Nel piccolo cimitero cristiano di Hammamet che ospita la salma di di Bettino Craxi , circondata da garofani e rose, sopra un leggio il quaderno degli ospiti riporta tante firme di italiani che vanno ad onorare la memoria che vi riposa. Accanto il tricolore il fazzoletto del Partito socialista italiano, ed una bandiera tunisina. vent’anni dopo la sua morte, sono tanti gli italiani non sono solo “nostalgici” che continuano a ricordarlo e rimpiangerlo .”Hai pagato per tutti” riporta uno dei mille messaggi. “Viva la libertà” scrive un altro militante socialista. Vi è qualcosa di struggente e di romantico nell’esilio a cui Craxi volle conferire un segnale forte: “In Italia non tornerò né da vivo né da morto, ma solo da uomo libero”.
A pochi metri dal cimitero cristiano, quello ben più grande dei musulmani. Fra i due compare lo striscione di una mostra: “Garibaldi a Tunisi” . Anche l’eroe dei due mondi infatti visse esule per poco in Tunisia. Craxi era un grande “cultore” di Garibaldi del quale collezionava i suoi cimeli.
Il suo libro nel quale si legge l’ormai celebre epitaffio: “La mia libertà equivale alla mia vita“. L’indimenticato premier socialista continua a parlare agli italiani con i suoi pensieri di giustizia e politica, di economia e riforme, di Europa e sovranità.
Il 19 gennaio 2000 Craxi moriva ad Hammamet, e il ventennale si annuncia come un evento. La Fondazione Craxi presieduta dalla figlia Stefania onora e custodisce questa memoria. “Ogni anno organizziamo questo ricordo e quest’anno sarà particolare. Partirà con la tre giorni tunisina, un viaggio alla volta di Hammamet, e proseguirà con un calendario ricco di iniziative. Sarà un anno craxiano” racconta Stefania Craxi.
La politica italiana nel frattempo finge di dimenticare, ma non gli italiani . “Del riformismo di cui è stato l’ultimo leader in Italia si fa un gran parlare ma io non ne vedo tracce” dice Stefania Craxi, attualmente senatrice di Forza Italia. Anche l’ostilità più accesa di una certa opinione pubblica “schierata” ha lasciato il passo a un giudizio più giusto ed equilibrato.
“Il tempo è trascorso e la storia comincia a fare il suo lavoro, mettendo in luce menzogne e verità” rammenta la senatrice Craxi. “Ma alcune contraddizioni e molte ipocrisie restano, come certi nodi insoluti. Penso ad esempio a un Pd che continua a votare contro l’intitolazione a Craxi di strade e vie. D’altra parte cosa aspettarsi? Questa sinistra ha avuto come atto costitutivo il moralismo e il giustizialismo militante”.
Persino a destra oggi si ricordano e moltiplicano le citazioni “craxiane” sull’Europa: “La destra i conti con Craxi prova a farli non è un tabù, anzi. Anche se il sovranismo di Craxi era di tutt’altra cifra. Immaginava una nazione orgogliosa, un Paese rispettato anche dal suo alleato migliore, non un piccolo paese spaventato e ripiegato su se stesso, o subalterno, senza agenda politica e senza alleanze strategiche” osserva Stefania.
Bettino Craxi si definìva un euro-pessimista, “Dette vita all’atto unico europeo e quindi all’Ue – ricorda Stefania Craxi , che è stata anche sottosegretario agli Esteri – ma vide con largo anticipo come l’Europa di Maastricht non si attagliasse a una realtà complessa. Denunciò la deriva burocratica del progetto europeo, le sue storture, e la mano di certi poteri, consapevole che l’Ue aveva bisogno di un grande Paese come il nostro e noi di lei“. Craxi è stato soprattutto, un politico mediterraneo: “Pensava che l’Italia dovesse avere un ruolo di leadership dell’area e colse le sfide – dalla radicalizzazione all’immigrazione – e le opportunità di una regione in cui siamo immersi fino al collo“.
Proprio alcuni giorni fa, è morto Ben Alì in una clinica dell’Arabia Saudita , dopo essere stato per 23 anni presidente della Tunisia. E l’attuale governo si è subito reso disponibile ad accogliere le sue spoglie. “La Tunisia è un Paese civile” dice Stefania. “Craxi non aveva un rapporto speciale con Ben Alì, lo aveva col popolo tunisino, che l’ha amato, difeso e rispettato. Ben Alì con mio padre non ha fatto altro che rispettare le convenzioni internazionali – quelle che venivano violate in Italia – riconoscendo la natura politica dei reati che gli erano ascritti e modalità persecutorie nei suoi confronti”.
Adesso l’accostamento di Bettino Craxi col destino del presidente tunisino è inevitabile: “Craxi – dice sua figlia Stefania – disse in modo definitivo che sarebbe tornato da uomo libero o non sarebbe più tornato. Riposa, per sua scelta, in una tomba che guarda all’Italia in una terra che, come ebbe a dire, era straniera ma non estranea. Io sono testimone del fatto che la presidenza del Consiglio, con D’Alema presidente, offrì poche ore dopo la sua morte i funerali di Stato. Se aveva diritto a funerali di Stato, perché non aveva diritto a essere curato nel suo Paese?”
Sulla tomba di Bettino Craxi compare, anche una croce: “Mio padre Non era un credente ma aveva un senso religioso della vita e profondo rispetto della cultura cristiana. Da ragazzo doveva fare il prete, poi trovò un’altra strada per stare vicino ai deboli” racconta sua figlia Stefania. Anche l’Europa oggi attesta che il Comunismo era altra cosa rispetto al socialismo democratico: “La storia ha decretato vinti e vincitori, attestando che il comunismo era un’ideologia fallimentare e antitetica alla libertà. La cosa paradossale è che in Italia le sue macerie siano crollate in testa a chi stava dalla parte della ragione“.