La maggioranza del governo italiano è in fibrillazione sull’aumento delle spese militari. Il leader (sospeso dal tribunale di Napoli) del M5s Giuseppe Conte, alla vigilia del voto interno sulla sua leadership, intervistato da Lucia Annunziata a “In Mezz’ora in Più” (Rai3) avverte minacciando il premier Mario Draghi in maniera non troppo velata che “potrebbero esserci dei problemi nel caso in cui i grillini non venissero ascoltati”. “Che vuol dire?“, gli ha chiesto allora la conduttrice. E l’ex premier ha continuato: “Vuol dire che il governo ci deve ascoltare“. Aggiungendo rivolgendosi al popolo grillino “Se mi votate, sarò il presidente che dice ‘no‘ a un aumento massiccio delle spese militari dello Stato, soprattutto in un momento del genere”
Parole che seguono le perplessità della Lega di Matteo Salvini, notoriamente “vicina” (spesso a libro paga) al Cremlino di Putin: “Stiamo entrando faticosamente nel secondo mese di conflitto alle porte dell’Europa e ci sono uomini di stato di governo che parlano con troppa facilità di armi, di bombe e di missili”. Questa sera è prevista una riunione tra il governo e i partiti di maggioranza in vista dell’approdo al Senato del decreto Ucraina, e non è escluso che l’esecutivo possa porre la questione di fiducia sul decreto.
“Il M5S non pensa assolutamente in questo momento alla crisi di governo“ così si è espresso Giuseppe Conte ieri pomeriggio a “In Mezz’ora in Più” esprimendosi in particolare sul tema delle spese militari. “Però siamo la forza di maggioranza relativa: se si tratta adesso di discutere un nuovo indirizzo, che non era nel patto fondativo di questo governo, faremo valere la nostra presenza e la forza delle nostre ragioni”.
La votazione in corso oggi e domani sull’elezione di Giuseppe Conte alla presidenza del M5s andrà incontro a una nuova contestazione. Lo ha confermato Lorenzo Borrè, il legale che ha seguito il ricorso di tre attivisti in seguito al quale a febbraio il Tribunale di Napoli ha ordinato la sospensione dei vertici e delle modifiche allo statuto del Movimento. “Al 99% ci sarà un nuovo ricorso, dobbiamo ancora valutare alcuni aspetti di dettaglio ma la volontà c’è e probabilmente questa volta sarà da parte di un numero più cospicuo di tre persone – ha detto Borrè a Radio Radicale -. È tutto viziato all’origine, con un candidato solo, per cui lo statuto nelle norme transitorie prevede che venga eletto qualunque sia il numero delle persone che partecipano alla votazione“.
“Non è una questione di cavilli come ha detto Conte, è in ballo il concetto di democrazia. Chiamano assemblea quella che è una sorta di plebiscito“, ha aggiunto Borrè, secondo cui “i vizi rischiano di far ritrovare il M5s, o meglio Conte, nella stessa situazione di febbraio“. Fra i vizi rilevati dall’avvocato, “l’illegittima esclusione dal voto degli iscritti da meno di sei mesi, perché serve un regolamento del comitato di garanzia», poi «l’assemblea convocata da tre persone “nella qualità”, senza l’indicazione dei poteri in forza dei quali possono indire la convocazione“, nonché il quesito per “la conferma/convalida della delibera” di agosto sospesa dal Tribunale.
“La convalida di un atto illegittimo diventa essa stessa illegittima”, ha affermato Borrè, che contesta anche la candidatura per il collegio dei probiviri di figure con ruoli di governo, come la ministra per le Politiche giovanili Fabiana Dadone e la sottosegretaria all’Istruzione Barbara Floridia: “Lo trovo preoccupante: in passato ne faceva parte un membro del governo e partecipò alla procedura di espulsione contro De Falco, che non aveva votato la fiducia allo stesso esecutivo. Si parla di democrazia ma mi trovo un po’ spaesato“.
“Se il Movimento 5 stelle non dovesse votare in Senato l’ordine del giorno sull’aumento delle spese militari, la maggioranza c’è lo stesso”, replica il presidente della commissione Esteri della Camera Piero Fassino. “Dobbiamo anche liberarci da questa sindrome per cui da ogni voto dipenda l’esistenza di una maggioranza di governo. L’esistenza di una maggioranza governo è fondata su un programma di ordine generale rispetto a tutti i temi che il Paese ha di fronte“.
L’altra questione da affrontare sul tavolo della riunione è l’ordine del giorno presentato da Fratelli d’Italia proprio a favore dell’aumento delle spese militari al 2%. Il governo potrebbe dare parere favorevole ma c’è il rischio di incidenti parlamentati nel caso in cui FdI chieda comunque il voto. Allora l’altra opzione cui starebbero lavorando i partiti sarebbe quella di presentare un ordine del giorno di maggioranza sull’Ucraina in generale in cui inserire un accenno all’aumento delle spese militari.
Il presidente del Consiglio Mario Draghi, ieri da Bruxelles è stato molto chiaro sulla questione: non intende fare passi indietro. “È fondamentale per l’integrazione politica, perché la garanzia di una difesa europea è la garanzia che non ci faremo più la guerra“, ha affermato, bacchettando i partiti anche sui tentennamenti nelle prese di distanza dalla Russia di Putin. “La politica oggi deve parlare del presente e del domani e in questo momento l’unica cosa che secondo me può fare una politica che vuole bene al Paese, che vuole la pace, è stare unita” ha aggiunto il premier Draghi “e seguire la posizione degli alleati. Nessuna recriminazione“, quindi ora il Paese deve guardare avanti perché, ha avvertito, “i conti si fanno con la coscienza e anche con il proprio elettorato. Ma non ora“.