BARI – La Procura di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio per il reato di bancarotta fraudolenta nei confronti dei sei ex componenti del Consiglio di amministrazione e amministratori pro-tempore dell’Associazione sportiva Bari Calcio spa, fallita nel marzo 2014.
Richiesto il processo per l’ex onorevole Antonio Matarrese che è stato anche presidente Figc, nella sua qualità di vicepresidente vicario del CdA del Bari dal 2010 al 2011, l’ex parlamentare Salvatore Matarrese, consigliere della società sportiva dal 2002 al 2011, suo cugino omonimo, ad dal 2002 al 2010 e consigliere fino al 2011, gli ex amministratori unici Claudio Garzelli e Francesco Vinella e Domenico De Bartolomeo, componente del CdA del Bari calcio dal 2008 al 2011 ed attuale presidente di Confindustria Puglia.
Le indagini della Guardia di Finanza di Bari, coordinate dalla pm Bruna Manganelli, hanno accertato che gli imputati anziché pagare i debiti tributari dal 2009 al 2013 , avrebbero pagato gli stipendi dei calciatori, garantito “tramite pegno” un finanziamento ottenuto dalla Banca Popolare di Bari per un milione di euro, coperto il saldo dello scoperto del conto acceso presso lo stesso istituto di credito e pagato altri debiti per ulteriori 5 milioni di euro, facendo così crescere i debiti col fisco del 70% arrivando fino a 55 milioni di euro.
Secondo la Procura di Bari gli indagati pur in presenza di un’ingente debito con l’Erario, a in seguito vrebbero “posto in essere molteplici condotte depauperative del patrimonio societario in favore della società controllante “Salvatore Matarrese srl“ e della «Servizi sportivi srl» (coordinatrice dell’attività di marketing e merchandising del marchio «A.S. Bari S.p.A.») quantificate in ulteriori 12,5 milioni di euro, causando un indebitamento che ha aggravato in modo irreversibile lo stato di dissesto della società calcistica, destinandola così al fallimento”.
La Procura contesta ad alcuni degli indagati, tra i quali gli ex parlamentari Salvatore e Antonio Matarrese e De Bartolomeo, il concorso nella bancarotta per condotte omissive, per non aver cioè impedito l’evento-fallimento nonostante fossero a conoscenza della situazione debitoria.