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22 Novembre 2024 04:00

Confindustria invia ai suoi vertici un elenco di domande/risposte per limitare le accuse di “Report”

Un imbarazzante vademecum pronto all'uso per respingere gli attacchi del programma Report in onda stasera

di Marco Ginanneschi

ROMA – 19 dichiarazioni “confezionate” predisposte per rispondere ad eventuali domande imbarazzanti sui gravi problemi economici e patrimoniali del Gruppo Sole 24 Ore, un vademecum per “istruire” i vertici confindustriali sulle accuse contenute nel servizio di Report, ( guarda QUI l’anticipazione di RAIPLAY )la trasmissione di inchiesta di Rai Tre, che andrà in onda questa sera alla 21.30 su RAITRE sullo “scandalo Sole 24 Ore” che evidenzierà pesanti responsabilità del suo primo azionista,  cioè CONFINDUSTRIA, la principale associazione di industrie e imprese italiane

nella foto Marcella Panucci

La strategia di CONFINDUSTRIA è molto chiara: scaricare le responsabilità sul management precedente ed allontanarle da quello in carica e, soprattutto non coinvolgere  CONFINDUSTRIA.

Venerdì scorso  Marcella Panucci, il dg di Viale dell’Astronomia, come ha scoperto “Report“,  ha inviato ai componenti  del Comitato di Presidenza di CONFINDUSTRIA un  documento che non lascia alcuno spazio a possibili dubbi. Il documento recita testualmente: “Il seguente documento può costituire un utile supporto per rispondere a eventuali domande che potrebbero essere formulate in seguito alla messa in onda, lunedì 24 aprile, del servizio di Report sul Gruppo 24 Ore“. Che vuol dire: se vi verranno fatte da giornalisti delle domande analoghe, ecco cosa  dovete rispondere.

Per esempio, se qualche giornalista dovesse chiedere conto dei motivi per cui  Confindustria che è il principale azionista del Sole 24 Ore non abbia proposto misure di risanamento nel periodo in cui l’industriale lombardo Benito Benedini ricopriva la carica di presidente del Gruppo 24 Ore e Donatella Treu veniva nominata e riconfermata amministratore delegato e , soprattutto nel momento in cui  le criticità patrimoniali erano già note ed inconfutabili evidenti, il documento inviato da Marcella Panucci contiene le seguenti istruzioni:

“I membri del CdA del Sole 24 Ore indicati da CONFINDUSTRIA  si sono sempre attivamente adoperati per garantire la continuità operativa e l’autonomia editoriale della Società, agendo sempre nell’interesse della stessa sulla base delle informazioni disponibili. Le indagini sono comunque in corso e, ove dovessero emergere responsabilità rispetto alla situazione economica del Gruppo, Confindustria valuterà le iniziative da assumere”

Cioè  la stessa risposta fornita a Giovanna Boursier, la giornalista di Report che ha condotto l’inchiesta,  da Vincenzo Boccia attuale presidente di Confindustria.

Dopodichè si passa alla vicenda più che imbarazzante relativa alle copie gonfiate e la Di Source Ltd, società di marketing prescelta per la gestione della vendita degli abbonamenti online del Sole 24 Ore . Su questo punto l’indicazione data dal direttore generale di CONFINDUSTRIA è  quella di scaricare ogni  responsabilità sul precedente management e di manifestare fiducia sul corso delle indagini disposte dalla magistratura “che chiarirà tutti gli aspetti legati a questa vicenda“. E se qualcche giornalista chiedesse se esistono ulteriori rapporti economici tra il Gruppo 24 Ore ed il Jordan Group, società legata alla Di Source ? La risposta indicata preconfezionata è sempre la stessa: “Non mi risulta, la magistratura chiarirà tutti gli aspetti legati a questa vicenda“. Cioè mentire sapendo di mentire.

Il Sole 24 Ore è in una profonda crisi aziendale e gestionale sulla quale sta cercando di far luce la magistratura milanese, che indaga per “falso in bilancio” e falsificazione delle copie sia digitali che cartacee le quali, invece di andare in edicola, in realtà venivano mandate direttamente al macero. Nel registro de gli indagati della magistratura al momento compaiono  Roberto Napoletano sino a qualche settimana da direttore del quotidiano di CONFINDUSTRIA,  l’ex amministratore delegato Treu e l’ex Presidente del consiglio di amministrazione Benedini.

L’ex direttore Napoletano è stato investito dalla polemica anche per la scrittura privata, stipulata il 3 febbraio 2015, ormai nota a tutti che in caso di licenziamento senza giusta causa gli riconosceva un trattamento “di favore” : una maxi-liquidazione accordata al giornalista in gran segreto da Benedini, tenendo all’oscuro il Cda, gli azionisti e collegio sindacale. Fra settembre e novembre 2016 si è mossa anche la Consob, tenuta a vigilare in quanto il Sole è società quotata in borsa, su segnalazione del collegio sindacale,  ma, secondo l’autorità di Vigilanza, “alla luce degli approfondimenti svolti, allo stato non si ravvisano profili sanzionatori a carico dell’organo di controllo della Società“, riferisce  “Report“.

La ragione principale, secondo Consob, è la seguente:

Benché la Scrittura privata sia stata conclusa dall’ex Presidente Benedini eccedendo i poteri conferiti in data 30 aprile 2013 e in violazione del Regolamento Consob n.17221/2010 in materia di operazioni con parti correlate in quanto operazione con parte correlata che derogava alla politica sulle remunerazioni dell’Emittente, non sono emersi profili di possibile rilevanza sanzionatoria in capo al Collegio Sindacale poiché risulta che entrambi gli organi sociali non erano a conoscenza del suddetto documento”.

In pratica ed in poche parole, poichè si trattava di una scrittura privata, e quindi tenuta in gran segreto, la Consob non intende ritenere responsabile il Collegio sindacale né il Consiglio d’amministrazione dell’accaduto.

Qualche domanda dovrebbe farsela anche il CSM, il Ministro di Giustizia, e chiedersi: come mai nonostante gli esposti di azionisti alla Procura di Milano, nessuno ha mai acceso i riflettori in passato ?

Esito indagine Consob sulla scrittura privata e la maxi-liquidazione per Napoletano

CONSOB_Sole24Ore

Ecco cosa diceva Roberto Napolitano:

intervista del 26 novembre 2013

intervento a Capri del 20 ottobre 2015

 

 

8 anni di avvertimenti inascoltati. Il comunicato dei comitati di redazioni delle testate giornalistiche del Gruppo 24Ore

Cari lettori, vi chiediamo pochi minuti di attenzione per comprendere questi 8 anni di perdite, per un totale di 353 milioni; gli otto anni peggiori della vita del Sole 24 Ore. Ecco alcuni stralci che documentano come noi giornalisti del Sole, rispettando i principi che ci guidano quotidianamente nel raccontarvi la realtà economica, politica e finanziaria, in questi 8 anni abbiamo sottolineato, in occasione dell’assemblea degli azionisti, la gravità crescente della situazione chiedendo ripetutamente all’azionista di maggioranza, ovvero a Confindustria, e all’azienda, provvedimenti coerenti con quanto emergeva dai conti, opponendoci alla versione light che veniva presentata (non abbiamo mai votato a favore del bilancio) e ai bonus elargiti ai vertici aziendali nonostante il rosso preoccupante che emergeva.

2009: -53,3 milioni

Negli ultimi 10 anni, secondo le analisi di Mediobanca, la nostra società ha investito per linee esterne tramite acquisizioni 130,9 milioni di euro, al netto dell’investimento in Radio24. (…) La verità è che le acquisizioni del passato sono servite per “comprare” fatturato. Ma quei ricavi sono stati acquistati a carissimo prezzo, con valutazioni molto elevate delle aziende acquisite. Oltretutto sono state acquisite aziende procicliche nei periodi di culmine del ciclo economico: il loro arretramento era inevitabile e difatti ora pesa sui nostri conti. Eppure la società, nonostante questi pessimi risultati, si intestardisce nell’idea di crescere attraverso le acquisizioni.

2010: -40,4 milioni

Per il secondo anno consecutivo, infatti, siamo qui a esprimere il nostro parere su un bilancio pesantemente in rosso. Il 2010, che doveva essere l’anno del rilancio dopo il disastroso 2009, si è chiuso al contrario con una perdita di 40 milioni di euro: il Gruppo ha così bruciato 92 milioni in due anni. Ve lo diciamo subito: noi bocciamo questo bilancio, perché esprimiamo un parere fortemente critico sulla gestione di questo Gruppo. Il verdetto dei numeri del resto è impietoso: il margine operativo lordo, positivo per quasi 50 milioni nel 2008, si è liquefatto. Le copie sono calate pesantemente, attestandosi a 265mila, un’ulteriore pesante diminuzione rispetto alle 296mila di circa un anno fa; la pubblicità non dà segni di risveglio e continua una caduta libera anche più accentuata rispetto ai concorrenti.

2011: -9,3 milioni

A questo proposito non possiamo far passare sotto silenzio la decisione di corrispondere un bonus all’attuale amministratore delegato. Non ne discutiamo la legittimità ma l’opportunità. Ci chiediamo come non si avverta lo “scandalo” di usufruire di un premio mentre i bilanci continuano ad essere chiusi in rosso e all’indomani di un accordo che prevede il taglio delle retribuzioni dei propri dipendenti, ammortizzato peraltro anche da un contributo pubblico. (…) La situazione resta assai difficile. E la crisi profonda del sistema economico, con un’ormai accertata recessione, ha immediate ricadute. Solo sul fronte del quotidiano i ricavi pubblicitari sono calati di quasi 8 milioni rispetto a un 2010 già assai critico. Va evidenziato peraltro che System, la nostra concessionaria di pubblicità, ha fatto un po’ peggio dei suoi concorrenti nel corso del 2011 e viste le prospettive scoraggianti per tutto il settore nel 2012, il futuro resta assai incerto.

2012: -48,4 milioni

Due esempi a loro modo cruciali. Sui due canali che più ci stanno a cuore e che assicurano la redditività dell’attività editoriale: i ricavi diffusionali e quelli pubblicitari. Su questi ultimi pesa certo una recessione senza precedenti da cui non si intravede per ora l’uscita e ragioni specifiche che hanno colpito il Sole 24 Ore più di altre testate, la revisione della normativa sulla pubblicità legale e finanziaria. Però, sul quotidiano, le performance sono assolutamente deficitarie: a fronte di un calo degli investimenti pubblicitari sui quotidiani stimato intorno al 17%, il calo dei ricavi della raccolta del quotidiano è stato del 23% (19,5% a parità di perimetro) con un crollo di quasi 20 milioni. E non pare che questi primi 3 mesi dell’anno siano in miglioramento. Sui ricavi diffusionali, quelli che più chiamano in causa la redazione, riteniamo di avere le carte in regola. Alla prova dei fatti però e non per asserzione ideologica. Il 2012 è stato un anno di leggera flessione, intorno al 2,5, 3%. Meglio del mercato.

2013: -76,1 milioni

La situazione si aggrava di anno in anno e stentiamo a intravedere elementi di ottimismo. Anzi, se per un attimo volgiamo lo sguardo all’indietro, il peso di scelte scriteriate fatte nel recente passato continua a zavorrare i conti e a fare sentire conseguenze rilevanti anche sul 2013. Solo due esempi, entrambi tratti dalla cronaca di questi ultimi mesi di vita societaria: la vendita, conclusa per un prezzo che la stessa azienda ha qualificato come “simbolico”, di “Business Media”, un’avventura editoriale che sarebbe stato salutare non intraprendere e che, a colpi di svalutazione, si è via via ripercossa nel corso degli anni. E ancora la cessione dell’intera divisione software. Cessione che permette certo la realizzazione di una plusvalenza anche significativa, il cui impiego non può però essere limitato al rimborso di un debito che in 12 mesi è schizzato a quasi 40 milioni, ma deve corroborare anche investimenti sull’attività editoriale, e che mette in evidenza come la strategia di diversificazione che ha affascinato i vertici del gruppo, a ridosso della quotazione, fosse destituita di fondamenta.

2014: -9.8 milioni

Eppure il robusto taglio dei costi (che ha toccato tutte le altre aree di lavoro aziendale) non è bastato a riportare la gestione in carreggiata. Neanche l’aumento dei ricavi editoriali (+1,4 milioni solo per il quotidiano) è stato sinora sufficiente a invertire la rotta. Perché? Ci sono stati gravissimi errori perpetrati fino a pochi anni fa – contratti di acquisto, di fornitura e di affitto ai limiti della responsabilità civile, se non oltre – che hanno prodotto effetti tuttora perduranti, anche se attenuati; altri su cui non si è ancora intervenuto a fondo. Qualche esempio: il gruppo ha una gestione duale (poteri identici tra presidente e ad) che appare incomprensibile, e ha perso da tempo figure organizzative (a cominciare dal direttore generale dell’area editrice) indispensabili per un brand così focalizzato come è oggi Il Sole 24 Ore. In una parola: esiste un oggettivo problema di governance nel gruppo.

2015: -24 milioni

Nove anni di riduzione concordata dei salari – con misure di contenimento delle retribuzioni che si sono di fatto strutturalizzate – e di costante discesa dell’organico giornalistico non sono bastate a riportare in linea di galleggiamento il conto economico del Gruppo, dimostrando (se ce ne fosse ancora bisogno) che il problema di sostenibilità non è certo nella componente che produce l’output caratteristico dell’azienda e che tiene altissimo il brand commerciale dell’intera galassia Sole. Se è vero che gli ultimi sette esercizi hanno scontato la dissennata campagna di acquisizioni e di contrattualistica dello scorso decennio – campagna più volte stigmatizzata dall’assemblea dei giornalisti – è un fatto incontrovertibile che la redazione aveva chiesto da lungo tempo (già nello stato di crisi del 2012) la “rivoluzione digitale” che solo negli ultimi due anni è stata poi sposata con convinzione – e seppur ancora con risultati parziali – dai vertici aziendali e redazionali.

2016: -92 milioni

TOTALE: -353,3 MILIONI

Dal manifestarsi della perdita monstre dell’anno scorso (ma ahimè coerente con l’andamento degli anni precedenti), sin dalla semestrale, la redazione ha alzato ancora il livello di guardia, testimoniando a più riprese e con più iniziative la sua estraneità non solo alla scelte di cattiva gestione via via fatte, ma anche rispetto a quanto stava e sta emergendo a più livelli, da quello amministrativo, Consob, a quello penale, indagine della procura di Milano. Solo tre esempi: la critica di una politica editoriale tesa alla massimizzazione delle copie pur con marginalità negativa; un larghissimo voto di sfiducia al direttore, ben prima della notizia della sua iscrizione tra gli indagati; uno sciopero a oltranza proclamato per chiederne in via ultimativa l’allontanamento, dopo che l’azionista era rimasto inerte per troppi mesi.

Un’inerzia che però a oggi continua irresponsabilmente a protrarsi su altri punti chiave per il futuro del Sole 24 Ore. A partire dalla ricapitalizzazione. Annunciata per un importo già adesso da valutare come insufficiente e a breve a rischio di inadeguatezza, l’operazione è ancora del tutto ignota nel quando e anche nel come. Anzi, la società ha comunicato di volersi avvalere di termini più ampi di quelli statutari per l’assemblea che dovrà vararla. Sulle stesse modalità non c’è visibilità: verrà tolto il limite del 2% al possesso delle azioni, parteciperanno le banche che a loro volta ancora devono dare una risposta sulla proroga chiesta dello stand still? A tutto questo aggiungiamo un piano industriale sinora mai illustrato alla redazione, malgrado le ripetute richieste, basato su massicci tagli dei costi e su ricavi stimati piatti in 3 anni, e già, temiamo, ottimistici, visti i primi segnali che arrivano dall’andamento del 2017 e una provvisorietà degli incarichi in ruoli chiave, interim sia alla direzione del quotidiano sia alla concessionaria di pubblicità. Un’incertezza che non può protrarsi ancora e che rischia di provocare conseguenze irrimediabili.

Il Cdr del Sole 24 Ore

Il Cdr di Radiocor Plus

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