ROMA – Sono 122 giorni lavorativi all’anno, quelli che dedica il titolare di uno studio di commercialisti agli adempimenti fiscali di base, un tempo superiore a quello dei suoi collaboratori (84 giorni all’anno). Il dato emerge da una ricerca della Fondazione Nazionale dei Commercialisti. Il sondaggio è stato condotto su 3.500 questionari con l’obiettivo di misurare in particolare il costo del software, delle banche dati e del tempo dedicato alla formazione e agli adempimenti di base da parte del personale dello studio.
Dall’indagine si evidenzia come oltre il 70% degli studi professionali si dedichi a tali attività che, per quanto riguarda il costo medio dei software specifici vede negli studi associati un esborso di 9.868 euro pari a quasi il doppio di quelli individuali (4.985 euro) con differenze rilevanti da un punto di vista dimensionale, passando da una media di 4.724 euro per gli studi fino a cinque addetti a 9.406 euro per gli studi tra 6 e 10 addetti e arrivare infine ai 15.433 euro per quelli con oltre 10 addetti. Per quanto riguarda la formazione specifica in materia , in media gli studi riservano 12 giorni che salgono a 20 per quelli individuali e scendono a 5 per gli associati.
Un altro indicatore rilevato è il costo delle banche dati che passa da una media di circa 2.500 euro per gli studi individuali e condivisi ai circa 4.300 euro degli associati. Inoltre risulta come gli studi maggiormente esposti agli adempimenti fiscali (1.953) presentano una media più bassa e ciò in controtendenza generale. Evidentemente le banche dati e gli altri strumenti di aggiornamento sono maggiormente utilizzati dagli specializzati rispetto ai generici.
La ricerca ha indagato anche i costi sostenuti per l’invio del nuovo Spesometro 2017. Il sondaggio, svolto nel mese di dicembre , è stato effettuato mediante un questionario online ad un campione di 7000 commercialisti. Per quanto riguarda la distribuzione geografica dell’effettiva fatturazione dello spesometro, emergono delle differenze fra il Nord dove l’81,1% dichiara di averlo fatturato rispetto al 67,5% del Centro e al 41,4% del Sud, con una media nazionale del 66,3%. La regione che ha fatturato il più alto numero di spesometri è il Trentino Alto Adige con l’88,4%, mentre quella con il numero minore è la Campania con il 32,8%