Google ha accettato di cancellare un’enorme quantità di dati di ricerca per risolvere una causa in cui era accusata di tracciare milioni di utenti statunitensi che pensavano di navigare in internet in modo privato. Se la proposta di transazione depositata presso la corte federale di San Francisco sarà approvata da un giudice, Google dovrà “cancellare e/o rimediare a miliardi di record di dati” collegati a persone che utilizzano la modalità in incognito del browser Chrome, secondo i documenti del tribunale.
“Questo accordo è un passo storico per richiedere alle aziende tecnologiche dominanti di essere oneste nelle loro dichiarazioni agli utenti su come le aziende raccolgono e utilizzano i dati degli utenti, e di cancellare e rimediare ai dati raccolti”, ha dichiarato l’avvocato David Boies nel documento. Il 30 luglio è prevista un’udienza davanti alla giudice Yvonne Gonzalez Rogers, che dovrà decidere se approvare l’accordo che permetterebbe a Google di evitare un processo nella causa collettiva. L’accordo non prevede il pagamento di danni in denaro, ma lascia agli utenti di Chrome che ritengono di aver subito un torto la possibilità di fare causa a Google separatamente. La causa originariamente presentata nel giugno del 2020 chiedeva almeno 5 miliardi di dollari di danni.
“Siamo lieti di risolvere questa causa, che abbiamo sempre ritenuto priva di merito”, ha dichiarato Jorge Castaneda portavoce di Google in un comunicato. “Siamo felici di cancellare vecchi dati tecnici che non sono mai stati associati a un individuo e non sono mai stati utilizzati per alcuna forma di personalizzazione“.
L’oggetto della causa era la “Modalità in incognito” del browser Chrome, che secondo i denuncianti dava agli utenti la falsa sensazione che la navigazione non venisse tracciata dall’azienda tecnologica della Silicon Valley. Ma le e-mail interne di Google presentate nella causa dimostrano che gli utenti che utilizzano la modalità in incognito vengono seguiti dal colosso della ricerca e della pubblicità per misurare il traffico web e vendere annunci. La causa, presentata in un tribunale della California, sostiene che le pratiche di Google hanno violato la privacy degli utenti ingannandoli intenzionalmente con l’opzione incognito. La denuncia originale sosteneva che a Google era stato dato il “potere di apprendere dettagli intimi sulla vita, gli interessi e l’uso di Internet degli individui”.
L’accordo prevede che Google, per i prossimi cinque anni, blocchi di default i “cookie” di tracciamento di terze parti nella modalità Incognito. I cookie di terze parti sono piccoli file utilizzati per indirizzare la pubblicità tracciando la navigazione sul web e vengono inseriti dai siti visitati e non dal browser stesso.
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