ROMA – I vertici dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno settentrionale sono stati interdetti per aver favorito illegalmente, interferendo con la libera concorrenza, il gruppo Grimaldi così provocando danni milionari per l’erario e . Secondo le accuse della procura, e le indagini della Guardia di Finanza, il porto sarebbe stato gestito nella illegalità per parecchi anni ed emerge come l’Autorità Portuale di Livorno, uno dei 10 più grandi del Mediterraneo, abbia reiteratamente concesso autorizzazioni temporanee per l’occupazione nelle aree retrostanti di alcuni accosti del porto in favore di società tramite “modalità penalmente illecite“.
ORD 1 Porto LivornoLe indagini della procura di Livorno per abuso d’ufficio sui vertici dell’Authority riguardo alla concessione temporanea di alcuni accosti al porto, hanno ricevuto impulso da due esposti presentati da un terminalista che attraverso una relazione dettagliata segnalava comportamenti reiterati dell’Autorità portuale. Comportamenti che a giudizio del gip Marco Sacquegna avrebbero favorito alcune società, tutte collegate all’armatore Grimaldi.
Nel mirino degli investigatori le banchine per la movimentazione delle navi in viaggio per la Sardegna, Sicilia, Tunisia e Spagna, che sarebbero state affidate alla compagnia Grimaldi senza rispettare a pieno le necessarie procedure a evidenza pubblica. Nei fatti per ben 28 volte le banchine sarebbero state assegnate con delle autorizzazioni a occuparle in modo temporaneo. Una procedura prevista esclusivamente in casi di uso precario e di particolari esigenze contingenti, che nel caso in questione non vi sarebbero state.
ORD 2 Porto LivornoSecondo l’accusa, in questo maniera sono state affidate delle vere concessioni demaniali durature nel tempo e quindi non occasionali all’interno del porto di Livorno. Quindi non è stata rispettato alcun principio di concorrenza, evitando in questa maniera che altre società potessero accedere alle banchine, dall’altro sono state applicate tariffe di favore all’armatore Grimaldi con conseguenti danni per l’erario. Un vero e proprio monopolio illegale.
L’interdizione è stata richiesta ed ottenuta dal procuratore capo della Repubblica di Livorno Ettore Squillace Greco a seguito di un esposto presentato da un terminalista che ha avviato l’inchiesta partita nel 2016 . Secondo l’ipotesi formulata dai magistrati gli indagati hanno commesso il reato di concorso in abuso d’ufficio e falso ideologico. La misura applicata dall’ Autorità Giudiziaria è di interdizione di 1 anno
Il gip Marco Sacquegna del Tribunale di Livorno ha emesso un provvedimento cautelare di interdizione per 12 mesi dall’esercizio di uffici direttivi di imprese o enti che svolgano attività di fornitura di beni o servizi in ambito portuale o per attività marittime, nei confronti di Stefano Corsini (presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno settentrionale) Massimo Provinciali (segretario generale), Costantino Baldissara (Amministratore delegato della Sintermar S.p.A. definito dalla procura come “l’uomo Grimaldi a Livorno” ), Corrado Neri (presidente della Sintermar), Massimiliano Ercoli (amministratore unico della Seatrag autostrade del mare).
Sono inoltre indagati, anche se non interdetti, Giuliano Gallanti che è stato presidente dell’Autorità Portuale di Livorno fino al marzo 2017 e Matteo Paroli attuale segretario generale dell’Autorità portuale di Ancona e fino all’ottobre 2015 dirigente del settore demanio dell’autorità portuale di Livorno.
ORD 3 Porto Livorno“Ci sono necessità urgenti di governo del porto di Livorno, pertanto è opportuno che si proceda subito alla nomina del commissario. La nota inviata dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti è, in questo senso, positiva” ha affermato Enrico Rossi presidente della Regione Toscana . “Ciò che sta succedendo nel porto di Livorno può avere ripercussioni sull’intera città – ha scritto in un tweet il sindaco di Livorno Filippo Nogarin -. Auspico che il ministero riesca a trovare quanto prima la soluzione più adatta per tutelare un comparto strategico che dà lavoro a centinaia di persone“.
Il Gruppo Grimaldi si difende sottolineando che è presente nel porto di Livorno da oltre 50 anni, durante i quali “l’importanza strategica dello scalo labronico all’interno del proprio network è aumentata progressivamente con un conseguente sempre maggiore impegno di risorse in termini di investimenti e servizi offerti. L’impatto positivo sul porto e, più in generale, sul territorio livornese in termini di lavoro e occupazione creata è stato rilevante”. “Durante questi anni, – continua la nota della Grimaldi – il Gruppo non ha mai usufruito, come erroneamente riportato da alcune testate, di trattamenti preferenziali da nessuno dei suoi interlocutori all’interno dello scalo. Al contrario, si è trovato sistematicamente a dover operare in aree con spazi inferiori, in termini di metri quadrati, rispetto a quelle concesse a tutti i suoi concorrenti” .
ORD 4 Porto LivornoNon sappiamo a quali testate si riferisca il Gruppo Grimaldi, ma una cosa è certa: per la Guardia di Finanza, la Procura della repubblica ed il Tribunale di Livorno, quello che accadeva nel porto livornese a favore della società di armatori Grimaldi, è avvenuto tramite “modalità penalmente illecite“. Sino a prova contraria.