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23 Dicembre 2024 06:14

Covid: 502 vittime in 24 ore. Oltre 20mila i positivi

Sono 3.256 (3.157) i pazienti ricoverati in terapia intensiva per Covid in Italia, 99 più di ieri nel saldo tra entrate e uscite, mentre gli ingressi giornalieri in rianimazione, secondo i dati del Ministero della Salute, sono stati 319 (ieri erano 243). Nei reparti ordinari sono invece ricoverate 26.098 persone, con un incremento nelle ultime 24 ore di 760.

di REDAZIONE POLITICA

Secondo i dati del Ministero della Salute nelle ultime 24 ore i positivi al test del coronavirus in Italia tornano sopra i 20mila (20.396) che portano il totale a 3.258.770. Ieri i casi individuati erano stati 15.267. Sono invece 502 le vittime in un giorno (il giorno prima erano erano 354) per un totale dall’inizio dell’emergenza Covid-19 di 103.001. Sono 369.379 i tamponi molecolari e antigenici per il coronavirus effettuati. Ieri i test erano stati 179.015. Il tasso di positività scende al 5,5%, in calo di ben 3 punti rispetto a ieri quando era stato dell’8,5%.

Sono 3.256 (3.157) i pazienti ricoverati in terapia intensiva per Covid in Italia, 99 più di ieri nel saldo tra entrate e uscite, mentre gli ingressi giornalieri in rianimazione, secondo i dati del Ministero della Salute, sono stati 319 (ieri erano 243). Nei reparti ordinari sono invece ricoverate 26.098 persone, con un incremento nelle ultime 24 ore di 760.

Sulla base dell’ultimo monitoraggio dell’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) aggiornato al 15 marzo, l’occupazione dei posti letto di terapia intensiva si attesta ora al 35%, segnando un aumento del 4% rispetto al 9 marzo, in cui si era superata la soglia critica del 30%, arrivando al 31%. Vicina alla soglia critica del 40% l’occupazione dei letti dei reparti di area non critica di pneumologia, malattie infettive e medicina generale: a livello nazionale è del 39%, registrando una crescita del 4% rispetto al 9 marzo. 

Secondo i dati pubblicati dall’Agenas, sono 13 le regioni (2 in più rispetto al 9 marzo) che superano la soglia del 30%: Abruzzo (40%), Emilia Romagna (49%), Friuli Venezia Giulia (40%), Lazio (31%), Lombardia (51%), Marche (57%), Molise (51%), Provincia autonoma di Bolzano (33%), Provincia autonoma di Trento (53%), Piemonte (44%), Puglia (33%), Toscana (40%) ed Umbria (53%) . Aumentano di 2 unità , le regioni sopra la soglia del 40% nei reparti di malattie infettive, pneumologia e medicina generale, arrivando così a 9. Sono Abruzzo (46%), Emilia Romagna (53%), Friuli Venezia Giulia (42%), Lombardia (49%), Molise (46%), Piemonte (53%), Puglia (42%) e Toscana (48%). Le situazioni migliori si hanno invece in Sardegna, forte della sua zona bianca (13% in terapia intensiva e 11% nei reparti di area non critica), Sicilia (13% e 19%) e Val d’Aosta (15% e 7%). 

Arriva un documento Inail-Iss-Aifa-Ministero, secondo il quale le persone con pregressa infezione da SARS-CoV-2 confermata da test molecolare, indipendentemente se con COVID-19 sintomatico o meno, “dovrebbero essere vaccinate“. “È possibile considerare la somministrazione di un’unica dose purché la vaccinazione venga eseguita ad almeno 3 mesi di distanza dall’infezione e entro i 6 mesi dalla stessa“. Fanno eccezione le persone con condizioni di immunodeficienza, primitiva o secondaria a trattamenti farmacologici, che, anche se con pregressa infezione da SARS-CoV-2, “devono essere vaccinate quanto prima e con un ciclo vaccinale di due dosi”

Per Iss, Ministero Salute, Aifa e Inail su prevenzione e controllo in tema varianti e vaccinazione, anche chi è vaccinato contro Sars-CoV-2 dopo un’ esposizione ad alto rischio con un caso Covid, “deve adottare le stesse indicazioni preventive valide per una persona non sottoposta a vaccinazione, a prescindere dal tipo di vaccino ricevuto, dal numero di dosi e dal tempo intercorso dalla vaccinazione”. Il vaccinato considerato “contatto stretto” deve osservare, purché sempre asintomatico, 10 giorni di quarantena dall’ultima esposizione con un test antigenico o molecolare negativo al decimo giorno o 14 giorni dall’ultima esposizione.

A fronte della circolazione di varianti del virus SarsCov2, per il distanziamento fisico un metro rimane la distanza minima da adottare ma sarebbe opportuno aumentarla “fino a due metri, laddove possibile e specie in tutte le situazioni in cui venga rimossa la protezione respiratoria come, ad esempio, in occasione del consumo di bevande e cibo”, evidenzia il nuovo documento “Indicazioni ad interim sulle misure di prevenzione e controllo delle infezioni da SARS-CoV-2 in tema di varianti e vaccinazione'” realizzato da Inail con Iss, Ministero della Salute e Aifa.

Anche i soggetti vaccinati rileva il nuovo documento, “seppur con rischio ridotto, possono andare incontro a infezione da SARS-CoV-2 poiché nessun vaccino è efficace al 100% e la risposta immunitaria alla vaccinazione può variare da soggetto a soggetto. Inoltre, la durata della protezione non è stata ancora definita”.

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