Il giudice monocratico del tribunale di Taranto dr.ssa Paola Incalza ha condannato ad un anno di reclusione, con sospensione della pena, Giovanni Trebini, di 39 anni, l’operaio Ilva che il 19 aprile 2013 venne arrestato e posto in detenzione domiciliare cautelare per aver provocato ustioni al collega Giovanni Trianni sul posto di lavoro. All’epoca dei fatti al Trebini venne contestato il “tentato omicidio“, capo d’accusa che successivamente venne modificato e derubricato in “lesioni gravi“.
Nel corso del procedimento è stata acclarata ed esclusa la volontà di persecuzione da parte dell’imputato Giovanni Trebini, difeso dall’ avvocato Fausto Soggia in quanto lo stupido scherzo che causò le ustioni, sarebbe stato commesso in un clima che alcuni testimoni hanno confermato essere stato `goliardico´, anche se di fatto si rivelà eccessivo da parte dell’autore, cioè il Trebini.
L’ operaio ferito, Giovanni Trianni venne trovato sul piazzale esterno del Reparto Pzl (il Piazzale mezzi), con ustioni di primo e secondo grado al basso ventre e alle gambe, curate e valutate guaribili in 30 giorni presso il centro grandi ustionati dell’Ospedale Perrino di Brindisi. Gli accertamenti disposti dal pm Giovanna Cannarile, hanno consentito di stabilire la dinamica, sebbene il Trebini ed altri tre suoi colleghi avessero tentato di depistare le indagini, sostenendo che il ferito fosse stato vittima di un infortunio sul lavoro, mentre scendeva da una macchina operatrice. Versione questa che era subito apparsa sospetta ai Carabinieri intervenuti sul posto, è che il Trianni non indossava i vestiti di lavoro bruciati, la mancanza di segni di bruciatura in prossimità del mezzo ed il ritrovamento di frammenti di materiale bruciato in un gabbiotto del capannone dove erano avvenuti i fatti, hanno permesso di ricostruire l’accaduto, circostanze queste che indussero a dedurre immediatamente che le ustioni non erano dovute in realtà ad un incidente sul lavoro.
L’ operaio Ilva Giovanni Trebini, oggi condannato, ed i tre testimoni denunciati, erano caduti in contraddizione fra di loro, riferendo ai Carabinieri i dettagli del finto incidente.