Tutti assolti gli imputati del processo richiesto per la selezione del nuovo segretario generale della Camera di Commercio di Taranto che si svolse nel 2011. Assolti “perchè il fatto non sussiste” . E’ quanto ha deciso ieri la giuria presieduta dal dr. Petrangelo, del tribunale collegiale del capoluogo jonico (giudici a latere dr.ssa Agnese Di Battista e dr. Ivan Madaro) , mettendo fine ad una lunga vicenda giudiziaria, incredibilmente senza alcun responsabile dei reati ipotizzati dalla procura della repubblica tarantina.
Gli imputati erano stati chiamati a rispondere di “tentativo di abuso d’ufficio (con desistenza volontaria)”, con un rinvio a giudizio richiesto nel maggio del 2014 dal Gup del tribunale del capoluogo jonico, Valeria Ingenito, a carico dell’attuale presidente dell’ente camerale, Luigi Sportelli, e degli altri membri della commissione esaminatrice: Leonardo Giangrande (presidente in carica della Confcommercio Taranto) , i consiglieri Paolo Nigro e Riccardo Caracuta, ed il rappresentante di Unioncamere, Ugo Girardi , ed il dr Tommaso Valentino designato il 5 settembre del 2011 quale vincitore del concorso, il quale per ironia della sorte attualmente è l’attuale dirigente capo della cancelleria del tribunale tarantino.
In un primo momento il pubblico ministero dr. Remo Epifani propose al gip l’archiviazione del procedimento, sostenendo che quanto esposto dal Falcone riguardo delle avvenute irregolarità (a suo dire) nelle procedure di selezione per l’incarico di segretario generale della Camera di Commercio non giustificavano un necessario approfondimento di indagini ma al limite indicava l’eventuale ricorso al competente giudice amministrativo (Tar n.d.r.) .
Falcone che era assistito all’epoca dei fatti dall’avvocato Ludovica Coda si oppose alla richiesta di archiviazione del pm Epifani, documentando al Gip degli elementi ritenuti utili al punto tale da indurlo a rigettare la richiesta di archiviazione del pubblico ministero che riteneva che quanto segnalato da Falcone riguardo la presenza di irregolarità nelle procedure di selezione per l’incarico di segretario generale della Camera di Commercio non era meritevole di approfondimento investigativo ma al limite di ricorso al competente giudice amministrativo, cioè il Tar. Il gip Rosati riteneva, infatti, che nel caso in questione “a fronte di specifiche circostanze di fatto, seppure in parte rappresentate sulla base di notizie generiche e da fonti anonime, non è stata operata alcuna verifica, sebbene delle circostanze, allo stato in astratto, potrebbero essere rivelatrici di comportamenti suscettibili di rilevanza penale“.
Di qui la riapertura delle indagini, che hanno indotto la procura a mettere sotto accusa i consiglieri della CCIAA di Taranto Sportelli, Giangrande, Caracuta, Nigro, ed il rappresentante inviato dall’ Unioncamere Girardi, nella qualità di componenti della commissione esaminatrice per la selezione del segretario generale della Camera di Commercio, sostenendo che avevano favorito il candidato Tommaso Valentino attribuendogli un voto alla sua laurea, superiore a quello attribuito ad un candidato che aveva riportato un voto di laurea superiore, ed assolutamente identico a quello di un altro candidato che pure aveva ottenuto un voto di laurea superiore a quello conseguito dal Valentino, consentendogli di accedere alla successiva fase del concorso.
La prova orale venne sostenuta da Valentino a luglio. La delibera venne però poi revocata in autotutela a seguito dell’esposto per “sovrabbondante valutazione dei titoli” posseduti da Valentino, che venne presentato dall’ex commissario dell’ente, Roberto Falcone atto dal quale prese origine la contestazione di reato tentato e non consumato. Un caso complesso, per il quale vi fu un ricorso anche al Tar da parte del candidato risultato vincitore, vale a dire proprio Tommaso Valentino, che non ha mai rivestito l’incarico.
Nel processo l’attuale segretario generale dr. Francesco De Giorgio, si era costituito “parte civile” assistitto dall’ avv. Raffaele Errico , che aveva richiesto un risarcimento di 250mila euro.
“Con l’assoluzione disposta oggi dal tribunale – ha dichiarato Luigi Sportelli – si chiude una lunga ed incresciosa vicenda nella quale sono stato, mio malgrado, coinvolto a seguito dell’adempimento di attività riguardanti il mio ruolo di presidente della Camera di Commercio di Taranto. L’attento esame dei fatti condotto dalla Magistratura – aggiunge Sportelli – nel cui operato ho sempre riposto piena fiducia, ha consentito di ricostruire con obiettività l’accaduto. Sono soddisfatto dell’esito del procedimento, nel corso del quale ho sempre mantenuto la consapevolezza di aver agito con quell’integrità che gli stessi giudici hanno avvalorato”.
“Ogni ulteriore commento sarebbe inopportuno. – prosegue il presidente Sportelli – Ma, ugualmente, non nascondo che la sentenza restituisce serenità personale e, prima ancora, istituzionale, conferendo rinnovato slancio alle azioni a favore dello sviluppo del territorio in cui è impegnato l’Ente che rappresento. Vengono cancellati, infatti, sospetti ed ombre sull’attività amministrativa della Camera di Commercio di Taranto ed è, forse, questo l’aspetto più rilevante e verso il quale maggiore era la mia premura”.
Incredibilmente tutto ciò si è rivelato un processo inutile, che ha disperso risorse economiche pubbliche e private. A breve pubblicheremo gli atti integrali del processo per capirne di più ma sopratutto per aiutare i cittadini di Taranto a capire cosa era successo a suo tempo, mentre attendiamo le motivazioni della sentenza di assoluzione che sicuramente faranno più luce sulle ombre attuali. Resta da capire e vedere a questo punto cosa farà la Procura della Repubblica di Taranto ed il pm Remo Epifani, che sono di fatto i veri “sconfitti” dal verdetto del processo di primo grado appena conclusosi. Faranno appello ? O forse si chiuderà tutto a tarallucci e vino come spesso accade a Taranto ?