ROMA – Si riducono i “numeri” della maggioranza in Parlamento . Il Movimento 5 Stelle guidato dal reggente Vito Crimi, ormai da mesi è rimasto privo di un leader politico, perde rappresentanti in Parlamento attratti dalle sirene leghiste. “C’è un’offensiva in corso del centrodestra per andare al voto ancora prima della fine dell’estate”, racconta un’esponente parlamentare.
Sono tredici i senatori pentastellati con l’annuncio di oggi di Alessandra Riccardi ad aver abbandonato il Movimento 5 Stelle: “Vi comunico il mio passaggio alla Lega. Gli ultimi mesi hanno visto irrimediabilmente acuirsi le distanze tra le mie idee e quelle del Movimento 5 Stelle”, – scrive la Riccardi su Facebook .
Ma la Riccardi non è la sola che va a rimpolpare i banchi della Lega. Nell’elenco figurano tra gli altri i nomi di Elena Fattori, Ugo Grassi, Paola Nugnes e di quelli di Stefano Lucidi e Francesco Urraro. Con la decisione odierna di Alessandra Riccardi, il Movimento 5 Stelle adesso conta 95 senatori a Palazzo Madama. Pur restando il partito con il maggior numero di rappresentanti, la maggioranza si riduce e scende a quota 160, quindi un senatore in meno rispetto alla maggioranza assoluta che al Senato è fissata a 161.
Basandosi sui numeri ufficiali dei gruppi parlamentari che sostengono il governo al Senato , oltre ai 95 di M5s, fanno parte della maggioranza 35 senatori del Partito democratico, 17 di Italia viva, 5 di Liberi e uguali, 2 del Maie e 6 delle Autonomie. A questi, a seconda delle votazioni, si aggiungono alcuni ex 5 Stelle che in diverse occasioni hanno sostenuto il governo puntellando la maggioranza. I senatori a vita Napolitano e Segre non partecipano quasi mai al voto , mentre Cattaneo e Monti di norma sono presenti nei momenti più “delicati”.
La situazione interna al Movimento 5 Stelle rischia di deteriorarsi nelle prossime settimane quando i probiviri dovranno pronunciarsi sulle mancate rendicontazioni, ed il M5S rischia una emorragia in termini di parlamentari: sono infatti una decina le situazioni particolarmente critiche con ritardi nella restituzione dei soldi di oltre dieci mesi.
In questo scenario continuano ad affrontarsi e contrapporsi le due “anime” del Movimento, a partire da quella che fa riferimento a Davide Casaleggio, intervenuto anche questa volta pur di spianare la strada ad Alessandro Di Battista “che vedrà in che modo vorrà dare supporto in futuro” e quella dei “governisti” con il leader Beppe Grillo.
Mentre il primo punta ancora su un capo "unico"
, gli altri alla creazione di un ufficio politico. “Gli Stati generali sono sicuro che si faranno a ottobre. La priorità saranno i contenuti, sono quelli che devono guidare la nostra azione anche perché abbiamo un po’ perso la bussola”, commenta Stefano Buffagni, viceministro dello Sviluppo economico. Però ai piani alti 5Stelle si escludono tempi rapidi: “Prima dobbiamo pensare alla campagna elettorale delle regioni di settembre e poi a tutto il resto”.
Arduo difficile quindi organizzare un congresso che rischia di diventare il palcoscenico delle divisioni interne.