Il provvedimento di confisca è stato decretato dal Tribunale di Lecce, presieduto dal giudice Carlo Cazzella nei confronti del noto pregiudicato tarantino Michele Cicala, perché condannato, in via definitiva, per il reato di detenzione illegale di armi e gravato da precedenti per i delitti di associazione per delinquere, danneggiamento seguito da incendio, ricettazione, tentata estorsione e lesioni personali, nonché più volte sottoposto alla misura di prevenzione personale della “sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno”, da ultimo con decreto del Tribunale di Lecce del 16 febbraio 2023.
Sussistendo i prescritti presupposti di natura soggettiva e oggettiva previsti dal “Nuovo Codice Antimafia”, il Tribunale salentino, nel luglio 2022, accogliendo la conforme proposta avanzata dalla Procura della Repubblica di Lecce -Direzione Distrettuale Antimafia-, basata sul solido compendio raccolto dalle Fiamme Gialle tarantine, ha emesso nei confronti del proposto un provvedimento di sequestro di prevenzione anticipato di beni, al quale ha fatto seguito il decreto di confisca di primo grado che è stato eseguito, nella giornata di ieri, dalle Fiamme Gialle del comando provinciale di Taranto, guidato dal colonnello Massimiliano Tibollo, confiscando per auto, società, e conti bancari per l’importo di 20 milioni di euro. Un patrimonio considerevole ritenuto riconducibile al tarantino Michele Cicala, alla sbarra nel processo connesso all’inchiesta denominata “Petrolmafia“.
Gli approfondimenti investigativi delegati dall’Autorità Giudiziaria salentina, oltre a consentire la ricostruzione degli asset imprenditoriali apparentemente riferibili al prevenuto, hanno consentito di rilevare come quest’ultimo, dopo un lungo periodo di detenzione e avvalendosi di presunti “prestanome”, disponendo di fonti di reddito appena sufficienti a soddisfare le esigenze del proprio nucleo familiare, avrebbe conseguito significativi incrementi patrimoniali frutto dell’apparente reimpiego dei profitti illeciti, reinvestiti progressivamente in una serie di attività commerciali nel settore della ristorazione e del commercio di idrocarburi.
Tra i beni confiscati sono ricompresi un fabbricato situato a Taranto, autovetture, polizze, compendi aziendali e quote di partecipazione al capitale di 5 imprese, con sedi/unità locali a Taranto, operanti nei settori della ristorazione e del commercio di carburanti, nonché disponibilità finanziarie per un valore complessivo pari a circa 20 milioni di euro. Qualora il provvedimento ablatorio divenisse definitivo, i beni oggetto della confisca di primo grado saranno affidati alla gestione dell’Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la Destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla Criminalità Organizzata ai fini del loro proficuo utilizzo.
L’operazione di servizio in argomento testimonia il costante impegno della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Lecce e della Guardia di Finanza di Taranto nell’aggressione ai patrimoni illeciti, azione che assume un valore anche “sociale” poiché consente di restituire alla collettività le ricchezze accumulate nel tempo alla criminalità. Se il provvedimento dovesse diventare definitivo i beni confiscati verranno affidati alla gestione dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ai fini del loro proficuo utilizzo.
L’ atto completo della confisca di 1° grado
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