di REDAZIONE POLITICA
L’ agenda ma sopratutto il contenuto delle consultazioni avviate dal presidente incaricato Mario Draghi cominciano a prendere forma sul tavolo della politica dopo che Forza Italia ha definitivamente sciolto la riserva, dichiarando apertamente il proprio sostegno. Non a caso sarà Silvio Berlusconi in prima persona a guidare oggi la delegazione forzista che incontrerà Draghi alla Camera.
Ad annunciare il si all’esecutivo guidato dall’ex numero uno della Bce è stato Berlusconi in persona al termine di una riunione in videoconferenza con il vicepresidente azzurro Antonio Tajani e le capigruppo Mariastella Gelmini e Anna Maria Bernini: “La scelta del Presidente della Repubblica di conferire a Mario Draghi l’incarico di formare il nuovo governo va nella direzione che abbiamo indicato da settimane: quella di una personalità di alto profilo istituzionale attorno alla quale si possa tentare di realizzare l’unità sostanziale delle migliori energie del Paese“. Il Cavaliere ha tuttavia sottolineato anche l’importanza di preservare la coalizione di centrodestra: “Ci siamo confrontati e continueremo a confrontarci con i leader del centrodestra, convinti dell’importanza di preservare un’alleanza essenziale per il futuro del Paese“.
Il centrodestra andrà diviso e non con una delegazione unitaria. Dopo il “sì” di Forza Italia, Giorgia Meloni leader di Fratelli d’ Italia al momento è la più fredda sull’appoggio a Draghi. “La fiducia a Draghi non la voto astenendomi, ma se il governo Draghi poi portasse dei provvedimenti che io condivido, per il bene dell’Italia io li voto”. E “punge” Salvini: “Penso che il centrodestra sopravviverà a mille intemperie. Poi non capisco la posizione di Salvini quando dice: ‘Draghi scelga tra Lega e Grillo‘. Perchè il Pd va bene? Glielo chiederò quando lo sentirò'”.
Mario Draghi è chiamato infatti a trovare i numeri per far partire un nuovo governo che abbia un ampio consenso elettorale. Quanto forte sarà il suo ‘format’ ed il sostegno all’esecutivo e quale sarà, infatti dipende dalla politica.
A sua volta il vice segretario leghista Giancarlo Giorgetti in un’intervista rilasciata all’ AGI-Agenzia Italia ha spiegato quali sono le condizioni per l’appoggio all’esecutivo guidato dall’ex presidente della Bce. E assicura che “non vi sono contrapposizioni con Matteo Salvini” ma anzi “assoluta sintonia nel gestire la crisi. Non esistono divisioni e correnti, queste sono fantasie. Su come uscire da questa crisi la pensiamo nella stessa maniera. Io parto, rispetto a Salvini, da una consuetudine con Draghi. E’ da tanto tempo che lo frequento, mentre Salvini non l’ha conosciuto ancora. Io so le sue idee e come si comporta“, spiega Giorgetti che informa di “partecipare alle consultazioni con Mario Draghi. Salvini mi ha chiesto di andare insieme“
Mentre la Lega apre di fatto alla possibilità di un sostegno al nuovo Governo Draghi, seppur con condizioni nette su contenuti, persone e durata, il Partito democratico fa pressing sui 5Stelle per portarli in maggioranza, chiudendo a un esecutivo con i leghisti. “Noi mettiamo sul campo punti di programma molto chiari, tra i quali una chiara vocazione europeista. Su questo, penso che noi e la Lega siamo forze alternative ma spetta al professor Draghi costruire il perimetro della maggioranza“, spiega Nicola Zingaretti.
Ma chi ha buona memoria ricorda bene quando il segretario del Pd nelle precedenti elezioni dichiarava in campagna elettorale “mai con i Cinquestelle!“, salvo poi allearsi con i grillini e dar vita al Governo Conte bis per cui queste dichiarazioni vanno prese con il beneficio di una negoziazione.
Il premier uscente Giuseppe Conte parlando per pochi minuti davanti ad un un banchetto improvvisato fuori da Palazzo Chigi ha detto: “Da me nessun ostacolo a Draghi, i sabotatori sono altrove. Auspico un governo politico” . Ed ha assicurato il M5S: “Io per il Movimento ci sono e ci sarò“. Parole in cui si può leggere una sua disponibilità a un coinvolgimento diretto nel nuovo esecutivo e a una futura candidatura a guida dei Cinquestelle, entrando in aperta collisione con Luigi Di Maio.
Luigi Di Maio a sua volta ha invitato i parlamentari cinquestelle a mostrare maturità: “Abbiamo il dovere di ascoltare Draghi”, ha detto il ministro degli Esteri uscente, e “di assumere poi una posizione sulla base di quello che i parlamentari decideranno“. Una linea che smentisce di fatto le dichiarazioni del “reggente” Vito Crimi che ieri ipotizzava un voto sulla piattafoma Rousseau. Persino la sindaca di Roma Virginia Raggi invita apertamente ad aprire a Draghi.
Sono cominciate ieri pomeriggio poco dopo le 15.30 le consultazioni di Mario Draghi come presidente del Consiglio incaricato. I colloqui proseguiranno fino a sabato. La delegazione di +Europa, Azione e Radicali Italiani è entrata nella biblioteca del presidente per incontrare Draghi. La Bonino ha poi dichiarato: “Ampio sostegno a Draghi“. “Il nostro sostegno è pieno e incondizionato” ha detto Carlo Calenda, leader di Azione.
Il tasso di apprezzamento per l’ex presidente della Bce, già alto, è cresciuto dopo l’incarico ricevuto da Mattarella di formare il governo. I numeri della prima “Supermedia” dopo la crisi fungeranno da “benchmark” per le varie forze politiche.
Con l’arrivo di Draghi a Palazzo Chigi, infatti, i partiti entrano in una “terra di nessuno”. Si esce da un contesto (quello del governo Conte II) che aveva, complice la pandemia, pressoché congelato i rapporti di forza. Un congelamento reso evidente soprattutto negli ultimi mesi: dallo scorso ottobre, ormai, i rapporti di forza si sono mantenuti in tutto e per tutto analoghi a quelli di oggi. La Lega è il primo partito con il 23,5% dei consensi, in lieve rialzo (+0,4%) rispetto a due settimane fa. Il Partito Democratico è stabile al 20% in seconda posizione. Attenzione al dato di Fratelli d’Italia, terzo partito con il 16,1%: è infatti la prima volta, nella Supermedia realizzata da You Trend per l’ Agenzia Italia , che il partito di Giorgia Meloni fa registrare un arretramento, sia pure di lieve entità (-0,2%). A conferma del fatto che, come ipotizzato la scorsa settimana, FDI si sia ormai stabilizzato su questi valori, e la sua crescita si sia interrotta.
Tutte le altre forze politiche sono stabili, con variazioni – del tutto fisiologiche – nell’ordine di uno o due decimali. È da segnalare però il dato di Italia Viva: nelle scorse settimane le azioni di Matteo Renzi, che hanno infine condotto alle dimissioni di Conte, sono state viste in modo negativo dall’opinione pubblica e dagli stessi cittadini, come hanno confermato innumerevoli sondaggi. Eppure, i consensi a Italia Viva non sembrano averne sofferto, e anzi mostrano perfino una variazione positiva (+0,3%).
Ma, come si sa, non esistono solo i partiti intesi singolarmente. Esistono anche i raggruppamenti e le coalizioni. E anche se il Governo Conte non c’è più, è utile sapere se la maggioranza che lo sosteneva sarebbe competitiva in un ipotetico ritorno anticipato alle urne in tempi brevi . I dati di oggi ci dicono però che il centrodestra ha tuttora un forte vantaggio sull’area giallo-rossa: ben 7 punti (48,5% contro 41,5%). Se poi togliamo anche Italia Viva dal computo della (ex) maggioranza, i punti di distacco diventano più di 10. E questo spiega perché è lecito aspettarsi che PD, M5S e sinistra non si impegnino a sabotare la nascita dell’esecutivo guidato da Draghi, per correre verso lo scioglimento anticipato che sarebbe un vero e proprio suicidio elettorale.