Il giudice aveva accumulato negli anni centinaia di armi, alcuni legalmente ma la stragrande maggioranza illegalmente, oltre migliaia di munizioni. Insieme alle armi De Benedictis deteneva anche bombe ed esplosivi da guerra, che accumulava custoditi in una villa di Andria. Un accumulatore compulsivo di armi, ma non solo. Infatti il giudice, secondo quanto sancito ieri dalla Corte di Cassazione , dopo aver ricevuto in almeno quattro occasioni tangenti dal noto avvocato penalista Giancarlo Chiariello al fine di emettere dei provvedimenti favorevoli nei confronti dei suoi clienti. Scarcerazioni queste che agevolarono dei membri dei clan mafiosi pugliesi.
Per i suoi avvocati, che hanno disposto una perizia psichiatrica di parte, l’ex gip di Bari Giuseppe De Benedictis sarebbe affetto da una “monomania schizoide” che sconfina e si manifesta in un “disturbo psichico da iper accumulo patologico”, al punto da determinare una “grave menomazione della capacità di autodeterminarsi liberamente“. L’ex gip provò a giustificarsi sostenendo che “pur di possedere quelle armi ero disposto a correre qualsiasi rischio, non mi interessava delle sanzioni perché dovevo soddisfare assolutamente un bisogno che per me era più doloroso di una sanzione” .

La vicenda giudiziaria che ha coinvolto l’ex giudice barese ha origine nella primavera del 2021, durante le restrizioni del Covid. De Benedictis venne arrestato insieme all’avvocato Chiariello con l’accusa di corruzione in atti giudiziari a seguito delle indagini svolte dalla procura di Lecce, competente sui magistrati in servizio a Bari), quando il giudice aveva emesso dei provvedimenti di scarcerazione , secondo le accuse della procura salentina, previo il pagamento di tangenti che il legale ammise parzialmente.
Su queste accuse nelle aule del tribunale di Lecce ci fu un vero scontro tra gli avvocati dei due imputati: secondo i difensori del giudice, sarebbe stato l’ avvocato Chiariello ad offrirle; invece secondo i difensori di Chiariello, sarebbe stato il gip De Benedictis a chiederle. Entrambi gli imputati, coinvolti nel processo con altri sette imputati, chiesero il rito abbreviato e vennero condannati in primo grado a 9 anni e 8 mesi con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa. Aggravante questa poi decaduta in Appello, che ridusse le condanne confermate definitivamente dalla Corte di Cassazione: 7 anni per l’ex-giudice De Benedictis, 6 anni per l’ex-avvocato Chiariello.

L’inchiesta dei magistrati della Procura di Lecce indusse gli inquirenti a controllare anche nel privato del giudice, che consentì di scoprire l’arsenale nascosto illegalmente nella villa dell’ agricoltore Antonio Tannoia. Vennero scoperti 200 pezzi tra armi antiche e storiche, bombe a mano e una mina anticarro, esplosivi, fucili mitragliatori, fucili a pompa, pistole di vario tipo e marca, mitragliette (tra cui due kalashnikov ed altrettanti fucili di assalto AR15), oltre a 100.000 munizioni. De Benedictis e Tannoia sono stati definitivamente condannati rispettivamente a 9 e 8 anni di reclusione con le accuse di traffico e detenzione di armi ed esplosivi, persino da guerra, oltre che di ricettazione, .
De Benedictis per questa condanna, arrivata prima di quella sulle tangenti, ha evitato il carcere per motivi di salute. Ed è facile che avvenga la stessa decisione anche per il secondo provvedimento sancito ieri dalla Cassazione.