ROMA – L’incontro di questa mattina per trattativa sull’ILVA fra Di Maio, i rappresentanti di Arcelor Mittal ed i sindacati non ha fatto alcun passo avanti. Di Maio manifesta il suo dissenso prevalentemente sulla posizione rigida assunta dalla cordata dei nuovi proprietari che non ha ceduto sulle pretese occupazionali.
“Il piano occupazionale di ArcelorMittal per l’Ilva non basta, l’azienda deve battere un colpo e dare nuovi numeri perché il tavolo si possa riaprire” si espresso il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, in conferenza stampa alla fine della riunione al Mise con gli acquirenti dell’acciaieria e i sindacati.
Il ministro non sapendo più che scusa trovare dopo la richiesta di chiarimenti sulla reale posizione del Governo, ha annunciato ancora una volta che “domani mattina, al massimo domani pomeriggio manderemo all’Avvocatura dello Stato la richiesta di parere in autotutela per verificare la possibilità di attivare la minacciata procedura di autotutela per quanto riguarda l’annullamento della gara“.
“Spero prima di metà agosto di trovare una risposta ai dubbi che ci sono sulla procedura di gara e che ci siano i presupposti per convocare nuovamente azienda e sindacati e favorire il dialogo“, ha aggiunti ancora.
Soffermandosi sul punto dell’occupazione Di Maio ha detto: “Non ha senso che si convochi nuovamente il tavolo se non arrivano nuovi numeri da parte di ArcelorMittal: non possono assumere 10mila persone e lasciare che degli altri 3-4mila se ne faccia carico lo Stato“, dimenticandosi però che i numeri proposti da Arcelor Mittal costituiscono di fatto l’offerta che si è aggiudicata la gara internazionale passata al vaglio dal Mise, dell’ Avvocatura Generale dello Stato (come ha ricordato anche l’ ANAC) , del Ministero dell’ Ambiente e dall’ Autorità Antitrust Europea.
Di avviso diverso i rappresentanti del gruppo Arcerlor Mittal per i quali “L’incontro di oggi al Mise sull’ ILVA ha consentito la ripresa del dialogo tra ArcelorMittal, organizzazioni sindacali e Ministeri interessati. Per questo lo riteniamo positiva“. L’azienda franco-indiana leader mondiale del settore conferma l’impegno “di dedicare i prossimi giorni all’approfondimento delle rispettive posizioni, alla verifica di questioni tecniche e legali e alla definizione di successive ipotesi di lavoro in modo da potersi incontrare nuovamente a breve su basi più efficaci”.
I sindacati invece dal canto loro si rendono conto ormai che di questo passo il prossimo 15 settembre l’ Amministrazione Straordinaria che risponde al Ministero dello Sviluppo Economico non avrebbe più fondi necessari per tenere in vita l’acciaieria di Taranto.
Arcelor Mittal sinora non è riuscita a trovare un’intesa sul piano occupazionale poichè prevedeva e continua a proporre l’assunzione di 10mila unità lavorative, attualmente alle dipendenze dell’ ILVA in amministrazione straordinaria, mentre i sindacati a loro volta chiedono che sia innalzato questo numero ed in particolar modo che non ci siano esuberi rispetto ai circa 14.000 attuali dipendenti di ILVA.
L’accordo raggiunto in sede di aggiudicazione, prevedeva che dei circa 4.000 esuberi (attualmente 3.000 di loro sono in cassa integrazione da tempo) per 1.500-2.000 lavoratori di loro era previsto il passaggio in una società costituita fra la nuova ILVA a gestione Arcelor Mittal con Invitalia per svolgere le necessarie bonifiche all’interno dell”area industriale e per i restanti incentivi all’esodo e cassa integrazione.
Di Maio ancora una volta non si è risparmiato di attaccare il precedente governo sostenendo che il contratto che lega il Gruppo ILVA al gruppo acquirente Arcelor Mittal, “insoddisfacenti” i numeri sull’occupazione. ed aggiunto “Chi aveva offerto di meglio dal punto di vista occupazionale e ambientale non è stato premiato dalla gara che ha fatto il precedente governo, ma solo chi ha offerto più soldi”, probabilmente senza neanche avere idea di cosa stesse parlando.
Il segretario generale della Fim-CISL, Marco Bentivogli, al termine del vertice ha spiegato che “la posizione di ArcelorMittal su Ilva è immutata” aggiungendo che il “governo non ha sciolto i nodi di sua competenza e che la distanza verso l’accordo si allontana anche rispetto all’avvio della trattativa di 15 mesi fa“. Secondo Bentivogli, “la sostanza è che mentre Di Maio verifica se annullare la gara, fa ripartire la trattativa su condizioni di partenza più arretrate rispetto al governo precedente“.
Francesca Re David della Fiom-CGIL con una nota ha ricordato che “al momento nè ArcelorMittal ha cambiato posizione sul piano occupazionale, nè il Governo ha portato novità. Se il Governo convoca nei prossimi giorni saremo presenti, ma senza un cambiamento delle posizioni dell’azienda su occupazione e diritti per le lavoratrici e i , il tavolo non farà nessun passo avanti. Il Governo è uno dei firmatari del contratto di aggiudicazione, e quindi deve assumersi le proprie responsabilità”.
“Attualmente sono impiegati nei diversi stabilimenti 13.522 dipendenti, di cui 2.367 in cassa integrazione, come dichiarato dai Commissari all’audizione al Senato. È inaccettabile – ha aggiunto Re David – che a fronte di un raddoppiamento della produzione con l’obiettivo entro il 2023 di 10 milioni di tonnellate di acciaio, di cui 8 milioni di tonnellate prodotte a Taranto, non si preveda la collocazione di tutti i 14 mila lavoratori. Per la Fiom-CISL, inoltre, vanno garantire le migliori condizioni per l’ambiente e per la salute dei cittadini di Taranto e va rispettato l’accordo di programma di Genova”.
“Serve la volontà ed il senso di responsabilità da parte di tutti – è il commento del Segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, con una nota stampa – per riuscire a salvare Ilva, a partire da Arcelor Mittal” . “Bisogna ritornare al tavolo della trattativa al più presto – continuaPalombella – e fare il miglior accordo che garantisca tutti i lavoratori con un percorso chiaro e condiviso c’è infatti ancora poca chiarezza e molta indecisione da parte dall’azienda, nonostante le rassicurazioni del ministro Di Maio sulla disponibilità del fondo di 250 milioni di euro per l’Amministrazione Straordinaria da destinare al piano di incentivazione, l’impegno per una soluzione sull’accordo di programma di Genova e la garanzia del supporto alla trattativa fra AM e sindacati”. Ad onor del vero è proprio Arcelor Mittal che pretende la dovuta chiarezza dal Ministro Di Maio e dal Governo sugli impegni concordati e resi all’indomani dell’aggiudicazione della gara internazionale.
“Noi siamo pronti a fare la nostra parte – ha aggiunto Palombella – Il Governo ha espressamente chiesto ad Arcelor Mittal di riaprire il negoziato, ma i rappresentanti del gruppo industriale hanno preso tempo, hanno ribadito la stessa impostazione sui 10.000 lavoratori da assumere e chiesto ulteriori garanzie sul fondo per il piano di incentivi”. concludendo: “È un gioco sulla pelle di 20.000 lavoratori e noi non ci stiamo! Di Maio ha ricordato che se dal parere dell’Avvocatura emergessero criticità sulla gara queste ricadrebbero sullo Stato e non sull’azienda. Attendiamo una convocazione a stretto giro dal ministro Di Maio, non c’è più tempo da perdere”.
Ma anche Palombella non la racconta tutta sulla necessaria copertura finanziaria e conclude il suo intervento chiarendo anch’egli l’urgenza del problema: “O ci sarà l’accordo al Ministero dello Sviluppo Economico sull’ ILVA o ci sarà il fallimento: non ci sono scorciatoie“.
A settembre, hanno più volte ricordato i commissari, quando scadrà l’amministrazione straordinaria, la cassa sarà vuota. Ed a fallire in caso di annullamento della gara, sarebbe l’industria siderurgica italiana e l’economia italiana che perderebbe un punto di PIL, e l’intera provincia jonica che si regge sulle attività ed appalti all’interno dello stabilimento.