E’ stata confermata dalla sezione distaccata di Taranto della Corte d’Appello di Lecce la sentenza di assoluzione del sindaco di Taranto, Ippazio Stefàno, accusato di porto d’arma da fuoco in luogo pubblico in relazione a un episodio avvenuto il 21 maggio del 2012. Stefàno, che era in possesso di regolare porto d’armi, era stato fotografato mentre brindava alla sua rielezione a sindaco per il centrosinistra nel suo comitato elettorale, durante i festeggiamenti per la vittoria al ballottaggio sul candidato sindaco Mario Cito (At6, La Destra di Storace e liste civiche) con una percentuale di quasi il 70%, mentre alzava un bicchiere di plastica con lo spumante per brindare alla rielezione e la giacca si aprì. I fotografi immortalano la scena e si vede nella cintura una pistola Smith & Wesson calibro 38 special.
Il Tribunale di Taranto il 16 dicembre 2015 aveva assolto in primo grado il sindaco Ippazio Stefàno “perché il fatto non sussiste” dall’accusa di porto d’arma da fuoco in luogo pubblico in relazione a un episodio avvenuto il 21 maggio 2012. La procura aveva chiesto la sua condanna ad un anno.
Stefàno, in passato senatore della Repubblica spiegò che “durante questa campagna elettorale hanno minacciato di morte me e la mia famiglia perché sapevano che ero favorito e volevano che mi ritirassi. E allora, proprio per poter continuare a camminare sereno, da solo per strada come ho sempre fatto in questi anni, senza auto di scorta, ho deciso di portarmi dietro la pistola. Ho il porto d’armi da 30 anni” aggiungendo “Per qualche giorno sono stato anche sotto scorta ma io volevo sentirmi libero di girare come ho sempre fatto anche di notte, ad esempio quando è crollato un palazzo o di prima mattina quando è crollata l’area di un mercato. O anche nella mia attività di medico volevo recarmi liberamente dai mie pazienti in auto o a piedi. Non ho reso noto le minacce per vari motivi: primo per non strumentalizzare questo fatto in modo che si potesse trasformare in un’arma a mio vantaggio. E poi anche per non dare una immagine sbagliata di Taranto che è fatta in prevalenza di persone perbene. Inoltre non volevo creare ansia alle persone a me vicine. Non potevo d’altra parte – aggiunse Stefàno – smettere di fare campagna elettorale. E del resto dovevo pensare a tutelare me e i miei familiari. Ma ho rifiutato la scorta: non tollero che persone più giovani di me possano rischiare la vita per proteggermi“.
La foto pubblicata sui quotidiani locali, e sulle edizioni regionali dei quotidiani nazionali dai soliti giornalisti locali “manettari” provocò non poche polemiche. E’ stato lo stesso il sostituto procuratore generale Mario Barruffa a chiedere l’assoluzione di Ippazio Stefàno ai sensi del secondo comma dell’articolo 530 del Codice di procedura penale, ovvero perché mancava la prova della responsabilità del primo cittadino.
Oggi incredibilmente, nonostante la notizia sia stata diffusa dall’ ANSA alle 10:09, e questa sera diffusa anche nel TG1 delle ore 20:00, sui siti dei quotidiani locali (Buonasera Taranto, il Nuovo Quotidiano di Puglia, La Gazzetta del Mezzogiorno, L’ Edicola del Sud) e sui siti delle edizioni locali come La Repubblica (che aveva amplificato la notizia) ) non viene data alcuna notizia dell’ assoluzione così violando il Testo Unico dei Doveri del Giornalista (a proposito, ma in Puglia esiste il Consiglio di Disciplina ?) .
Probabilmente questa vergognosa autocensura avviene per non irritare qualche magistrato “amico” della Procura di Taranto che voleva far condannare Ippazio Stefàno. Ma per fortuna anche a Taranto esistono e lavorano dei giudici sereni ed equilibrati, che non cercano protagonismo mediatico. E qualche giornalista che fa cronaca giudiziaria correttamente.
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