Da uno studio diffuso dalla Camera di Commercio di Lecce, presieduta da Alfredo Prete, basato sui dati di Infomacare emergono timidi segnali di ripresa. Aumentano nel trimestre estivo le imprese pugliesi e la provincia di Lecce batte le altre aree della regione. Secondo i dati dello studio, il bilancio demografico del trimestre estivo, si è chiuso positivamente con 184 imprese in più ed un tasso di crescita che cresce dello + 0,26%, esattamente in linea con quello nazionale (+0,27%), che vede il Salento crescere leggermente rispetto alla media pugliese (+0,22%). Le iscrizioni nel registro delle imprese tra luglio e settembre sono state 1.059 a fronte di 875 cancellazioni per liquidazione, fallimento o chiusura, numeri che portano il numerodelle imprese a 71.892 con una leggera flessione dello – 0,86% rispetto al 30 settembre 2013.
Il Salento, nell’ambito della regione Puglia ha registrato la miglior performance , raggiungendo la 43esima posizione in ambito nazionale, seguita Foggia con una crescita dello + 0,25% e un saldo attivo di 180 imprese, quindi Bari +0,24% e +362 aziende, Brindisi con 66 imprese in più e un tasso di sviluppo dello 0+,18% ed infine fanalino di coda Taranto con un saldo di 44 imprese e un tasso di crescita dello 0,09%.
Secondo lo studio “i comparti che registrano contrazioni più consistenti sono l’agricoltura che in anno registra un -6,35% e le attività manifatturiere -3,18%“. Aumentano le performance di crescita delle imprese che forniscono energia elettrica e gas, che sono aumentate in un anno del 26,52% passando da 130 unità alle attuali 146. Una buona performance registra anche il settore della sanità e assistenza sociale con + 10,22% (le imprese sono passate da 509 a 561). Il settore dell’edilizia registra un – 2,33%, il numero delle aziende del commercio è sostanzialmente stabile (+0,46%), le attività di servizi di alloggio e ristorazione sono cresciute su base annua del 4,72%.
Forse è il caso che la Camera di Commercio di Taranto, la Confindustria di Taranto, la Confcommercio di Taranto invece di litigare attraverso i media, pensino a fare il proprio lavoro ed offrire il proprio contributo alle imprese, incrementando lo sviluppo occupazionale. E possibilmente senza fare affidamento come sempre ai soldi pubblici ed alla politica