Droga, usura, estorsioni: ecco gli affari della mafia pugliesi ma, secondo la relazione della Direzione Investigativa Antimafia, con riferimento al primo semestre del 2014, la Sacra Corona Unita preferisce “la strategia dell’inabissamento”, attraverso alleanze fra i vari gruppi criminali del territorio che “operano in sinergia tra loro“.
A Taranto si registra una “situazione apparentemente tranquilla ma che nasconde potenziali criticità a causa della presenza di aggregati malavitosi molto aggressivi“.
“Non deve poi essere sottovalutata – conclude la Dia – la crisi occupazionale legata alle note vicende delle acciaierie ivi presenti, che potrebbe acuire la situazione di disagio sociale”. Le mafie pugliesi, secondo la relazione, manifestano “profili di instabilità e mutevolezza” , e le attività con i maggiori proventi illeciti restano il traffico di droga, l’usura e le estorsioni.
“Fattore comune per l’intera regione, complice anche la crisi economica – continua la relazione – è l’aumento delle rapine a mano armata e dei furti in danno di sportelli bancomat, centri scommesse ed in appartamento». E si segnala che «la vicinanza geografica con i Balcani favorisce l’interazione dei gruppi locali con realtà criminali di origine straniera e gli importanti scali marittimi della regione ne fanno un crocevia di traffici illeciti».
La Dia evidenzia che “destano forte allarme sociale gli atti intimidatori perpetrati nei confronti di alcuni rappresentanti degli enti pubblici territoriali, che inducono a non sottovalutare il potenziale criminale delle locali organizzazioni, in grado anche di condizionare le pubblica amministrazione, come registrato per il comune di Cellino San Marco (Brindisi), sciolto ad aprile per infiltrazione mafiosa“.