ROMA – All’ordine del giorno del Csm svoltosi questa mattina era inserita la delibera della quinta commissione che proponeva due candidati per la guida dell’ufficio che ha competenza sulle inchieste a carico dei magistrati sui magistrati romani e indaga sul caso Palamara : l’ex presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione , Raffaele Cantone , rientrato in magistratura all’Ufficio del Massimario della Corte di Cassazione, e Luca Masini , procuratore aggiunto a Salerno.
I numeri usciti dal voto della commissione vedevano favorito
Cantone, che aveva avuto tre voti: quelli del presidente, il “togato” di Area Mario Suriano , e dei due “laici” Alberto Benedetti, M5S, e Michele Cerabona , Forza Italia. Invece a favore di Masini avevano votato i consiglieri Piercamillo Davigo , di Autonomia e Indipendenza, e Loredana Miccichè , di Magistratura indipendente. Astenuto Marco Mancinetti “togato” di Unicost .
Al Csm un’infuocata discussione tra chi era a favore dell’ex presidente dell’Anac e chi era contro di lui, è finita con 12 voti per Cantone contro gli 8 voti per Luca Masini attuale procuratore aggiunto di Salerno . A favore di Cantone hanno votato la sinistra di Area con 5 voti (i consiglieri Cascini, Chinaglia, Dal Moro, Suriano e Zaccaro) , e tutti i componenti laici, i 3 di M5S (Benedetti, Donati, Gigliotti) , i 2 di Forza Italia (Cerabona e Lanzi), ed i 2 indicati dalla Lega, Emanuele Basile e Stefano Cavanna .
Il plenum del Csm ancora una volta si è diviso in due, complice l’astensione dei tre consiglieri eletti da Unicost , e il primo presidente della Cassazione Giovanni Mammone. Assenti al momento della votazione il vice presidente David Ermini e il procuratore generale Giovanni Salvi.
A favore di Masini ha votato tutto il gruppo di Piercamillo Davigo, compreso Nino Di Matteo, con 5 voti e i 3 “togati” di Magistratura Indipendente. (Braggion, D’ Amato, Miccichè)
Al Csm lo scontro tra le diverse dichiarazioni di voto è stato a dire poco durissimo, che ha visto contrapposti i “nemici” di Cantone, guidati da Davigo, notoriamente magistrato anti-Cantone, sostenendo che la corruzione si debba combattere con le indagini nelle procure della Repubblica, e non con l’attività di sorveglianza e prevenzione dell’Anac da lui ritenuto “un ufficio amministrativo”.
A favore di Cantone, chi valuta positivamente il suo operato, a partire dal relatore Mario Suriano (Area) e non solo per gli otto anni vissuti come pubblico ministero a Napoli dal 1999 al 2007 con le sue indagini anti-camorra, che lo portò a ricevere serie minacce di morte del famigerato clan dei Casalesi, ma anche per il ruolo ricoperto “in collegamento con le singole procure, con gli accordi siglati con loro in pieno dialogo” alla guida all’Anac.
Chi sosteneva Masini che è sempre stato pubblico ministero in 5 procure e svolge negli ultimi 4 anni, la funzione semi-direttive di procuratore aggiunto a Salerno, evidenziava Una funzione direttiva che anche se Cantone è stato alla guida di una struttura come l’Anac con 400 persone, che ha indagato e vigilato sulla corruzione in tutto il Paese, “burocraticamente” non aveva.
Nel confronto acceso fra le correnti per la quali hanno parlato tutti i rispettivi “leader” a partire dal solito Piercamillo Davigo che non manifesta dubbi, utilizzando contro Cantone persino le chat dell’inchiesta di Perugia su Luca Palamara , dove “non si parla proprio di Masini”, a cui hanno risposto i consiglieri a favore di Cantone, ricordando che proprio in quelle stesse chat si legge Palamara dire che per nessuna ragione si deve scegliere Cantone come procuratore di Perugia.
Davigo ha puntato tutto burocraticamente sul “Testo unico della dirigenza” che per un incarico come questo richiede l’esperienza da pm, aggiungendo che “Masini lo è stato per 17 anni in 5 procure, al nord e nel centro sud”, mentre Cantone “per 15 anni è stato requirente solo Napoli e ha smesso da 12 anni” e secondo Davigo ”l’Anac non rientra tra le esperienze fuori ruolo indicate dall’articolo 13 del testo unico”. Tesi questa basata sulla solita burocrazia.
Il magistrato Nino Di Matteo nel suo intervento ha esordito “condivido Davigo”. L’ex pm sostiene che non avrebbe “remore a votare Cantone per altri posti diversi da Perugia”. Ma non a Perugia procura in cui bisogna garantire anche “l’apparenza dell’imparzialità da fattore esterni che possano influenzare l’attività del magistrato”. Per Di Matteo, l’ handicap di Cantone è stata quella di “essere stato indicato anche come possibile premier”, mentre Masini a Caltanissetta, dove Di Matteo era pm, denunciò l’ex procuratore di Termini Imerese Prinzivalli. Ed aggiunge: ”Inopportuno che Cantone vada a dirigere una procura che si occupa di magistrati di Roma dove possono esserci ipotesi di reati commessi da politici o da ambienti di potere connessi dalla politica”.
Per l’ex pm di Palermo Cantone non dovrebbe andare a Perugia perché “ha rivestito un ruolo prestigioso di nomina politica e oggi dovrebbe andare dove ci sono provvedimenti che scaturiscono da rapporti tra magistrati e politica, come gli incontri tra Palamara e Lotti” dimenticando che anche lui aveva rapporti con la politica, come la vicenda al DAP dimostra. Di Matteo ha concluso il suo intervento contro Cantone dicendo “Non dubito della sua imparzialità, ma dobbiamo valutare anche l’apparenza, l’imparzialità e la trasparenza” e dichiarato il suo voto a favore di Masini “che ha saputo coltivare in maniera pregnante il valore dell’indipendenza”. Argomenti analoghi a quelli espressi dai “togati” Loredana Miccichè e Antonio D’Amato entrambi esponenti di Magistratura indipendente.
Di ben diversa opinione le dichiarazioni dei votanti favorevoli a Cantone. Il relatore Mario Suriano ha richiama tutti a ricordare ed applicare le norme vigenti, come il Testo unico che non prevede l’obbligo di aspettare due anni prima di passare da un incarico fuori ruolo alla giurisdizione. Suriano ha evidenziato che Cantone , “ha preferito rientrare in magistratura, mentre poteva ambire a ben altri incarichi”. Pensiero analogo, quello espresso dal capogruppo di Area al Csm, l’ex pm di Roma Giuseppe Cascini, che valuta in modo ben diverso sia la carica all’Anac, sia quella il lavoro fatto al Massimario della Cassazione in cui Cantone dirigeva il settore penale.
Sopratutto perchè la presidenza dell’Anac ha ricordato Cascini “è vicinissima alla giurisdizione” e nel caso di Cantone ha prodotto “un’elevatissima quantità e qualità dei risultati” e poichè in ogni caso ad oggi, “non esiste una norma che impone di attendere due anni prima di una successiva nomina e quindi le norme si applicano per come sono e quando ci sono” aggiungendo “non esiste la regola che prima di fare il procuratore bisogna svolgere funzioni semidirettive, né tantomeno che prima bisogna essere stato capo di una procura piccola per passare poi a una grande”.
Cascini valutando anche gli anni di esperienza di Cantone al Massimario ha detto: “qualcuno può dire che il coordinatore del settore penale del Massimario non conta?” aggiungendo “un procuratore non deve conoscere il diritto ? Qui c’è un magistrato che lo ha fatto per 15 anni con risultati eccezionali contro il potentissimo clan dei Casalesi, un risultato enorme che non trovo confronto con i colleghi in comparazione. Quindi se la norma dice che dobbiamo guardare alla qualità dei risultati raggiunti, allora dobbiamo valutare questo, e non possiamo ridurre tutto al numero degli anni”.
Tutti i membri laici del Csm una volta tanto sono stati tutti di comune accordo, è la prima volta che succede durante questa consiliatura. I laici di M5S, Lega, e Forza Italia non hanno avuto alcun dubbio sul voto convergendo in favore di Cantone. Hanno parlato i tre consiglieri Alberto Maria Benedetti, Filippo Donati, Fulvio Gigliotti, indicati dal M5S, quindi Michele Cerabona e Alessio Lanzi di Forza Italia, ed alla fine Stefano Cavanna membro “laico” del Csm indicato dalla Lega.
Benedetti ha ricordato che Cantone fu scelto alla guida dell’Anac “proprio per garantire l’indipendenza, indipendenza che adesso sembra trasformarsi in una sorta di ignominia, di un pregiudizio”. Michele Cerabona si chiede: “Chi è meglio di Cantone?” ed Alessio Lanzi aggiunge “Cantone è un gigante. Basta con gli aspetti burocratici, i formalismi, i richiami alle circolari, basta con le interpretazioni suggestive per screditare il suo ruolo. Al di là dei cavilli i cittadini vogliono risposte forti” . Stefano Cavanna condividendo le posizioni dei colleghi Benedetti e Lanzi ha parlato di “notevoli forzature contro Cantone” e si è dichiarato convinto che sia “una forzatura parlare dell’Anac come di un incarico politico e soprattutto bisogna valutare come quel lavoro è stata condotto” e fugando ogni dubbio Cavanna ha concluso la sua dichiarazione di voto :“non ci sono dubbi, il giudizio di idoneità è nettamente prevalente per Cantone”.
Cantone, quindi, può prendere il posto di Luigi De Ficchy, andato in pensione lo scorso anno, alla guida della Procura di Perugia, lasciando più di qualche mal di stomaco