ROMA – Il CNEL istituito nel 1957 con un compito di “supporto delle Camere e del Governo”, in realtà un carrozzone da 20 milioni di euro all’anno, era il “simbolo” degli enti inutili secondo i rottamatori , la cui abolizione venne proposta ed utilizzata dal premier (all’epoca in carica) Matteo Renzi come un vessillo nella campagna del Sì al Referendum costituzionale del 2016. Ma alle urne è successo quel che è successo ed il Cnel, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, è rimasto salvo al suo posto, dopo esserci costato in circa mezzo secolo oltre un miliardo di euro per proporre al Parlamento un progetto di legge ogni quattro anni.
Dopo poco meno di un anno dallo scampato pericolo di chiusura e rottamazione, l’organo amministrativo si è rinnovato con nuove nomine. Lo ha reso noto la Presidenza del consiglio attraverso la sottosegretaria Maria Elena Boschi, ex ministro delle riforme, per ironia della sorte, la promotrice della campagna per il Sì referendario, che è stata in realtà la prima sconfitta della batosta referendaria.
Pochi sanno cos’e IL CNEL e cosa fa. I componenti del Consiglio vengono scelti ( o meglio “lottizzati”) su indicazione delle principali associazioni collegate al mondo del lavoro, come le associazioni di categoria, laConfindustria, sindacati, gli ordini professionali, ecc. Il Cnel, è un organo di rilievo costituzionale , motivo per cui per abolirlo era necessario un referendum, ed ha funzioni esclusivamente “consultive” dell’attività legislativa. Può esprimere pareri non vincolanti (quindi inutili) su problematiche collegate alla legislazione economica e sociale.
In 60 anni di vita ha prodotto soltanto 14 disegni di legge che sono stati ignorati dal Parlamento, e non a caso molte delle associazioni presenti nel Consiglio del Cnel hanno preferito altre sedi per avviare il dialogo sociale. Non ha giovato sicuramente alla reputazione del Cnel la vicenda delle consulenze facili richieste e concesse da alcuni consiglieri, che sono finite successivamente per procurato danno erariale sotto i riflettori della Corte dei Conti . Erano queste alcune delle motivi per cui molti sostenitori dell’ultimo referendum costituzionale avevano richiesto l’abolizione dell’ente come un fiore all’occhiello per la propaganda al Sì.
La sconfitta del proposta referendaria renziana, da un lato ha riportato il sereno a Villa Lubin, lo storico palazzo all’interno nel parco di Villa Borghese ove ha sede il quartiere generale del Cnel dell’organo, ma ha anche generato ed acceso delle nuove polemiche. Nel 2015 quindi prima del referendum, i consiglieri per salvare la faccia si erano tagliati le indennità, mentre ad aprile 2017 hanno deciso di ripristinarle con la sfacciataggine di richiedere persino gli arretrati, (circa 4 milioni).
Successivamente, è stato nominato presidente Tiziano Treu, che però aveva promosso il Sì nella campagna referendaria che voleva chiudere il Cnel . Treu ha spiegato le sue nuove motivazioni in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, annunciando anche la necessità di rilanciare le funzioni del Consiglio presieduto. L’ ente è quindi rimasto al suo posto ed adesso sono arrivati i nominativi dei nuovi 48 consiglieri, profumatamente retribuiti, che resteranno in carica fino al 2022.
Ecco tutti i nomi e fra parentesi l’ente di rappresentanza e nomina.
RAPPRESENTANTI DEI LAVORATORI DIPENDENTI
Gianna Fracassi, Ezio Corrado Barachetti, Manola Cavallini, Giovanni Di Cesare, Giordana Pallone, Carlo Podda, Luciano Silvestri, espressione della Cgil.
Giuseppe Gallo, Luisangela Pelluccaccia, Alessandro Geria, Livia Ricciardi, Roberto Benaglia, Cosmo Colonna, espressione della Cisl.
Antonio Foccillo, Tiziana Bocchi, Domenico Proietti, espressione della Uil.
Francesco Cavallaro (Cisal), Francesco Paolo Capone (Ugl), Marco Paolo Nigi (Confsal),
RAPPRESENTANTI DIRIGENTI E QUADRI
Giorgio Ambrogioni (Cida), Tommaso Di Fazio (Ciu), Stefano Biasioli (Confedir),
RAPPRESENTANTI DI ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA
Roberto Moncalvo (Coldiretti), Giovan Battista Donati e Giuseppe Montalbano (Confartigianato – Cna – Casartigiani), Secondo Scanavino (Cia), Francesco Verrascina (Copagri), Mauro Lusetti (Legacoop), Marco Menni (Confcooperative).
RAPPRESENTANTI DEI LIBERI PROFESSIONISTI
Maurizio Savoncelli (Consiglio nazionale geometri), Gianmario Gazzi (Consiglio dell’Ordine degli assistenti sociali)
RAPPRESENTANTI DELLE IMPRESE
Marco Zigon, Floriano Botta, Elio Catania, Carlo Ferroni, Marco Gay, Federico Landi, espressione di Confindustria.
Donatella Prampolini e Renato Mattioni (Confcommercio), Massimo Vivoli (Confesercenti), Paolo Uggè (Conftrasporto), Vincenzo Gesmundo (Coldiretti), Nereo Paolo Marcucci (Confetra), Carlo Capoccioni (Abi), Giorgio Cippitelli (Confartigianato – Cna – Casartigiani), Gennaro Fiore (Confitarma), Massimiliano Giansanti (Confagricoltura), Giovanni Valotti (Confservizi – Asstra – Utilitalia).
Ora sono attese le nomine degli esperti da parte della Presidenza della Repubblica e quelle dei rappresentanti del mondo del volontariato. Ma occorre ricordare come almeno quattro componenti del nuovo Cnel (e cioè Biasioli, Cavallaro, Nigi e Uggé) erano contrari alla riforma.