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22 Novembre 2024 02:21

Csm & Mattarella: per il Quirinale “Lotti ha detto il falso”

I membri del Consiglio superiore della magistratura inciampati nelle intercettazioni del "caso Lotti-Palamara", scoperti mentre partecipavano alle cene con Luca Lotti in cui si spartivano le poltrone degli uffici giudiziari, che in questo momento si sono "autosospesi" dal Csm sono pagati senza lavorare.
Luca Palamara

ROMA –  Il  magistrato Luca Palamara così esponeva il 9 maggio scorso in piena notte la sua strategia  all’amico Luca Lotti, senatore del Pd ed ex ministro renziano,  per archiviare le indagini sul caso Consip : Se io vado a fare l’aggiunto gli dico al mio procuratore Viola che si consulta con me… si chiude, fine, basta“.   Una conversazione , intercettata grazie a un captatore (trojan) autoinstallato dal Gico della Guardia di Finanza  nel cellulare del magistrato, che ha consentito  di svelare la strategia di Luca & Luca (Palamara & Lotti) per vendicarsi nei confronti di coloro che con le inchieste giudiziarie avevano ostacolato le rispettive carriere.

Ma nella riunione notturna del 9 maggio scorso non si discusse esclusivamente del successore di Giuseppe Pignatone come capo della procura di Roma ma anche di David Ermini, attuale vicepresidente del Csm. Tutto ciò emerge quanto emerge dall’atto di apertura dei vari procedimenti disciplinari del procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio  in cui vengono riportati alcuni stralci della conversazione (intercettata) che si tenne quella sera tra i vari protagonisti della vicenda. Corrado (riconosciuto nel magistrato  Corrado Cartoni, componente della Sezione Disciplinare del Csm ) dice : “ho problemi anche al disciplinare, ho problemi con Ermini“. Palamara: “eh appunto, fammi capì questo“. Lotti interviene : “eh ragazzi, queste vanno affrontate…queste cose”. Cartoni: “io ci ho litigato con Ermini…Luca“. Ferri: “si è svegliato Corrado (ride – nota GdF)”.

il magistrato Luca Palamara e l’onorevole Cosimo Ferri (Pd)

Ostacolare il procuratore Giuseppe Creazzo

Organizzatori dell’incontro in cui si decide di “toglierlo dai coglioni” ( Creazzo ndr.) sono Ferri e Palamara. “Emerge una strategia di danneggiamento del dottor Creazzo anche correlata alla aspirazione del predetto magistrato di ricoprire l’incarico direttivo” a Roma.

Palamara: “Se lo mandi a Reggio (Creazzo, ndr), liberi Firenze (dove il magistrato è procuratore generale, ndr)”.
Lotti: “Se quello di Reggio (cioè il procuratore, ndr) va a Torino è evidente che quel posto è libero e quando lui (Creazzo, ndr) capisce che non c’è più posto per Roma fa domanda”.

A questo punto  nell’atto del pg Fuzio  si legge che i presenti scherzano su Ermini. Palamara: “e allora?“. Corrado: “digli qualcosa, si deve sveglià”. Ferri: «lo mette sempre in minoranza…raccontagli». Lotti: “Corrà… te che non c’eri all’inizio ma Ermini non è che (omissis)”. Cartoni: “va bene se stamo per capì”. Lotti: «però qualche messaggio gli va dato forte». Cartoni: “digli qualcosa… io ho un ottimo rapporto però ti fa proprio innervosire, ti fa uscire dai gangheri che delle cose… (omissis)”. Cartoni: “sentito che è successo oggi?”. Ferri: “sì diglielo dai“. A questo punto Lotti  dopo una frase coperta da omissis, dice: “questo non va bene però”, e Palamara aggiunge : “non va bene no” ed ancora il senatore renziano del Pd (che rischia di essere processato per l’inchiesta Consip, ndr): dice “mica me l’avevate detto questo“.

Secondo il procuratore generale Fuzio la “cricca” Palamara & company, voleva sfruttare un procedimento per infangare Creazzo. Il particolare emerge da una intercettazione di Palamara, il quale parla di un soggetto che “ha raccolto tutte queste cose in un dossier tutte le cose che non andavano su questa inchiesta e su Creazzo“.

Le pressioni sulla segretaria del Csm per sostenere Viola  

Nel medesimo incontro tutti i partecipanti discutono animatamente su come appoggiare la candidatura di Marcello Viola. Il pg nel suo documento spiega che si stavano accordando “affinché il profilo professionale del candidato sostenuto dai consiglieri presenti alla riunione fosse, ai fine della nomina stessa, il migliore“.

Uomo (con accento settentrionale) riferendosi alla segretaria incaricata di fare il profilo: “Ma Viola chi lo fa?”», .
Palamara: “Corrado (Cartoni, ndr) chiamala“.
Cartoni: “Ci devo parlare con la (nome omissato)”.
Palamara: “Lei poveraccia ha paura su questo…ma tu su Viola se glielo autorizzi glielo dico io…cioè le dico di venire a parlare con te“.
Uomo (con accento settentrionale): “Diglielo direttamente tu, dille che faccia un bel profilo”.
Palamara: “Il rapporto devi averlo tu, non devo comparire“.

La strategia: orientare il Csm

La strategia era molto chiara, si voleva orientare le nomine del Consiglio superiore della magistratura e così poter “pilotare” le inchieste che li riguardavano. Queste intercettazioni agli atti delle informative redatte dalla Guardia di Finanza e consegnate ai magistrati inquirenti della Procura di Perugia, raccontano le trame tessute col deputato Pd Cosimo Ferri, i consiglieri del Csm e altri magistrati. Raccontano gli incontri, le cene, i contatti che avrebbero attivato con il Quirinale per mettere uomini di fiducia nei posti chiave.

Per pianificare il voto sulla nomina del nuovo procuratore di Roma si ribadiva, durante la riunione convocata il 9 maggio in un albergo romano,  l’ importanza di “sostenere” la candidatura di Marcello Viola alla guida della Procura della Capitale, ed evitare quella di Francesco Lo Voi, considerato troppo allineato con il modus operandi del Procuratore Capo Giuseppe Pignatone.

Lotti così racconta i dettagli della sua (millantata) visita al Quirinale.

Lotti: “Quello che vi devo dire io Mattarella… Io ci sono andato e ho detto “presidente la situazione è questa” e gli ho rappresentato quello che voi mi avete detto più o meno cioè Lo Voi…“.

(omissis)

Lotti: “Altra cosa che non vi ho detto, lui (l’ormai ex procuratore Pignatone,-  ndr) al Quirinale non ci andrà…“.

Palamara: “Appunto, ma è sicuro questo”.

Lotti: “Questo al 101%“.

Palamara: “Quindi è una caz… quello che mettono in giro?”.

Ferri: “Non lo prende?…”.

Palamara: “Erbani c’era ieri sera…”.

Lotti: “Lui non andava al posto di Erbani , lui andava al posto di Lupo…“.

Stefano Erbani è il consigliere giuridico del presidente Sergio Mattarella, che a sua volta che aveva preso il posto di Ernesto Lupo dopo il suo pensionamento . 48 ore prima quando erano uscite le prime indiscrezioni sulle parole di Lotti, il Quirinale  aveva immediatamente diramato una nota e smentito qualsiasi tipo di incontro con il braccio destro di Matteo Renzi. Una prese di posizione molto chiara e  riconfermata ieri: “Si tratta di millanterie“.

 

Il Quirinale ed Ermini

Nelle trascrizioni delle intercettazioni la “cricca Palamara-Lotti-Ferri” torna a parlare del Quirinale e sul comportamento di David Ermini, che era stato eletto proprio dall’accordo trasversale Pd-Magistratura Indipendente-Unicost messo in piedi da Ferri, Lotti e Palamara, alla vicepresidenza del Csm. La cricca si ne lamentano di Ermini perché  secondo loro si muove con troppa autonomia, e lo paragonano al predecessore Giovanni Legnini.

Palamara: “Oggi che va a dire vota tizio, vota caio, serve ora che rifà le commissioni… che lui non può dar retta a nessuno”.

Lotti: “No ma guarda… sulle commissioni non mi preoccupa per niente, ti dico la verità, sul resto è molto peggio… Mi scoccia la sudditanza nei confronti di… Ma è tutto lì. In più Erbani è furbo e ci gioca… perché a me è stato detto mandami David direttamente lì, perché lui non ci va lì, lui si ferma alla porta prima, ma ti pare normale che io possa scrivergli un messaggio, vado su e quell’altro si ferma alla porta, oh non può funzionare così…“.

Ferri: “Perché lo riceverebbe chiaramente”.

Lotti: “Certo che lo riceverebbe“.

Palamara: “Perché Legnini… andava sempre, stava sempre da Mattarella poi…”.

Lotti: “Poi mi so rotto i c… ho detto “ascolta Giovanni se deve venire qui e tutte le volte mi deve dire come fare, vaff…” e hanno rotto, è questo il motivo… quell’altro non ci va mai però“.

Ferri: “Hanno rotto poi Mattarella e Legnini“.

Dal colloquio di Lotti con Palamara  registrato dopo l’incontro in albergo con Ferri e i consiglieri del Csm. si capisce inequivocabilmente che è proprio l’inchiesta Consip in cui  il senatore Lotti è imputato uno dei principali moventi della voluta ricercata “discontinuità” con la gestione Pignatone della  Procura di Roma  Rimasti soli, l’ex ministro renziano si sfoga con l’amico magistrato: “Io non è che ce l’ho… non è ce l’ho a morte perché… è su di me… (…) È stato uno scambio sulla nostra pelle, Luca“.

il Capo dello Stato Sergio Mattarella

Le frasi sul Presidente della Repubblica

Lotti continua a raccontare sull’incontro millantato con Mattarella:”Io ci sono andato e ho detto “presidente la situazione è questa” e gli ho rappresentato quello che voi mi avete detto più o meno

Palamara: “Sulla nostra pelle, io sono certo”.

Lotti: “La mia soprattutto… cioè la nostra intesa come…“.

Palamara: “Luca, me devi capì che ce so entrato in mezzo pure io… Perché quello che m’hanno combinato lì a Perugia ancora nemmeno se sa, non è chiaro…”.

Poco prima  avevano parlato della denuncia del pm Stefano Rocco Fava sulle presunte incompatibilità del procuratore aggiunto Paolo Ielo nell’inchiesta sull’avvocato dell’Eni Piero Amara, e Lotti si sfoga: “La storia vera è che Ielo ha detto a Pignatone… tu lasciami stare su questa roba, io ti mando avanti Consip”.

Palamara:”Bravo”.

Lotti: “E ti pare poco?… E poi il fratello di Ielo c’ha na consulenza all’Eni..“.

Palamara: “Tu giustamente dici, a te t’hanno ammazzato sulla vicenda Consip… a me sai benissimo quello che ho sofferto con questa cosa… Nel mio m’hanno ammazzato… terribile… non so come ho fatto a rimane’ in piedi”.

Il risentimento ela reazione del magistrato ha origine dall’invio degli atti dalla Procura di Roma a quella di Perugia sui suoi rapporti con l’imprenditore da cui è nata l’accusa di corruzione nei suoi confronti. Di qui l’interesse comune, suo e di lotti, per l’esposto di Fava contro Ielo e Pignatone.

Palamara: “Quindi la fortuna ha voluto… che uscisse fuori Stefano (il pm Fava, ndr) nel momento giusto, ok… co’ tutto che noi siamo amici, e la sua pazzia… perché lui è un matto… però è un matto che ti dice… cioè tu puoi ave’ fatto na… ma questi stanno a fa’ peggio… allora a sto punto io li ammazzo…».

Lotti pero poco prima aveva esternato preoccupazione sull’esito dell’esposto di Fava dicendo “Sia il Quirinale sia David (Ermini, ndr) lo vogliono affossare“.

Palamara in relazione al processo a Lotti, dice: “Perché io non mi sono esposto su Consip quando dicevo “chiudiamo tutto, chiudiamo tutto”, ed illustra quello che lui farebbe: “Supponiamo che c’è Viola, e c’è Luca Palamara lì, che cosa dico: crediamo a Scafarto o non gli crediamo, basta… Se io vado a fare l’aggiunto questo gli dico al mio procuratore Viola che si consulta con me… gli vogliamo credere rompiamogli il c… non gli vogliamo credere si chiude, fine, basta… Troppe cose anomale“.

Il 16 maggio, dopo essere stato avvisato dal consigliere Luigi Spina della comunicazione al Csm sull’inchiesta per corruzione a suo carico, Palamara parla con il collega pm Stefano Rocco Fava, autore dell’esposto contro Ielo e Pignatone: “È scientifico… È preordinato per segarmi le gambe, no? Intanto però mo’ la prima cosa da fare è dargli la botta in faccia su Viola… Perché almeno Viola… lascia perdere che poi faccio l’aggiunto io… mi danneggia… ci consente di mettere le mani su tutto… e già quello mi basta a me…“.

Fava: “Quello è fondamentale… a me è tutto… tranquillo, diciamo”.

La strategia-accordo per la nomina di Viola era già stata pianificata nella riunione nell’albergo della settimana precedente con i deputati del Pd Luca Lotti e Cosimo Ferri dove si erano analizzate tutti i possibili incastri.

Ferri: “L’altro giorno ho visto Ermini per caso che passeggiava, e mi ha detto che Cascini (consigliere al Csm della corrente di sinistra Area, ndr) è andato da lui a chiedergli di aiutare Petralia (attuale procuratore generale di Reggio Calabria, ndr) a Torino”.

Palamara: “E però… io non ho sentito che Ermini andava al… per aiutare Palamara…“.

Spina: “E perché non va da Cascini a dire aiuta Viola… Guarda che se non rompi i c… su Viola te votano Petralia… perché non gli dice questo?”.

Le lamentele sul conto di Ermini, proseguono  al punto tale che Ferri esclama: “Cioè il nostro alleato è Davigo… più Davigo che Ermini…”.

Un vero e proprio paradosso questo considerato che Davigo ha fatto la scissione dalla corrente. Insieme a Sebastiano Ardita, evocato perché dopo l’esposto di Fava vuole convocare il pubblico ministero romano e chiarire in fretta la questione. Luigi Spina invece vuole frenare per tenere il fascicolo aperto il più a lungo possibile: “C’è Sebastiano che vuole spingere… digli di stare calmo… già lo voleva convoca’… Calma… più sta quella pratica, meglio è…“.

L’esposto di fatto doveva essere utilizzato una spada di Damocle sulla carriera dell’attuale procuratore aggiunto di Roma, Paolo Ielo, indicato come aspirante prossimo procuratore capo di Milano.

Spina: “Ricordatevi che a Milano loro vogliono portare Ielo“.

Ferri: “Ma Ielo con la pratica che c’ha… cazzo vuole?».

Lo scambio

È stato uno scambio sulla nostra pelle (…) La storia vera è che Ielo ha detto a Pignatone… tu lasciami stare su questa roba, io ti mando avanti Consip.

Spina: “Appunto… ecco perché dico teniamo un attimo”.

I magistrati “autosospesi” non perdono la retribuzione

 L’ “autosospensione” del “togato” Criscuoli è soltanto un termine giornalistico, in quanto in realtà si tratta di “volontaria astensione dei consiglieri coinvolti dalle attività consiliari“. Una effettiva sospensione dalla carica o una decadenza definitiva sarebbero possibili solo in casi molto difficili (e in alcuni casi del tutto impossibili) da verificarsi.

Infatti nel caso in cui un magistrato sottoposto a procedimento penale per un reato non colposo può essere sottoposto a “sospensione facoltativa”, ma in questo caso è necessario un voto del Plenum del Csm a scrutinio segreto e con una maggioranza dei due terzi: molto difficile. La sospensione automatica in caso di procedimento disciplinare con sospensione dalle funzioni o dallo stipendio è di fatto un’ ipotesi impossibile, perché i membri del Csm non sono considerati in servizio attivo e quindi non possono essere sottoposti a procedimento disciplinare, come nel caso di decadenza per casi di condanna disciplinare a una sanzione più grave dell’ammonimento . Quarto caso, la decadenza in caso di condanna penale irrevocabile,  che, considerati i tempi della giustizia, arriva soltanto quando il membro del Csm ha già finito il suo mandato. Ultimo caso: la “sospensione” se il consigliere finisce in galera. Almeno in quel caso si può cacciarlo, ma provvisoriamente !

I membri del Consiglio superiore della magistratura inciampati nelle intercettazioni del “caso Lotti-Palamara“, scoperti mentre partecipavano alle cene con Luca Lotti in cui si spartivano le poltrone degli uffici giudiziari, che in questo momento si sono “autosospesi” dal Csm sono pagati senza lavorare. Non partecipano ai lavori delle commissioni, non si presentano al plenum, e se ne stanno comodamente  a casa propria. Con una certezza: a fine mese il lauto stipendio arriva lo stesso .

L’ “autosospensione”, economicamente parlando, ha una sola conseguenza: la perdita dei gettoni di presenza, che sono collegati alla partecipazione dei lavori e delle commissioni. Soldi a parte, la scelta degli autosospesi solleva un tema rilevante: la sostanziale inamovibilità dei membri del Csm. Se l’organismo di autogoverno dei giudici si è trasformato nel corso degli anni in un potere irresponsabile, sottratto a qualunque controllo, è anche per questo. E dovrà farci i conti anche il presidente Mattarella, i cui propositi di “tolleranza zero” indicata al vicepresidente Ermini, rischiano di andare a sbattere contro le garanzie di cui godono i membri del Consiglio.

Sul caso è intervenuto anche il vicepresidente del Csm David Ermini. “Smentisco in modo fermo di aver partecipato ad incontri con Palamara, Ferri e Lotti riguardanti le nomine di alcuni procuratori. Ribadisco che dal giorno della mia elezione il mio unico e costante punto di riferimento; sempre stato il Presidente della Repubblica“, dice Ermini. che accusa: “Del resto, i toni e le espressioni che costoro usano nei miei confronti nelle intercettazioni sono la prova che mi consideravano un ostacolo per il raggiungimento dei loro piani”. In pratica la  conferma che questi piani esistevano.

Per la prima volta ci troviamo d’accordo con il M5S. Sul Blog delle Stelle appare un articolo dal titolo “Pubblicate tutto“. in cui si legge: “In un Paese civile si pubblica tutto, perchè i cittadini hanno il sacrosanto diritto di sapere“.

Questo il testo integrale:

In questi giorni dagli articoli dei giornali stanno venendo fuori i colloqui notturni in cui alcuni magistrati e alcuni politici concordavano su come spartire le poltrone dei più importanti uffici giudiziari d’Italia. Consiglieri del Csm – ormai quasi tutti dimessi – e due parlamentari del Pd. A quanto pare, si tratta solo di una minima parte di quanto gli investigatori hanno potuto registrare grazie ai nuovi strumenti forniti dalla legge “Spazzacorrotti”.

E noi, come cittadini, vogliamo sapere tutto. Perché paghiamo i consiglieri del Csm affinché si occupino dei tanti problemi della giustizia. Paghiamo i politici per fare leggi e, se all’opposizione, affinché controllino la maggioranza. In un Paese civile si pubblica tutto, perché i cittadini hanno il sacrosanto diritto di sapere. E, come vuole la nostra Costituzione, hanno il diritto di essere correttamente informati.

Non ci interessa sapere delle faccende private delle persone, perché quello è un ambito che non c’entra col pubblico. Non ci interessa il taglia e cuci di frasi sparse per dimostrare le tesi di chi scrive. Non ci interessa sapere della singola frase estrapolata da un brogliaccio, senza che sia perfettamente contestualizzata. Ci interessa sapere ciò che ha rilevanza pubblica, ciò che è di interesse pubblico. E magistrati e politici che si incontrano di notte, in albergo, per monopolizzare il potere giudiziario, tramando alle spalle del Paese e degli organi preposti a ciò, è di interesse di tutti.

Secondo la giurisprudenza, ci sono tre condizioni a cui ci si deve attenere per una corretta informazione. L’utilità sociale dell’informazione; la verità dei fatti esposti (una verità oggettiva o anche solo putativa quando frutto di un serio e diligente lavoro d’inchiesta); la forma “civile” della esposizione dei fatti e della loro valutazione.

Quindi cari cronisti, attenetevi a queste tre pilastri e pubblicate tutto!

 

(AdG) Per quanto ci riguarda non aspettavamo l’invito del M5S. Questo giornale che state leggendo, talvolta in maniera solitaria ha sempre pubblicato tutto di tutti. Compresa una certa magistratura corrotta e collusa agli interessi della politica, degli affari sporchi.

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