ROMA – Interdizione di un anno dall’esercizio di pubblici ufficiali dei carabinieri ed una nuova accusa, questa volta di depistaggio per il maggiore dei carabinieri Gian Paolo Scafarto e per il colonnello Alessandro Sessa, entrambi ufficiali in forza al NOE il Nucleo Operativo Ecologico dell’Arma ed ex responsabili delle indagini su Consip, iscritti nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Roma . L’ha disposta il gip Gaspare Sturzo che ha accolto la richiesta del procuratore aggiunto Paolo Ielo e del sostituto Mario Palazzi.
Nei confronti del maggiore Scafarto, già indagato per falso e rivelazione del segreto d’ufficio, è scattata anche l’ipotesi di depistaggio. Stessa ipotesi accusatorio per il colonnello Sessa, già iscritto per depistaggio per “false dichiarazioni” ai magistrati romani durante un precedente interrogatorio . La nuova accusa di depistaggio si riferisce all’eliminazione delle comunicazioni intercorse tra i due al fine di sviare, secondo l’accusa, le indagini della procura sulla fuga di notizie riguardanti l’inchiesta a suo tempo aperta a Napoli su Consip.
Al maggiore ex Noe, Gianpaolo Scafarto i magistrati della procura romanai contestano oltre al reato di depistaggio, anche 5 falsi e due rivelazione del segreto d’ufficio: una verso l’Aise (il Servizio Segreto estero), e l’altra verso Giacomo Amadori giornalista del quotidiano La Verità. Invece nel dettaglio i falsi contestati a Scafarto sono: l’aver attribuito all’imprenditore Alfredo Romeo una frase che indicava un ex-generale della Guardia di Finanza Fabrizio Ferragina, considerato “vicino” ai servizi, come fonte di informazioni confidenziali riferite dall’imprenditore napoletano al suo ex consulente Italo Bocchino: “Mi ha detto che è uno vicino a Matteo Renzi, uno del “Giglio Magico”, e che dalle intercettazioni emerge che il ministro Lotti parla bene di me“.
Nella telefonata del 27 settembre scorso Romeo e Bocchino intercettati dal Noe in realtà non parlano del generale Ferragina, bensì di De Pasquale, un “faccendiere” considerato legato a Romeo. Le altre note contestazioni riguardano, invece, la frase attribuita erroneamente a Romeo su un incontro con Tiziano Renzi, padre dell’ex premier e attuale segretario del Pd Matteo Renzi (che in realtà invece era stata pronunciata dall’ex An Italo Bocchino), e numerosi errori su un presunto e mai provato coinvolgimento dei Servizi Segreti. Al colonnello Sessa invece i magistrati hanno contestato un precedente episodio di depistaggio .
Il capo di imputazione nei confronti di Scafarto e Sessa sostiene che “al fine di sviare l’indagine relativa all’accertamento degli autori mediati e immediati della violazione del segreto a favore dei vertici della società pubblica immutavano artificiosamente lo stato delle cose connesse al reato. In particolare Scafarto che aveva seguito il sequestro in data 10 maggio 2017 del proprio smartphone al fine di accertare la natura del contenuto delle comunicazioni sia con gli altri militari impegnati nelle suddette indagini sia con estranei alle stesse su richiesta e istigazione di Sessa e al fine di non rendere possibile ricostruire compiutamente le conversazioni intervenute con l’applicativo Whatsapp provvedeva a disinstallare dallo smartphone in uso a Sessa il suddetto applicativo con l’aggravante di aver commesso il fatto mediante distruzione o alterazione di un oggetto da impiegare come oggetto di prova o comunque utile alla scoperta del reato o al suo accertamento“.
“Importante è il pericolo di reiterazione del reato oltre a quello dell’inquinamento probatorio” – scrive il gip Gaspare Sturzo – “Non c’è dubbio che la revoca della delega di indagine al Noe nel marzo 2017 e le pesanti espressioni di sfiducia in essa contenute avrebbero dovuto consigliare a entrambi gli indagati di agire in modo retto, probo e osservante dei propri doveri verso la legge e le istituzioni di riferimento e quelle di appartenenza. Invece, sembra essere stata proprio questa appartenenza l’occasione prossima per consumare altri delitti” aggiunge ancora il gip Sturzo ” La presenza in servizio del maggiore Scafarto e del colonnello Sessa, in un contesto di falsi e depistaggio, può danneggiare le indagini. Sul punto basta rileggere i messaggi scambiati tra Sessa e Scafarto come certe opzioni investigative, poi non adottate dai due, nei confronti dei superiori abbiano bisogno di un reale chiarimento oggettivo“.
Il segretario del Pd Matteo Renzi, intervenendo alla presentazione del libro ‘Fino a prova contraria” all’ Università Luiss di Roma, a proposito degli ultimi sviluppi della vicenda Consip ha detto: “Se qualcuno ha tradito il giuramento allo Stato è giusto che paghi, ma ci sono i magistrati per verificarlo. Leggo quello che accade, è evidente che questa storia non finisce qui e io la seguo con l’atteggiamento neutrale e serio di chi dice: andate avanti e vediamo chi ha ragione o torto” .