Ventiquattro arresti, 12 in carcere e 12 ai domiciliari, per un totale di 50 indagati, hanno impegnato questa mattina centinaia di finanzieri in decine di perquisizioni. Si chiama “Labirinto” l’operazione del Nucleo Centrale Valutario della Guardia di Finanza guidato dal generale Giuseppe Bottillo e della Procura di Roma guidata da Giuseppe Pignatone che ha nel mirino politici, imprenditori e dirigenti pubblici. Vengono contestate tangenti pagate per ottenere commesse da enti statali e ministeri. La magistratura romana ha emesso anche cinque misure interdittive con obbligo di firma. È, inoltre, in corso, il sequestro preventivo di beni immobili, conti correnti e quote societarie per 1,2 milioni di euro. Durante l’indagine che ha avuto origine nel 2013 dalla segnalazione di operazioni finanziarie sospette da parte l’Uif della Banca di Italia.- è stata accertato l’utilizzo di un gran numero di fatture per operazioni inesistenti a favore di società ed enti su tutto il territorio nazionale, e di ricostruire l’operatività di una ramificata struttura affaristico-delinquenziale imperniata intorno a un consulente tributario e a un gran numero di società a lui riconducibili, che movimentavano grandi somme di denaro tra conti personali e aziendali.
Uno scenario criminale che delinea un vero e proprio labirinto di mazzette, come una grande città sotterranea degli intrallazzi a Roma per spartirsi gli appalti dei ministeri, incluso quello della Giustizia . Non un ‘mondo di mezzò ma una realtà visibilissima che aveva il suo quartier generale a pochi metri dai palazzi del potere romani, a pochi metri dal Parlamento. Questa mattina all’alba con un’operazione estesa a diverse città italiane ma che ha il suo epicentro a Roma sono scattati centinaia di perquisizioni delle Fiamme Gialle con decine di arrestati ordinati dal gip presso il Tribunale della Capitale, ai quali viene contestata la corruzione, il riciclaggio delle mazzette, la truffa ai danni dello Stato, l’appropriazione indebita e la creazione di un’associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale.
Stando alle prime informazioni raccolte, la rete di “tangentisti” colpita dalle indagini sarebbe riuscita a ottenere appalti per la fornitura di servizi e beni di diversi enti statali e anche di alcuni ministeri. Appalti vinti sopratutto grazie al versamento di tangenti, smistate anche a esponenti politici ed ai loro familiari, con forniture ed opere quasi sempre effettuate con prestazioni e materiali scadenti, di qualità molto inferiore a quanto previsto nel capitolato. Alcuni degli appartenenti all’associazione per delinquere si sarebbero occupati di fornire persino della documentazione creata ad hoc per consentire alle società di poter costituire i fondi neri necessari a pagare le tangenti.
Risulta indagato anche Antonio Marotta parlamentare in carica , che è un avvocato di Salerno, collegato alla figura centrale del network del malaffare, il faccendiere Raffaele Pizza, salernitano, 50 anni, diploma da perito chimico e specializzazione di tre anni in “armi ed esplosivi“, che è il fratello di Giuseppe Pizza, il politico calabrese già sottosegretario del governo Berlusconi, che rivendica la proprietà del simbolo della Democrazia Cristiana, anch’egli indagato nell’inchiesta della Guardia di Finanza. Pizza, utilizzando i suoi contatti consolidati con il mondo della politica, costituiva il perno di congiunzione tra gli imprenditori e gli enti pubblici, svolgendo secondo gli investigatori “un’incessante e prezzolata opera di intermediazione tra i suoi interessi e quelli di imprenditori senza scrupolo” allo scopo di aggiudicarsi gare pubbliche. Raffaele Pizza – riferisce la Gdf – ha “forti entrature politiche, grazie a salde ed antiche relazioni con personalità di vertice di enti e società pubbliche”. Al vertice dell’organizzazione figura anche il commercialista Alberto Orsini, anch’egli arrestato.
Il deputato, è indagato per presunti legami illeciti con il faccendiere Pizza. Nei suoi confronti i pm Paolo Ielo e Stefano Rocco Fava avevano sollecitato l’arresto in carcere ma il gip ha escluso alcuni fatti a lui contestati e che hanno fatto cadere i presupposti per applicare la misura detentiva.
A Marotta vengono contestati i reati di partecipazione ad associazione a delinquere, corruzione, finanziamento illecito dei partiti e riciclaggio. Per queste ipotesi gli inquirenti avevano richiesto l’arresto al gip Maria Giuseppina Guglielmi, ma questi non ha ritenuto sussistenti l’associazione per delinquere, ha riqualificato di corruzione in traffico di influenza illecita, mentre delle ipotesi di finanziamento illecito ne ha ritenuta sussistente una sola. Infine il reato di riciclaggio contestato dai pm è stato riqualificato dal gip in ricettazione. Alla luce delle considerazioni del gip, i fatti contestati a Marotta prevedono una pena non superiore ai tre anni per la quale non è previsto l’arresto in sede di indagini preliminari. Il ruolo di Marotta nella vicenda, anche in virtù di quanto emerso in intercettazioni telefoniche ed ambientali, sarebbe stato quello di raccordo tra le attività illecite dell’organizzazione, al cui vertice c’erano Raffaele Pizza e Alberto Orsini, ed alcuni pubblici ufficiali.
“Orsini Alberto – si legge, nell’ordinanza del gip – dava a Marotta, parlamentare, 50mila euro che Marotta riceveva insieme a Pizza Raffaele in assenza dei presupposti della legge sui finanziamenti pubblici ai partiti, tra il 21 maggio e il 29 luglio 2015“. Il 3 marzo dello stesso anno, “Esposito Luigi corrispondeva” sempre al Marotta “somme di denaro contante nella misura di 50 mila euro che il Marotta riceveva unitamente a Pizza Raffaele, parti delle quali da consegnare a ignoto pubblico ufficiale ai fini corruttivi, in assenza dei presupposti previsti dalla legge sul finanziamento ai partiti“. “Le indagini – osserva il giudice – hanno preso l’avvio da segnalazione di operazioni sospette inoltrate dal sistema bancario a seguito dell’accertamento di un’anomala operatività dei conti correnti intestati a Alberto Orsini, a Filippo Orsini, alla Piao snc, e alla Phoenix 2009 srl.“
Chi è Antonio Marotta. Deputato di Area Popolare Ncd-Udc, Marotta, 68 anni, avvocato originario di Torchiara (Salerno). Già deputato nella passata legislatura con l’Udc, è stato rieeletto nel 2013 nelle liste di Forza Italia-Pdl, da cui l’anno scorso, nel giugno 2015 è passato a Area Popolare. E’ stato anche consigliere laico del Csm nel 2002 in quota Udc.
L’onorevole Marotta: “Pilotava le indagini”. Numerosi punti sono dedicati al parlamentare Antonio Marotta, 69 anni, di Salerno, avvocato, (Area Popolare, Ncd Udc). L’onorevole Antonio Marotta secondo il giudice riceveva denaro “come corrispettivo del promesso interessamento” per mettere a tacere le indagini sull’attività di Raffaele Pizza e dei suoi sodali. Si parla di “asserita possibilità di influenzarla a favore degli indagati grazie alle sue conoscenze nella magistratura e nella Guardia di Finanza”. Bisogna ricordare a questo punto che l’onorevole Marotta è stato a lungo membro del Consiglio Superiore della Magistratura, dove venne eletto nel 2002 in quota Udc, partito in cui ha militato prima del passaggio al Pdl e poi un anno fa nella compagine di Angelino Alfano. Al Csm è stato presidente della Commissione incarichi direttivi, quella che decideva le nomine dei magistrati al vertice delle procure e dei tribunali. Della sua attività al Csm si ricorda in particolare un intervento contro il pool di Milano in favore di Cesare Previti: fu lui a chiedere di aprire un procedimento per valutare il trasferimento a Brescia del processo sul caso Imi-Sir. Si pronunciò anche contro Ilda Boccassini, criticandone le parole pronunciate in occasione della requisitoria al dibattimento. Poi dal 2009 al 2012 è stato numero due del Dipartimento organizzazione del personale del ministero della Giustizia. Nel maggio del 2012 il Senato lo ha eletto vice presidente del Consiglio di presidenza della Giustizia amministrativa. Sull’inchiesta in corso Marotta ha dichiarato : “E’ un equivoco. Io credo di essere al di fuori di tutto al cento per cento“.
Le conversazioni tra Pizza e Marotta. “Anche Pizza il 23 gennaio 2015 nell’illustrare sommariamente a Antonio Marotta le ragioni del coinvolgimento di Piccini nella vicenda Phoenix/Postelink, proponeva una analoga ricostruzione dell’operazione intercorsa tra Phoenix e le società del Piccini, indicandole come effettive esecutrici del servizio oggetto del subappalto“.
“Pizza risponde a una chiamata al telefono mentre Marotta continua a leggere le carte.
Pizza: …Nino, ti stavo parlando, e allora io ho dovuto prende dei soldi“.
Marotta: Perchè?”.
Pizza: “Non so se m’hai capito, la società è chiusa 6 anni fa. Feci fa’ la società a Orsini e darla in subappalto, questo qui, Phoenix, l’ha data a un’altra società, i lavori so stati fatti, e ci guadagnava la differenza“.
Marotta: “È chiaro, certo certo.
Pizza: Non è che non è mai stato così, era così sei anni fa, quindi penso che sia…”.
Marotta: “Ormai in prescrizione“.
“L’operazione intercorsa tra il Consorzio Postelink e Phoenix aveva dunque una duplice finalità: consentire al consorzio di imputare al pagamento dei corrispettivi dovuti a Phoenix uscite superiori al costo effettivo del servizio oggetto dell’appalto, e così creare fondi neri, nonché di lucrare dall‘Inps, un corrispettivo superiore, fatturando una parte del servizio mai reso“.
Il faccendiere non si accontentava delle mazzette, infatti, grazie sempre ai propri contatti con i politici si adoperava anche per favorire persino la nomina ai vertici di enti e società, di persone a lui vicine, allo scopo di riceverne favori e facilitazioni. Il faccendiere utilizzava uno studio vicino al Parlamento,”per ricevere denaro di provenienza illecita, occultarlo e smistarlo, avvalendosi in un caso anche della collaborazione del parlamentare, che lo ha attivamente coadiuvato nelle attività di illecita intermediazione”. Il “parlamentare” Antonio Marotta è “del Ncd” la formazione politica che fa capo all’attuale ministro dell’Interno Angelino Alfano. Le indagini – valutarie prima e penali poi – hanno permesso agli inquirenti e ai finanzieri di ricostruire l’operatività di una ramificata struttura imprenditoriale illecita che negli anni ha movimentato oltre dieci milioni di euro giustificati da fatture false a scopo di evasione e per costituire riserve occulte da destinare a finalità illecite, attraverso una galassia di società (costituite e gestite con il concorso di numerosi indagati). Per “ammorbidire” eventuali controlli fiscali e agevolare le pratiche di rimborso delle imposte, il consulente si sarebbe avvalso anche di due dipendenti infedeli dell’Agenzia delle Entrate di Roma, arrestati nel corso delle operazioni odierne, individuati in collaborazione con gli organi ispettivi interni dell’Agenzia delle Entrate, finiti in manette con l’accusa di corruzione aggravata.
“Le intercettazioni nelle private dimore”. Il giudice spiega che le intercettazioni sono state disposte anche per l’associazione per delinquere (416), reato “in virtù del quale le intercettazioni possono essere disposte in luoghi di privata dimora (e tali sono gli studi professionali non aperti al pubblico) anche se in essi non si svolge attività delittuosa“.
“La copertura del dipendente Bnl”. “Per ottenere agevolazioni nel compimento delle attività finalizzate a movimentare le somme ricevute dalle cartiere in accredito dai titolari delle società utilizzatrici delle false fatture onde retrocederle a queste, Orsini si avvaleva della copertura e anche del materiale contributo di un dipendente della Bnl, Armando Ciccoli“.
L’appalto call center Inps-Inail-Poste. La gestione dell’appalto del call center unico Inps Inail è al centro dell’indagine. Secondo gli inquirenti l’appalto sarebbe stato affidato in maniera regolare ma condotte illecite si sarebbero verificate in un secondo momento, nei rapporti con i subappaltatori. Nella distribuzione di lavori e subappalti il gruppo avrebbe realizzato tutta una serie di false fatturazioni e frodi fiscali per generare denaro extra contabile poi usato per tangenti, riciclaggio e finanziamento illecito ai partiti. “La polizia giudiziaria ha ricostruito il rapporto intercorso nel biennio 2009-2010 tra la Phoenix e il consorzio Postelink, ora Postel Spa, soggetto giuridico appartenente al Gruppo Poste Italiane Spa, consistente nel subappalto in favore della Phoenix da parte del Consorzio, di un lottto di servizi per la gestione di un call center a quest’ultimo appaltato dalll’Inps“. “Analoghe situazioni sono state riscontrate in altri rapporti di impresa tra altre società operanti nel settore delle pubbliche forniture, in particolare nel comparto Inps e Poste e società riconducibili all’Orsini, essendo anche queste risultate destinatarie dirette di pagamenti giustificati da fatture relative ad operazioni soggettivamente inesistenti“.
“Pizza artefice della nomina di Crecco”. “Pizza, in una telefonata del 5 marzo 2015, rivendica il merito di essere stato l’artefice della nomina di Crecco a direttore dell’Inps: ” ….allora, io sono un grande amico del senatore Bonferroni, e lui mi ruppe i coglioni, e dice, dobbiamo andare ad Arcore, ti devo presentare il Cavaliere, perché il Cavaliere deve fare una grande cosa, aprire i call center…io gli dissi ok, ci vengo, e ci portai Agostino Ragosa, che poi è diventato direttore generale dell’agenda digitale e prima era responsabile grazie a me della parte informatica delle Poste….e Vittorio Crecco, che era responsabile informatica dell’Inps, ok? Vi sto raccontando la storia….sei mesi prima andiamo ad Arcore, Vittorio Crecco che è un genio assoluto, è inversamente proporzionale alla sua altezza, dice al Cavaliere di dare un milione di lire ai pensionati e gli fece tutta l’operazione 7/8 mesi prima ancora che le elezioni ci furono qui….questo è impazzito….“
“La tangente al direttore Inps”. “L’interposizione della Phoenix nel rapporto tra il Consorzio Postelink e le società del Piccini è servita a creare fondi neri costituiti dalla differenza tra i maggiori costi per il servizio corrisposti a Phoenix dal Consorzio Postelink e quelli effettivi pari al corrispettivo percepito dalle società del Piccini. Una parte di questi fondi è stata a Pizza e a Vittorio Crecco. Quest’ultimo, all’epoca dell’aggiudicazione dell’appalto in favore di Postelink, era il direttore dell’Inps“.
Intercettazione ambientale 18 marzo 2015. “Orsini: …mo’ c’è sta st’indagine rispetto al quadro iniziale….stanno andando talmente avanti ….che c’è sicuramente l’idea che tramite me possono arrivà a pezzi grossi dell’Inps“. e continuava “…Ho girato un po’ troppi soldi in contanti…(sospira)…porca puttana…sempre per pagà a gente eh! Sai questi me facevano delle cose… e io poi li pigliavo in contanti glieli davo….na cazzata ho fatto!”
“Davano 100 gli restituivano 80”. “In una precedente conversazione del 5 novembre 2014, Orsini, alle persone presenti in studio, nel riferirsi alla prima perquisizione subita da parte del Nucleo speciale della polizia valutaria, spiegava molto efficacemente ‘….di aver subito un controllo su 26 società da lui amministrate facenti capo a un pool di amministratori dietro ai quali c’erano 7-8 nomi di società che a loro volta lavoravano in Inps, Poste, ecc. le quali (testuale) spicciavano in po’ di soldi in contanti per pagare il nero …per esempio davano 100 e gli restituivano 80 in contanti…‘, aggiungendo che banche avevano effettuato segnalazioni per operazioni sospette“.
“La strategia per difendersi dalle indagini”. “Seguendo le indicazioni di Alberto Orsini, gli indagati hanno provveduto a estinguere tutti i vecchi rapporti bancari intestati alle varie società ed accesi presso Banca Nazionale del Lavoro e, nel contempo, si sono posti alla ricerca di nuovi sportelli bancari (piccole banche del territorio), presso i quali accendere, per il futuro, i nuovi conti“.