ROMA – Si chiamerà Immuni l’ app necessaria a tenere sotto controllo la diffusione del virus durante la Fase 2. Il commissario straordinario per l’emergenza sanitaria Domenico Arcuri ha firmato oggi l’ordinanza con cui dispone la stipula del contratto di cessione gratuita della licenza d’uso sul software e di appalto di servizio gratuito con la società Bending Spors , realizzato in collaborazione con il Centro Medico Santagostino, che si occuperà anche degli aggiornamenti necessari nel corso dei mesi.
Alla prima “first call” per la ricerca di soluzioni tecnologiche nel campo del data analytics – lanciata congiuntamente il 25 marzo scorso dal Ministro per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, il Ministro dello Sviluppo Economico ed il Ministro dell’Università e Ricerca – sono state proposte diverse soluzioni che pur presupponendo l’uso del Bluetooth affiancavano l’utilizzo più o meno granulare del GPS (con un grado di precisione del tracciamento dai 10 ai 100 metri).
L’ App non sarà obbligatoria
Si tratta del progetto selezionato dal gruppo di esperti insediato al dicastero dell’innovazione, proposto a Palazzo Chigi dalla ministra Paola Pisano il 10 aprile ed attualmente sottoposto al vaglio del comitato scientifico guidato da Vittorio Colao. La app Immuni, che non sarà obbligatoria, e quindi scaricabile solo in modo volontario, si compone di due parti. La prima è un sistema di tracciamento dei contatti che sfrutta la tecnologia Bluetooth.
ORDINANZA-Chigi_Covid-appFunzionerà con il Bluetooth
Grazie all’utilizzo Bluetooth è possibile rilevare la vicinanza tra due smartphone entro un metro e e quindi poter ricostruire a ritroso tutti gli spostamenti ed incontri di una persona risultata positiva al Covid-19, in maniera tale da poter rintracciare e quindi isolare dei potenziali contagiati. Allora l’utente può dare il consenso al trattamento dei propri dati, permettendo di rintracciare le persone con cui è entrato in contatto nei giorni precedenti attraverso la cronologia dei suoi spostamenti. L’ App una volta scaricata conserva sul dispositivo di ciascun cittadino una lista di codici identificativi anonimi di tutti gli altri dispositivi ai quali è stata vicino.
Un diario clinico
La seconda funzione di Immuni, realizzata dalla società Bending Spors e invece, è un diario clinico contenente tutte le informazioni più rilevanti del singolo utente (sesso, età, malattie pregresse, assunzione di farmaci) e che dovrebbe essere aggiornato tutti i giorni con eventuali sintomi e cambiamenti sullo stato di salute.
I test
Il commissario Arcuri ad di Invitalia ha spiegato precisando che verrà prima avviata una sperimentazione in alcune regioni pilota. L’app sarà “un pilastro importante nella gestione della fase successiva dell’emergenza” aggiungendo “speriamo in una massiccia adesione volontaria dei cittadini” sottolineando come “il sistema di tracciamento dei contatti ci servirà a capitalizzare l’esperienza della fase precedente ed evitare che il contagio si possa replicare“.
La Presidenza del Consiglio dei Ministri è il licenziatario dell’uso del prodotto, mentre l’azienda milanese agisce in maniera gratuita, finanziando autonomamente i propri costi e non ricevendo alcun corrispettivo per il suo impegno; a suo carico anche gli aggiornamenti necessari nel corso dei prossimi mesi. Luca Ferrari amministratore delegato di Bending Spoons ha dichiarato: “Sono molto orgoglioso della passione, abnegazione e competenza dei nostri ingegneri, scienziati e di tutto il team Immuni. Abbiamo fatto, e faremo, del nostro meglio“. Per essere efficace Immuni dovrà pero essere scaricata dal 60 per cento degli italiani. E non sarà facile convincerli.
Ma serve davvero?
La discussione sull’efficacia di questi strumenti è ancora aperta e non soltanto per questioni di privacy, infatti le tecnologie dietro queste applicazioni sembrano non aver dato sempre risposte efficienti. I risultati dell’utilizzo di App nella Corea del Sud che viene spesso citata come modello, così come a Singapore, ì dove una buona fetta della popolazione ha scaricato la app TraceTogether, sviluppata con dovizia da un’agenzia governativa, sfruttando la tecnologia Bluetooth Low Energy (BLE).”Credo che proprio Singapore sia un esempio perfetto per anticipare quello che potrà succedere in Italia, perché lì non è stato deciso il lockdown ma solo alcune restrizioni e l’app come aiuto per il tracciamento dei contagi“, spiega Marco Trombetti, fondatore di Pi-Campus e tra i maggiori esperti in Italia di nuove tecnologie, parlando con i nostri colleghi dell’ AGI-Agenzia Italia.
Singapore vive una situazione simile a quella che possiamo possiamo immaginare in Italia con la Fase 2 dell’epidemia. “E se guardiamo quello che è successo a Singapore, possiamo dire che è stato un disastro“, commenta. “L’app adottata dal governo è stata scaricata meno di un milione di volte su circa sei milioni di abitanti, circa il 18% – aggiunge Trombetti -. Di questi solo il 50% l’ha attivata, quindi circa mezzo milione. Non solo. C’è un gap nei dati raccolti perché il Bluetooth non traccia automaticamente gli iPhone, che a Singapore sono circa il 38% degli smartphone usati“. L’app usata a Singapore prevede di avvisare le persone entrate in contatto con un contagiato solo quando la positività è conclamata, un sistema chiuso. “Credo che oggi l’Italia dovrebbe fare un passo avanti e disegnare qualcosa che abbia davvero un impatto“, prosegue Trombetti, perché per mobilitare 60 milioni di persone “serve certezza che l’app adottata serva effettivamente a qualcosa“, conclude il manager informatico.
Una cosa è sicuro: l’App Immuni dovrà funzionare allo stesso modo su Ios-iPhone ed Android, e sembra molto difficile che possa riuscirci, senza interagire a livello profondo con i due sistemi operativi: a questo mira lo sforzo comune di Apple e Google per arrivare ad una piattaforma congiunta. I primi risultati della collaborazione tra i due players-giganti della tecnologia saranno disponibili verso la metà di maggio, e quindi fino a quel momento non è sicuro che Immuni possa funzionare al massimo delle sue potenzialità.
L’unica vera alternativa allo sviluppo di una applicazione a livello europeo è forse la soluzione globale proposta da Google ed Apple. Questa soluzione è ancora in via di sviluppo ed è stata recentemente presentata da Google ed Apple e dovrebbe essere sviluppata entro la metà del mese di maggio. Il sistema pensato dai colossi americani si basa sulla tecnologia Bluetooth Low Energy (BLE)e cifra i dati dell’utente sul proprio dispositivo, assegnandogli un ID temporaneo, che varia spesso e viene scambiato tramite Bluetooth con i dispositivi vicini.
Apple e Google però stanno cercando di fare qualcosa di più, per evitare il rischio di falsi positivi con la registrazione di “contatti” Bluetooth non significativi di un potenziale contagio (per l’eccessiva distanza fra le parti).
Gli ingegneri dei due colossi tech contano infatti di riuscire ad inserire una “soglia” di potenza del segnale del Bluetooth per escludere contatti non rilevanti. La “app” ha inoltre un potenziale di adozione inedito in quanto verrà resa disponibile su tutti gli smartphone dei due produttori e potrà condividere i dati fra gli stessi.
Il progetto si compone di un primo momento in cui il programma potrà essere inserito nel codice di applicazioni predisposte dalle autorità di pubblica sicurezza, e si occuperà di raccogliere il log dei “contatti” fra il proprio ID (che varia tempo per tempo per ragioni di privacy) e quelli dei vari smartphone che entrano nel range del dispositivo.
In un secondo momento il programma potrà diventare un’applicazione autonoma o, nelle intenzioni degli sviluppatori, un semplice toggle per permettere di decidere se registrare o meno i “contatti”. Una volta che la stessa non sarà più necessaria, le due società garantiscono che dismetteranno il sistema.
Il sistema funziona registrando i contatti per 14 giorni e consente, nel caso in cui un soggetto risulti positivo al contagio, di condividere i dati relativi ai contatti delle due settimane precedenti e di inoltrare un messaggio automatico a tutti questi contatti. Il successo dell’applicativo dipende quindi dalla decisione dei vari Governi di adottare questo standard e di implementarlo nelle rispettive applicazioni.
Dal punto di vista della sicurezza del sistema, il modo in cui lo stesso è costruito rende difficile, anche in caso di data breach, che un aggressore esterno possa riuscire ad abbinare gli ID con i relativi “contatti” a soggetti specifici. D’altro canto Google ed Apple si trovano così a custodire una mole di dati (di movimento e inevitabilmente sanitari) davvero incredibile quando una situazione simile a quella adottata a Singapore consentirebbe di limitare il trattamento dei dati in capo all’Autorità senza coinvolgimento di soggetti terzi.
Il progetto di Google ed Apple sarà quindi non solo una soluzione utilizzabile negli Stati Uniti, ma rappresenta una proposta globale che potrebbe essere utilmente applicata anche in Italia, specie se non si arrivasse in tempi brevi ad una soluzione condivisa all’interno dell’Unione Europea.
Come scaricare l’app Immuni (gratis)
L’app potrà essere scaricata, su base volontaria e gratis, dal playstore Android e dall’Apple Store per dispositivi iOS (almeno inizialmente non sarà quindi disponibile su Windows Phone, su feature phone e su telefoni Android sprovvisti del play store).
Il Governo ha precisato che l’app sarà inizialmente sperimentata in alcune regioni pilota (oltre che, a quanto sembra, nelle sedi di Maranello e Modena della Ferrari, nell’ambito del progetto Back on Track), per poi essere adottata a livello nazionale.
Chi finanzia Immuni ?
Nell’ azionariato della società Bending Spoons compaiono I tre figli di Silvio Berlusconi e Veronica Lario (Luigi, Eleonora e Barbara), Tamburi e il fondo Nuo Capital, che investe in Italia con capitali cinesi. Ma anche famiglie e imprenditori di spicco (tra cui Renzo Rosso, Paolo Marzotto, Giuliana Benetton, i Dompè ed i Lucchini), Mediobanca, il finanziere Davide Serra, il fondo internazionale Ardian e sempre la holding H14 dei tre figli di Berlusconi, in Jakala. La società milanese Bending Spoons, è uno sviluppatore di app per smartphone su scala europea ed ha chiuso il 2018 con un fatturato di 32 milioni ed un utile di 3 milioni,
Europa e Privacy
Nel frattempo l’Europa ha dettato le regole per l’app: anonimato e niente geolocalizzazione, sì a bluetooth e volontarietà. Criteri che hanno ricevuto il consenso e plauso del Garante della Privacy Antonello Soro. “Speriamo in una massiccia adesione volontaria dei cittadini“, ha sottolineato Arcuri, “speriamo possano sopportare e supportare il sistema di tracciamento dei contatti, che ci servirà a capitalizzare l’esperienza della fase precedente ed evitare che il contagio si possa replicare“.