ROMA – Alle 12.15 di oggi una raffica di vendite sui titoli di Stato italiani, con lo spread Btp/Bund che continua a schizzare e tocca 320 punti (ieri era a 235), con un balzo di oltre 80 punti rispetto alla chiusura di ieri, tornando ai livelli di primavera 2013, salvo poi ripiegare fino a quota 277 Il rischio per il nostro Paese è quello di superare il tetto dei 63,5 miliardi di spesa per interessi fissato dal Def, con conseguenze immediate per i nostri conti pubblici.
In forte calo anche la Borsa: in apertura Piazza Affari perdeva l’1,8%, per affondare fino al -3%. Male soprattutto i titoli bancari, con lo scivolone di Unicredit (-3,6%) e Mps (-3,4%). Sotto pressione anche Poste (-3,3%). L’incertezza politica in Italia ha avuto conseguenze anche sui mercati valutari asiatici.
Poco dopo le 12:00 locali (le 5:00 in Italia) l’euro è sceso sotto i 127 yen, ai minimi in 11 mesi, ripiegando subito dopo intorno a 126,85. La moneta unica europea si deprezza anche sul dollaro a quota 1,16.23. I principali trader a Tokyo, riferiscono le agenzie, giudicano “la situazione troppo intricata” per fare previsioni sul medio e lungo termine.
Non diminuisce quindi la tensione sul mercato, in attesa che questo pomeriggio alle 16.30 il presidente incaricato Carlo Cottarelli salirà al Colle per presentare al presidente Sergio Mattarella la lista dei ministri del governo neutrale, sui cui è tornato al lavoro da questa mattina alla Camera. L’obiettivo è presentare entro venerdì il nuovo esecutivo al Parlamento per la fiducia che, stando alle dichiarazioni delle forze politiche, al momento sembra molto difficile da raggiungere.
Il nuovo esecutivo nasce quindi in tempi record, e con altrettanta velocità potrebbe non ottenere la fiducia dai due rami del Parlamento, considerando che al momento nessuna forza politica in Parlamento, oltre il Partito Democratico è disposta a concederla l. A quel punto l’Italia tornerà al voto, magari ai primi di settembre, con una campagna elettorale sotto gli ombrelloni., con lo stesso sistema elettorale, gli stessi partiti, e probabilmente gli stessi candidati.