di Antonello de Gennaro
ROMA – Nella delibera del Comitato di Presidenza del CSM , approvata ieri all’unanimità dal Plenum, ed annunciata con toni trionfalistici da un comunicato stampa, si legge che secondo il vicepresidente Giovanni Legnini la decisione di restituire 20 milioni “appare la più opportuna nell’attuale contingenza economica, tanto più se la somma potrà essere destinata al sostegno degli uffici giudiziari”.
Il Consiglio Superiore della Magistratura restituisce al Bilancio dello Stato 20 milioni di euro risparmiati nel corso degli anni, con il fine di destinarli al sostegno degli uffici giudiziari che si trovano nelle aree colpite d al terremoto e che versano in un’eccezionale condizione di difficoltà.
In particolare, il Consiglio Superiore propone al Ministero dell’Economia di “prevedere presso il ministero della Giustizia, l’istituzione di un apposito Fondo” i cui obiettivi dovrebbero essere gli “aiuti agli uffici giudiziari delle aree colpite da eventi sismici e di quelli che versano in un’eccezionale situazione di difficoltà“, nonchè un “sostegno all’attività dei Consigli giudiziari, anche per rafforzare gli strumenti di cooperazione tra il Csm e gli organi di governo autonomo di prossimità“.
“E’ un provvedimento storico – ha detto forse con troppa enfasi il Vice Presidente Giovanni Legnini nel corso del Plenum – Per la prima volta il Consiglio restituisce una somma consistente, auspicando che venga destinata interamente per la giurisdizione”. “Mi farò carico personalmente – ha aggiunto Legnini – di fare in modo che con la prossima legge di stabilità venga istituito un Fondo sul Bilancio dello Stato, alimentato con questa somma, che abbia queste finalità”.
Restituire fondi inutilizzati allo Stato non è un gesto “esemplare”, ma secondo noi giusto e corretto da parte di chi ha un senso dello Stato, e quindi verso i cittadini, e quindi non ci sarebbe bisogno neanche di comunicarlo con tutta questa enfasi. Probabilmente il Csm farebbe bene a pensare a “lottizzare” di meno le sue nomine nei vari uffici giudiziari, e sopratutto intervenire sull’operato dei giudici che indossando una toga a volte credono di essere dei “supermen”, degli “intoccabili”, che possono tutto, e guai a chi li tocca….
L’arroganza della toga
L’ultimo cattivo esempio dell’arroganza manifestata da alcuni magistrati, è stato quello del Presidente del Tribunale del Riesame di Trento, Carlo Ancona che nel corso di una udienza che si è celebrata ieri proprio a Trento, rivolgendosi ad un avvocato ha detto “Avvocato, lei taccia, perché qua siamo in un posto civile, non siamo a Palermo”. Lo ha reso noto l ‘avvocato Stefano Giordano, che si dice “preoccupato per l’accaduto. E’ un fatto gravissimo oltre che una frase razzista – commenta l’ avv, Giordano, che peraltro è il figlio di un giudice Alfonso Giordano che è stato il Presidente del Maxiprocesso di Palermo – Ieri mi trovavo al Tribunale di Trento per una udienza di rinvio al Tribunale del Riesame, quando è avvenuto un fatto increscioso“.
“Il presidente del Tribunale del Riesame di Trento, il dottor Carlo Ancona ( a lato nella foto) – spiega Stefano Giordano, nel frattempo rientrato a Palermo – nel condurre l’udienza con un indagato palermitano e con il sottoscritto come difensore, mi ha impedito di svolgere la mia arringa, proferendo la seguente frase: ‘Avvocato, lei taccia, perché qua siamo in un posto civile, non siamo a Palermo‘. A questo punto, ho chiesto, e solo dopo numerosi sforzi, ho ottenuto la verbalizzazione di quanto accaduto“.
La Legge non “è uguale per tutti”, ma bensì deve essere uguale per tutti. Anche per i magistrati che la violano, calpestando l’ articolo 111 della Costituzione sul giusto processo, dimenticando che il pm deve acquisire anche le prove a favore dell’indagato. Chissà se adesso il Csm si deciderà ad applicare dei provvedimenti ben più incisivi e rigorosi di una semplice “censura“.