ROMA – I militari della Guardia di Finanza ha eseguito un decreto di sequestro emesso dalla procura di Genova su tutta la documentazione relativa al ponte Morandi. Le Fiamme gialle si sono recate presso sedi del Ministero delle Infrastrutture ma anche nell’ ufficio ispettivo territoriale di Genova, nella sede del Provveditorato delle opere pubbliche di Liguria, Piemonte e Val d’Aosta, e della Spea Engineering spa. Il procuratore ha confermato che il decreto di sequestro riguarda “tutti gli atti relativi alla costruzione e la manutenzione del ponte, gli interventi fatti, in tutti gli uffici pubblici competenti”. Dalle prime rivelazioni circolate sarebbe stata rinvenuta della documentazione ritenuta “molto importante” dagli investigatori. Nel frattempo procuratore generale Valeria Fazio insieme al procuratore di Genova Francesco Cozzi e all’aggiunto Paolo D’Ovidio hanno effettuato nel pomeriggio di ieri un nuovo sopralluogo del sull’area del crollo.
Una lettera della societa Autostrade scoperta dal collega Fabrizio Gatti del settimanale l’Espresso avvertiva il Mit: ci sono rischi . Dal 28 febbraio scorso il Ministero delle Infrastrutture, il Provveditorato alle opere pubbliche di Genova e la Direzione manutenzioni della società Autostrade era a conoscenza che il ponte Morandi aveva problemi di sicurezza. Il direttore delle manutenzioni di Autostrade, Michele Donferri Mitelli, infatti 6 mesi fa con la sua lettera sollecitava ad approvare in fretta il progetto esecutivo di rinforzo del ponte, rivolgendosi la Direzione generale per la vigilanza del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e il Provveditorato .
Tutto ciò si legge nella lettera , per garantire “l’incremento di sicurezza necessario sul viadotto Polcevera”. In serata una nota di Autostrade, precisa che il documento in questione, non era “una ‘lettera d’allarme che metteva in guardia sulla ‘non sicurezza’ del viadotto“, ma soltanto una “comunicazione ordinaria” con cui si sollecitava l’approvazione del progetto di miglioramento del ponte. Al momento, scrive L’Espresso, non si sa chi abbia ricevuto personalmente questa lettera, che era a seconda di cinque inviate al ministero tra il 6 febbraio e il 13 aprile 2018), in quanto come destinatario viene indicato soltanto l’ufficio.
La Direzione generale del Mit per la vigilanza sulle concessionarie autostradali è diretta da Vincenzo Cinelli, nominato il 14 agosto 2017 su proposta del ministro Graziano Delrio e riconfermato nell’incarico ricoperto anche dall’attuale ministro Danilo Toninelli. Cinelli risponde direttamente al capodipartimento delle Infrastrutture ed anche al capo di gabinetto del ministro. Paradossalmente tre componenti del suo ufficio di vigilanza, che non sembra aver vigilato abbastanza, compongono oggi la commissione d’inchiesta nominata da Toninelli. Una situazione che crea un cortocircuito di chiarezza e traspèarenza che al nuovo Governo ced al ministro Toninelli continua a sfuggire.
Il capo del Provveditorato di Genova è l’architetto Roberto Ferrazza, cioè colui che era stato scelto dallo stesso ministro Toninelli come presidente della commissione d’inchiesta del ministero e successivamente sostituito nel giro di una settimana, per “motivi di opportunità” dopo che L’Espresso aveva scoperto che Ferrazza aveva dato parere favorevole al piano di Autostrade , senza prescrivere misure per garantire la sicurezza.. Fra i documenti rinvenuti durante le perquisizioni della Guardia di Finanza anche la relazione per la società Autostrade che lo stesso ingegnere Riccardo Morandi stilò negli anni ’80 (periodo in cui la società Autostrade era sotto il controllo e gestione pubblica) in cui venivano evidenziate sottolineate delle corrosioni più sul lato mare che su quello monti. Morandi scriveva, evidenziando una degradazione, “più rapida di quello che ci si potesse aspettare“. Contemporaneamente si è dimesso anche Antonio Brencich, professore associato di ingegneria all’Università di Genova.
La decisione è stata presa dal ministro “grillino Toninelli dopo che L’Espresso ha scoperto che sia Ferrazza, sia Brencich il primo febbraio scorso avevano firmato il verbale del comitato tecnico amministrativo con cui il Ministero ammetteva di conoscere il degrado del viadotto, ed approvava il progetto di ristrutturazione di società Autostrade per l’Italia: ma nello stesso tempo non veniva prescritta alcuna misura di sicurezza, come ad esempio la riduzione del traffico su quel tratto stradale.
Il ministro Danilo Toninelli ha successivamente nominato un “informatico”, Alfredo Principio Mortellaro, 66 anni, ex agente segreto del Sisde ingegnere meccanico laureatosi nel 1980 al Politecnico di Torino , che è stato inserito nella commissione d’inchiesta dal ministro delle Infrastrutture. Un particolare non irrilevante che emerge dal curriculum di Principio Mortellaro, è che non si è mai occupato né di progettazione, né di costruzione, né di demolizione di ponti. Legittimo chiedersi: sulla base di quali competenze è stato nominato ?
Sono quindi i documenti a dirci oggi che il ponte Morandi da mesi non garantiva la sicurezza, al punto da rendere necessario un urgente incremento. L’inchiesta della Procura si arricchisce così di molti nuovi testimoni: i tecnici della società che soltanto da ottobre 2017 si preoccupa di intervenire sulla stabilità del viadotto, il direttore delle manutenzioni Donferri Mitelli che lancia l’allarme già a febbraio 2018, il direttore generale del ministero Cinelli, il provveditore Ferrazza, l’ispettore territoriale Testa, i membri con diritto di voto nel comitato tecnico amministrativo del Provveditorato di Genova. E giorno dopo giorno, l’elenco si allunga, in attesa di conoscere i nomi delle persone che verranno iscritte nel registro degli indagati della Procura di Genova.
Il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi in relazioni ai sequestri per le indagini in corso sul crollo del ponte, avvenuti a Roma, Milano, Firenze e Genova, aveva parlato di “un consistente numero di reperti utili per accertare le cause del crollo del viadotto” per circa 250 metri il 14 agosto scorso che ha causato la morte 43 persone. Cozzi aveva anche spiegato che “l’analisi della documentazione che abbiamo acquisito ci ha portato a raccogliere elementi utili che risalgono fino dagli anni ’80“, quindi il lavoro di investigatori e inquirenti sarà ancora lungo.