ROMA – Gli ermellini della Suprema Corte dopo quasi sei ore di camera di consiglio e la dura requisitoria del procuratore generale della Cassazione Luigi Birritteri, che ha sottolineato l’ “imponente baratto corruttivo … tenuto conto del suo ruolo e con riferimento all’entità e alla mole della corruzione, che fanno ritenere difficile ipotizzare una vicenda di pari gravità“. Il rappresentante dell’accusa aveva chiesto anche di non attenuare la pena per Formigoni ed evitare “che la legge possa essere calpestata con grida manzoniane”. Per il magistrato la mole delle prove era “imponente” ed è stata “ulteriormente corroborata” dal concordato in appello di Daccò e Simone.
La condanna a carico dell’ex presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, è diventata quindi definitiva riducendo la pena a cinque anni e dieci mesi per l’accusa di corruzione in relazione alle vicende Maugeri e San Raffaele di Milano. La pena definitiva comporta che per l’ex governatore lombardo si aprano le porte del carcere. La riduzione di pena è stata decisa soltanto in quanto i giudici hanno preso atto che una parte delle accuse a carico di Formigoni , in particolare quelle relative all’ Ospedale San Raffaele, erano prescritte.
La decisione della Suprema Corte verrà trasmessa alla Procura generale di Milano per l’esecuzione della pena. Non appena il dispositivo della sentenza della Cassazione verrà trasmesso , il sostituto pg Antonio Lamanna, titolare del fascicolo, emetterà l’ordine di esecuzione della pena. Ordine giudiziario che verrà immediatamente eseguito dalle forze dell’ ordine a meno che, come prevedibile, Roberto Formigoni non si costituisca spontaneamente in carcere.
La Corte di Cassazione ha respinto anche gli altri ricorsi dei coimputati confermando la condanna a 7 anni e 7 mesi per Costantino Passerino, ex manager della Maugeri e quella a 3 anni e 4 mesi per l’imprenditore Carlo Farina; dichiarato inammissibile il ricorso di Carla Vites che era già stata assolta ed aveva impugnato la sentenza per avere un proscioglimento più ampio.
Roberto Formigoni sulla base della sentenza confermata dai giudici della Cassazione, ha ricevuto tra il 2001 e il 2011 “utilità per 6,6 milioni” secondo quanto hanno ricostruito dagli investigatori della Guardia di Finanza, dalle casse della Fondazione Maugeri e dell’ Ospedale San Raffaele (reato prescritto) sono usciti rispettivamente 70 milioni e 8-9 milioni di euro. Un fiume di denaro che era transitato attraverso i conti di società con sede all’estero “schermate” per poi ritornare nella disponibilità dell’imprenditore e faccendiere Pierangelo Daccò e dell’ex assessore regionale Antonio Simone (i quali in appello hanno patteggiato le proprie pene) ed essere messi a disposizione di Formigoni e degli allora vertici del “Pirellone”. Daccò e Simone avevano organizzato per il “Celeste” e per il suo entourage vacanze ai Caraibi, o su yacht in Costa Azzurra e in Sardegna, cene in ristoranti stellati e gli hanno fatto recapitare intere casse champagne.
All’ex presidente della Regione Lombardia viene contestata una corruzione fatta non solo di cene, viaggi e gite in barca, ma anche divertimenti e persino un acquisto agevolato di una villa in Sardegna. Tutto pagato con i soldi fuoriusciti dalla casse dell’Istituto Maugeri di Pavia e dell’Ospedale San Raffaele di Milano. Per questo il pm Laura Pedio della procura di Milano, durante il processo di primo grado ricordò come“70 milioni di euro erano stati tolti ai malati per i suoi sollazzi”. Una “serie di utilità” per favorire i due enti lombardi con delibere di giunta per circa 200 milioni di rimborsi pubblici.
Nonostante Formigoni abbia 71 anni, con l’ avvento della nuova legge “spazzacorrotti” finirà in carcere senza poter godere dei benefici penitenziari, come la detenzione domiciliari prevista per gli ultrasettantenni, ma esclusa per i condannati per reati contro la pubblica amministrazione , come la corruzione.
I guai giudiziari di Formigoni
Sono cominciati nel 1997, con il crac di Lombardia Risorse, i guai giudiziari per Roberto Formigoni. Escluse le due condanne per aver diffamato i Radicali, nei suoi confronti sono stati aperti 8 procedimenti penali. In 5 casi è stato assolto, prosciolto o la sua posizione è stata archiviata.
CRAC LOMBARDIA RISORSE – Nel 1997 è indagato per bancarotta con altre persone per il fallimento di Lombardia Risorse, controllata dalla Regione. Nel 2001 viene prosciolto dal gup.
DISCARICA CERRO MAGGIORE – Nel settembre 2000 riceve un invito a comparire per abuso d’ufficio per irregolarità nella gestione della discarica di Cerro Maggiore. Nel 2005 viene assolto dal Tribunale.
FONDAZIONE BUSSOLERA BRANCA – Nel gennaio 2001 è tra gli indagati, solo per abuso di ufficio, nell’indagine sulla Fondazione Bussolera Branca. Nell’ottobre 2002 viene assolto con i coimputati in primo grado, sentenza confermata in appello e in Cassazione.
INCHIESTA SU PM10 A MILANO – Il primo dicembre 2009 riceve un avviso di garanzia con Letizia Moratti e altri in un’inchiesta, poi archiviata, sullo sforamento dei limiti di PM10 a Milano.
DISCARICA CAPPELLA CANTONE – Nel 2013 è tra gli indagati per corruzione per il caso della discarica di Cappella Cantone (Cremona). L’accusa viene modificata in induzione indebita e nel 2014 per una imputazione viene prosciolto e per l’altra archiviato.
INCHIESTA SU PRESUNTE TANGENTI SANITA’ – Nel 2013 viene indagato per corruzione e turbativa d’asta per presunte tangenti in cambio di appalti nella sanità lombarda con altre persone tra cui l’ex consigliere regionale Massimo Guarischi. Per questa vicenda è ancora sotto processo davanti al Tribunale di Cremona.
ESONDAZIONI FIUME SEVESO – E’ indagato con altri, tra cui il suo predecessore e alcuni ex sindaci, per disastro colposo. Anche questo fascicolo processuale è ancora in piedi.
MAUGERI-SAN RAFFAELE – Nel giugno 2012 viene indagato per corruzione aggravata dalla transnazionalità con altre persone, tra cui Daccò e Simone per il caso Maugeri. Per la Procura ha “svenduto la sua funzione” in cambio di utilità come viaggi, vacanze e cene. Stessa ipotesi per il filone sul San Raffaele.
Nel febbraio 2013 con i coimputati viene accusato di associazione per delinquere. Nel dicembre 2016 viene condannato a 6 anni per corruzione, assolto per l’associazione. Lo scorso settembre in appello la pena aumenta a 7 anni e mezzo. La Corte dei Conti ha disposto il sequestro di 5 milioni.