ROMA – Il nuovo presidente di Confindustria è il milanese Carlo Bonomi , già presidente di Assolombarda, il quale nella votazione per via telematica che si è tenuta ieri pomeriggio , si è imposto con largo distacco sulla sua sfidante, la vicepresidente uscente Licia Mattioli.
Bonomi ha ottenuto un vero plebiscito ricevendo 123 voti sui 183 complessivi del Consiglio generale. “Tecnicamente” ai sensi di statuto, Bonomi al momento è stato “designato”, in quanto la nomina ufficiale avverrà solo a seguito del voto dell’assemblea generale che si terrà il prossimo 20 maggio. Bonomi succede all’industriale grafico campano Vincenzo Boccia alla guida per il prossimo quadriennio della più importante associazione degli industriali italiani.
Le grandi imprese del Nord si erano attivate sin dalla primavera dello scorso anno, quando ancora nessuno prevedeva gli effetti del coronavirus, per “prenotare” la presidenza di Confindustria. Carlo Bonomi 53 anni, era già al vertice della potente Assolombarda (gli industriali di Milano, Lodi, Monza e della Brianza) ha impostato la sua candidatura alla guida della Confindustria con un chiaro “programma” : una posizione fortemente critica al Governo e, indirettamente, alle burocrazie romane che di fatto complicano e limitano l’azione degli industriali. Bonomi non ha mai risparmiato critiche al primo Governo Conte (M5S-Lega) partendo dalle criticità del decreto Sblocca Cantieri, così come non ha mai lesinato attacchi altrettanto duri sono piovuti sul secondo governo Conte(M5S-Pd-LeU) in particolar modo in occasione della presentazione della legge di Bilancio. Provvedimento questo che Bonomi ha subito definito come “anemico” cioè insufficiente ad imprimere una svolta all’economia nazionale.
Le bordate di Bonomi verso Palazzo Chigi, ma anche nei confronti delle forze populiste del Paese, hanno “acceso” gli industriali del Nord, che si sono convinti di aver trovato in Bonomi il nome giusto per vincere agevolmente la corsa alla presidenza della Confindustria. Il “peccato originale” di Bonomi di essere capo di Synopo un piccolo gruppo del settore biomedicale, ha perso sempre più importanza agli occhi dei suoi grandi elettori.
Oggi lo scenario politico ed economico nel Paese è cambiato non poco e Milano e la Lombardia che hanno sempre reclamato la guida di Confindustria sono piegate dal Coronavirus, e l’economia nazionale si trova di fatto in un tunnel che non lascia ancora intravedere la luce.