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23 Dicembre 2024 06:45

COVID, TUTTO CHIUSO A PASQUA. SI VA VERSO LA ZONA ROSSA PER META’ DEL PAESE

Venerdì il Consiglio dei ministri dovrebbe varare un nuovo decreto, il quadro normativo sul quale si baserà il nuovo Dpcm.Il premier Mario Draghi vuole prima valutare le proposte dei tecnici del Comitato tecnico scientifico. Uno schema che conferma di fatto l’intenzione di procedere con ulteriori restrizioni , per la limitazione delle quali occorre un decreto legge e non un semplice Dpcm.

di REDAZIONE POLITICA

Il governo ha deciso di rimandare di alcune ore una decisione sulle nuove misure che dovrebbero essere adottate oggi in Consiglio dei ministri e non entreranno in vigore comunque prima della prossima settimana. Il premier Mario Draghi vuole prima valutare le proposte dei tecnici del Comitato tecnico scientifico, che entro la fine di marzo verrà dimezzato nei suoi componenti), dopo aver analizzato i dati aggiornati sui contagi, cioè quelli della prima settimana di marzo che l’Istituto Superiore di Sanità avrà a disposizione insieme al dato sull’Rt nazionale relativo al periodo 24 febbraio-7 marzo.

L’Italia in rosso nei weekend non sembra raccogliere più grandi consensi.È solo una delle ipotesi, ma francamente non so se sarà quella definitiva”, ha affermato il ministro della Salute Roberto Speranza. Meglio una chiusura completa durante la settimana di Pasqua, festivi e prefestivi, come avvenne lo scorso Natale, e soprattutto criteri più stringenti per l’ingresso automatico in zona rossa: i 250 casi settimanali ogni 100.000 abitanti con l’attuale situazione , di fatto significherebbe chiudere in casa da 28 a 30 milioni di cittadini. Nove regioni e due Province autonome: la metà del Paese.

Nella cabina di regia convocata per fare il punto della situazione dal premier Mario Draghi nel pomeriggio di ieri. Il premier si è posizionato sulla linea della prudenza assoluta, “la priorità è salvare più vite possibili” continua a ripetere continuamente. La sua maggioranza di governo in realtà è divisa al suo interno . Silvio Brusaferro presidente dell’Istituto superiore di sanità e Franco Locatelli direttore del Consiglio superiore di sanità hanno partecipato alla riunione per rappresentare il parere del Comitato tecnico scientifico ripetendo quel che avevano già anticipato ieri al sottosegretario alla Presidenza del consiglio Roberto Garofoli a Palazzo Chigi.

“Le decisioni che vogliamo assumere devono essere sostenute dai dati più recenti. Credo giusto che vengano introdotte misure più rigorose ma proporzionali che ci consentano di affrontare le prossime settimane”, ha detto ieri al quotidiano LA REPUBBLICA il ministro della Salute Roberto Speranza. I governatori, in attesa di essere consultati però non aspettano, sopratutto quelli delle regioni più in crisi, cioè la Puglia e la Campania, adottano nuove misure immediate: il governatore pugliese Michele Emiliano ha emesso un’ordinanza vietando lo stazionamento nei luoghi pubblici, l’asporto di bevande dopo le 18 nei giorni festivi e prefestivi (a Bari tutti i giorni) e chiude le scuole nelle province di Taranto e Bari dove il sindaco Antonio De Caro ha anticipa pure la serrata di negozi e centri commerciali alle 19. Il governatore campano Vincenzo De Luca si limita a chiudere parchi, ville e lungomare in tutta la regione.

Il governatore campano Vincenzo De Luca ed il governatore pugliese Michele Emiliano

Dagli ultimi dati disponibili a trovarsi nelle condizioni di diventare zone “rosse” sarebbero la Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, le province di Trento e Bolzano, Friuli Venezia Giulia, Marche e Campania che come l’Alto Adige si è messa in rosso da sola. Il criterio dell’ingresso automatico in zona rossa a 250 casi settimanali ogni 100.000 abitanti che ad onor del vero la scorsa settimana era già stato suggerito dal Cts senza fortuna, questa volta dovrebbe passare portando con sè automaticamente la chiusura, non solo delle scuole ma anche di negozi e centri commerciali nei territori più in crisi, come viene richiesto dai ministri Patrizio Bianchi e Maria Stella Gelmini. 

Alberto Villani, membro del Cts, ha così riassunto la situazione:In quasi tutte le regioni si supera la soglia dei 250 casi per 100mila abitanti. Questo non è solo preoccupante, ma allarmante”. Se venissero di fatto adottate le misure proposte dal Cts, è questo il ragionamento che si fa al ministero della Salute, la stretta sarebbe comunque nei fatti di qui a poche settimane. Ed è per questo che l’ala “rigorista” del governo potrebbe rinunciare all’idea di un lockdown su tutto il Paese, assumendo come punta di caduta minimo il pacchetto sfornato dai tecnici.

La riunione si è sciolta dopo poco di un’ora e mezza, e si è riaggiornata a oggi, preceduta da un confronto con le Regioni, e soprattutto analizzare i nuovi dati aggiornati e le valutazioni dell’Istituto superiore di sanità, sulla base dei quali verranno prese le decisioni. Draghi è tendenzialmente contrario a un lockdown generalizzato, ma deciderà in base ai dati, poco intenzionato a farsi trascinare nelle tensioni delle forze di maggioranza. Venerdì il Consiglio dei ministri dovrebbe varare un nuovo decreto, il quadro normativo sul quale si baserà il nuovo Dpcm. Uno schema che conferma di fatto l’intenzione di procedere con ulteriori restrizioni , per la limitazione delle quali occorre un decreto legge e non un semplice Dpcm. Partiti della maggioranza permettendo.

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