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22 Novembre 2024 05:59

Concluse indagini su tre gruppi criminali,50 indagati. Accuse di mafia a droga

L' inchiesta che ha smantellato tre associazioni mafiose attive operanti a Taranto e provincia, grazie ad una brillante operazione della Polizia di Stato. Il capoclan Di Pierro in una intercettazione si vantava con i suoi sottoposti dicendo: "La città è nostra".

CdG pm Alessio CoccioliSi sono concluse ieri le indagini condotte dal sostituto procuratore della repubblica dr. Alessio Coccioli della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce nei confronti di 50 persone, 37 delle quali il 21 giugno scorso vennero sottoposte a provvedimenti cautelari , coinvolti nell’inchiesta che ha smantellato tre associazioni mafiose attive operanti a Taranto e provincia, grazie ad una brillante operazione della Polizia di Stato.

Il primo “clan” farebbe riferimento al boss Cosimo Di Pierro, di 61 anni, ritenuto anni fa uno degli elementi di spicco del gruppo mafioso capeggiato dai fratelli Riccardo e Gianfranco Modeo.

Gli altri due “clan” erano guidati rispettivamente  rispettivamente dai pregiudicati Gaetano Diodato e Nicola Pascali. Nei loro confronti sono contestati a vario titolo  reati di associazione mafiosa, tentato omicidio, estorsione, rapina aggravata, spaccio di droga, detenzione illecita di armi clandestine, ricettazione e danneggiamento, e  grazie alle intercettazioni ambientali sono stati filmati e documentati  anche i riti di affiliazione.

CdG affiliazione malavita

Il Di Pierro era stato “innalzato” da Ignazio Taurino,  boss  indiscusso col grado più alto a Taranto, inizialmente al grado di “santa” e poi di “vangelo” , ed in una intercettazione si vantava con i suoi sottoposti dicendo: “La città è nostra“.

Il procuratore antimafia Cataldo Motta spiegò che  “La mafia tarantina non è Sacra corona unita ma usa riti della ndrangheta“.

Uno spaccato inquietante della criminalità – commentarono il procuratore antimafia Motta e il procuratore di Taranto, Carlo Maria Capristoche dimostrano come trent’anni dopo le sanguinose guerre di mala non sia cambiato molto e sia ancora necessario fare prevenzione“. “Escono dal carcere troppo velocemente – commenta Mottasi lasciano dimagrire in carcere per ottenere i domiciliari per motivi di salute“. Spesso i medici che diagnosticano improbabili mali sono sempre gli stessi. E si arricchiscono, girando per Tarano con auto lussuose.

ECCO COME I QUOTIDIANI LOCALI HANNO DATO LA NOTIZIA

(ESCLUSIVAMENTE IL LANCIO DELL’AGENZIA ANSA)

 

 

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