di Alessandra Monti
“Si dice che i festival sono finestre aperte sul mondo è forse questa è un’immagine abusata, ma e’ vero che da questa finestra assistiamo a cose che non ci piacciono”. Così Alberto Barbera direttore artistico della Mostra del Cinema di Venezia ha aperto la conferenza stampa di presentazione della 79esima edizione, quella che coincide con i 90 anni dalla prima edizione: “Non avremmo mai pensato di doverci confrontare con la guerra di aggressione in Ucraina, con le democrazie minacciate dall’ imperialismo di Putin, con i tre cineasti iraniani dissidenti Jafar Panahi (è in concorso in questa edizione con ‘Khers nist’) Mohammad Rasoulof e Mostafa Al Ahmad arrestati in Iran e con la condanna della giovane produttrice turca Cigdem Mater”, ha continuato, chiarendo quindi che a breve la Biennale annuncerà le sue iniziative in difesa del popolo ucraino.
#BiennaleCinema2022 The press conference has just ended: see you at the 79th Venice International Film Festival #Venezia79 (Venice Lido, 31 August > 10 September 2022)! pic.twitter.com/lVSIfpBoTs
— La Biennale di Venezia (@la_Biennale) July 26, 2022
Sono ventitre i film del concorso principale di Venezia 79 (in programma dal 31 agosto al 10 settembre) che saranno giudicati dalla giuria presieduta da Julianne Moore, fra i quali l’atteso film su Marylin Monroe di Andrew Dominik (‘Blonde‘, con Ana De Armas nei panni della protagonista) il terzo film di Romeain Gavras, figlio di Costa Gavras (‘Athina‘) e, tra gli altri, quello del regista iraniano Jafar Panahi condannato dal regime (‘Khers Nist’ definito in conferenza stampa da Alberto Barbera “il più bello di quelli che ha girato in clandestinita‘”).
Ecco le opere in gara per il Leone d’Oro: ‘‘White noise‘ il film di apertura di Noah Baumbach; ‘Il signore delle formiche’ sul processo Braibanti; ‘The whale‘ di Darren Aronofsky; ‘L’immensità‘ che segna il ritorno di Emanuele Crialese (che punta su Penelope Cruz); ‘Saint Omer‘ della francese Alice Diop: ‘Blonde’ di Andrew Dominic (con la star del momento, Ana de Armas, nei panni della Monroe); ‘Tar‘ di Todd Field, protagonista Cate Blanchett; ‘Love Life’ di Koji Fukada; ‘Barda, Falsa cronica de unas cuantas verdades’ il film a cui Alejandro G. Inarritu ha lavorato per cinque anni; ‘Athena‘ di Romain Gavras; ‘Bones and all’ di Luca Guadagnino (“il regista italiano più cosmopolita, che questa volta ha girato nel midwest americano un film sul fallimento del sogno americano” ha spiegato Barbera); ‘The eternal daughter’ di Joanna Dogg; ‘Shab, Dakheli, Divar‘ (Beyond the wall) dell’iraniano Vahid Jalilvand; ‘The banshees of inisherin‘ di Martin Mcdonagh; ‘Argentina, 1985′ di Santiago Mitre, che ricostruisce il processo alla giunta militare della dittatura argentina degli anni Settanta; ‘Chiara‘ di Susanna Nicchiarelli, che getta una nuova luce sulla figura di Santa Chiara (con Margherita Mazzucco, Andrea Carpenzano, Carlotta Natoli, Paola Tiziana cruciani, e Luigi Lo Cascio, che è anche protagonista del film di Amelio); ‘Monica‘ di Andrea Pallaoro, con l’attrice trans Trace Lysette; ‘Khers nist (no bears)‘ dell’iraniano Jafar Panahi; ‘All the beauty and the bloodshed’ di Laura Poitras, ritratto della performer Nan Goldin; ‘Un couple’, di Frederick Wiseman, sulla corrispondenza tra Lev Tolstoj e sua moglie; ‘The son’ di Florian Zeller‘, con Hugh Jackman e Anthony Hopkins; ‘Les miens (our ties)‘, di Roschdy Zem, su una famiglia borghese di maghrebini; ‘Les enfants des autres (other people’s children)‘ di Rebecca Zlotowski nel cui cast c’è anche Chiara Mastroianni.