ROMA – Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato ieri e promulgato la legge che modifica il codice antimafia. Contestualmente ha però scritto al premier Paolo Gentiloni per segnalargli dei “profili critici” del provvedimento nonchè per sottolineare la necessità che “il Governo proceda a un attento monitoraggio degli effetti applicativi della disciplina“. Nella sua lettera al premier il presidente Mattarella premette di aver “promulgato la legge non ritenendo che vi fossero evidenti profili critici di legittimità costituzionale“.
“L’aspetto critico” cui fa riferimento Mattarella è l’articolo 31 della legge, quello relativo alla confisca allargata. Nel testo approvato, non sono state inserite alcune ipotesi di reato per cui prima, in caso di condanna, era prevista la confisca penale allargata. Si tratta dei reati di: associazione per delinquere finalizzata alla commissione delle fattispecie di falso nummario, indebito utilizzo di carte di credito o di pagamento, delitti commessi con finalità di terrorismo internazionale e reati informatici.
La riforma che punta a velocizzare le misure di prevenzione patrimoniale; rende più trasparente la scelta degli amministratori giudiziari; ridisegna l’Agenzia per i beni sequestrati; include corrotti, stalker e terroristi tra i possibili destinatari dei provvedimenti. Punto contestato, quest’ultimo, su cui però è passato anche un ordine del giorno che impegna il governo a rivedere l’equiparazione mafioso-corrotto.
Sono quasi 20 mila i beni confiscati alle mafie, tramite sequestro preventivo, a cui si aggiungono 2.876 aziende. Altri 20 mila i beni confiscati (tra terreni, aziende e immobili) con procedimenti di natura penale. Immenso il valore: quasi 30 miliardi, ma oltre il 90% oggi fallisce. Queste in dettaglio le misure previste dalla nuova norma.
“Di qui – continua Mattarella – l’esigenza di assicurare una stabile conformazione dell’ordinamento interno agli obblighi comunitari in relazione alle previsioni direttamente attuative di direttive europee, a suo tempo recepite nell’ordinamento interno e che non figurano nel nuovo testo“.
Nella lettera al premier Gentiloni il presidente Mattarella, dopo la promulgazione della legge che modifica il codice antimafia, ricorda l’esigenza di conformare l’ordinamento interno agli obblighi comunitari. Per questo Mattarella chiude la lettera con un invito a intervenire sollecitamente per rimediare: “Tanto Le rappresento rimettendo alla responsabilità del Governo l’individuazione, in tempi necessariamente brevi, dei modi e delle forme di un idoneo intervento normativo nel senso indicato“.