faceva migliori i personaggi che gli affidavi, gli davi dei sogni e te li restituiva reali. Il meglio che un autore può sperare da un regista”. E conclude: “Napoli perde un cittadino, perché qui è stato tanto ed è diventato a tutti gli effetti un napoletano. Una persona in grado di mettere la città in scena conservando per la città il ruolo di protagonista che merita”.
Ciao caro Alessandro fai buon viaggio, un giorno ci ritroveremo lassù e torneremo a giocare insieme ai nostri amici a quattro zampe. .Ci mancherai