di Antonello de Gennaro
ROMA. Mentre il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini esprime “apprezzamento” nei confronti del Procuratore Capo di Roma dr. Giuseppe Pignatone il quale dopo la fuga di notizie sull’inchiesta Consip “ha immediatamente avviato un’indagine penale e iniziative finalizzate a preservare il prosieguo delle indagini” .
A Taranto invece succede esattamente il contrario di Roma, come mi ha raccontato proprio oggi un’alto ufficiale del Comando Generale della Guardia di Finanza .
L’ episodio in questione è avvenuto pochi giorni fa, esattamente lunedì mattina quando sull’edizione online del quotidiano La Repubblica in una corrispondenza da Taranto, firmata dal giornalista free-lance Vittorio Recapito, che è anche l’addetto stampa dell’ Ordine degli Avvocati di Taranto (dove venne nominato dall’ex presidente Angelo Esposito, attualmente indagato per degli ammanchi di cassa) sono state pubblicate delle notizie coperte dal segreto istruttorio inerenti a degli interrogatori effettuati venerdì e sabato scorso dal pm Maurizio Carbone senza che gli organismi di polizia giudiziaria inquirenti della Guardia di Finanza peraltro ne fossero a conoscenza.
Ironia della sorte, la gerarchia militare delle Fiamme Gialle a causa della fuga di quelle notizie incontrollate apparse sulla stampa sull’inchiesta MARICOMMI, si era fatta sentire con i vertici del comando provinciale della Guardia di Finanza di Taranto, ma in realtà i finanzieri a Taranto, ignoravano quanto nel frattempo era accaduto nell’ufficio del pm Carbone in Procura di Taranto !
Resta da chiedersi: ma allora chi ha parlato ? Chi consente queste fughe di notizie, che accadono molto spesso a Taranto nelle inchieste del pm Maurizio Carbone ? Lo svelerà forse il procuratore capo di Taranto dr. Carlo Maria Capristo nella conferenza stampa convocata domani mattina presso la nuova sede degli uffici di polizia giudiziaria a Taranto ? O sarà il pm Carbone a svelare chi passa le informazioni ai soliti giornalisti “amici degli amici” che non negano mai un titolo, una fotografia, una citazione ai loro affezionati “magistrati di riferimento” ?
Il CORRIERE DEL GIORNO ha deciso di mettere la parola “fine” a questo malcostume giudiziario, senza avere il ruolo ed i poteri di un ministro Guardasigilli , e sopratutto senza essere il vicepresidente del Csm., e quindi ha deciso d’ora in poi di non citare più i nomi dei pm delle varie inchieste, di non pubblicare più le loro fotografie, e di segnalare queste fughe di notizie che sono vietate dalla Legge, al Csm ed all’Ispettorato del Ministero di Giustizia.
Ha ragione il pubblico ministero di Napoli Henry John Woodcock quanto intervenendo sulla questione della fuga di notizie sull’inchiesta CONSIP ha commentato che “il vicepresidente Legnini sostiene una tesi giusta e corretta, perché la prima vittima delle fughe di notizie è il pubblico ministero” aggiungendo che “se sui giornali viene pubblicato il contenuto degli atti processuali, le mie verifiche sono bruciate”. Anche a Roma molti pubblici ministeri si sono lamentati della notizia ed uno di questi, il dr. Nardi, ha persino messo sulla sua porta il cartello “NON SI RICEVONO GIORNALISTI/E”.
“È un tema — ha concluso Woodcock — che deve essere affrontato nei suoi termini generali e astratti, e in ordine al quale io personalmente sono perfettamente d’accordo con quanto rappresentato dal procuratore della Repubblica di Torino Armando Spataro“. E cioè: rispettiamo la legge, ma in casi particolari ci assumiamo la responsabilità di vietare la divulgazione delle informazioni ai capi delle forze dell’ordine.
Il dr. Woodcock si dimentica di spiegarci cosa dovrebbero fare i magistrati quando invece le carte escono dalla loro scrivania o dalle proprie cancellerie finendo nei computer dei giornalisti “amici” e ventriloqui. Chi scrive, durante l’inchiesta giudiziaria “Vallettopoli” di circa 10 anni fa, nata da una mia inchiesta giornalistica, venne ascoltato come “persona informata sui fatti” negli uffici dello SCO, il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, proprio dal dr. Woodcock che all’epoca prestava servizio in procura a Potenza. 7 ore di interrogatorio , oltre 140 pagine di verbale, una marea di documenti e prove consegnate. Tutto “secretato“.
Ma all’improvviso il quotidiano berlusconiano IL GIORNALE pubblicò il contenuto della mia lunga deposizione, con dovizia di particolari, indicandomi nel titolo a tutta pagina, (si trova ancora online qualcosa), come “La gola profonda di Woodcock“ e mettendo a serio rischio la mia incolumità fisica, che per fortuna in seguito mi venne assicurata e tutelata dall’ Arma dei Carabinieri. che arrestò degli albanesi che mi aspettavano al mio rientro a casa (telecontrollata) con propositi poco piacevoli.
Chiaramente per quella fuga di notizie il pm Woodcok non indagò mai nessuno . Chissà perchè…