ROMA – Ad aprire le danze ci ha pensato Leoluca Orlando, il sindaco di Palermo che spesso agisce di sua iniziativa, senza coordinarsi con altri colleghi, e lo ha fatto anche oggi con la sua decisione di “sospendere” l’applicazione del decreto sicurezza. Una decisione che ha sortito l’effetto di togliere la sordina alle discussioni interne già in atto da mesi all’Anci, oltre che chiaramente a far infuriare il vicepremier Matteo Salvini.
E’ da mesi che il presidente dell’ ANCI Antonio Decaro (Pd) ha recepito il malcontento dei sindaci avversi al “decreto sicurezza” che aggrava con tutta una serie di problemi pratici, la vita dei cittadini, al punto tale che le contestazioni ed il malcontento sono arrivati anche dall’assessore al welfare di Roma Laura Baldassarre della giunta “pentastellata” del sindaco Virginia Raggi, e chiaramente anche dai sindaci di centrosinistra, e da amministratori di Forza Italia, come Silvana Romano, assessora di una giunta di centrodestra a Gorizia .
La Baldassarre e la Romano insieme ad altri assessori, sindaci e consiglieri di tutta Italia in maniera assolutamente trasversale, hanno firmato un documento della commissione Immigrazione dell’Anci molto critico nei confronti del decreto legge sulla sicurezza predisposto da Salvini,. La Baldassare si è fatta addirittura promotrice di una apposita mozione approvata nel consiglio comunale di Roma Capitale, molto simile a quella voluta da Virginio Merola (Pd) a Bologna.
Assessori, sindaci, e parlamentari, tutti in nome dei diritti costituzionali, hanno dato forma ad una sorta di reazione alle politiche del governo gialloverde, la questione è arrivata in questi primissimi giorni del nuovo anno fino alla Consulta. In maniera variegata, Qualcosa sta prendendo piede pian piano , seppure in maniera un po’ disordinata, nel tessuto sociale e politico soprattutto di area centrosinistra ma non solo. E come spesso è accaduto negli ultimi anni , come ad esempio i ricorsi sulle leggi elettorali, si invoca la Corte Costituzionale. Il gruppo parlamentare del Pd al Senato con il ricorso presentato in forma diretta, per la compressione del dibattito parlamentare sulla manovra economica; ma anche in forma indiretta, come con la rivolta dei sindaci contro il decreto sicurezza voluto fortemente da Matteo Salvini e approvato dalla maggioranza gialloverde lo scorso autunno.
Oggi è esplosa la protesta in tutte le sue forme. Accanto alla posizione di Leoluca Orlando si sono schierati numerosi sindaci di diverse provenienze politiche della sinistra e del centrosinistra, renziani e anti-renziani, come il sindaco di di Napoli Luigi De Magistris , il primo cittadino di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, il primo cittadino di Parma Federico Pizzarotti, il sindaco di Pescara Marco Alessandrini, il sindaco di Firenze Dario Nardella , Alessio Pascucci sindaco di Cerveteri in prima fila alla manifestazione di Riace contro l’arresto di Mimmo Lucano che anche lui dissente dal decreto sicurezza, nonostante il divieto di dimora nel suo paese in Calabria: “Sono d’accordo con Orlando. Bisogna disobbedire perché è un decreto contro i diritti umani e la dignità degli esseri umani. Non è una novità: io l’ho già fatto e mi trovo in queste condizioni…”.
Il sindaco di Firenze Nardella, spiega al’ Huffpost: “A Firenze stiamo provando a sterilizzare le conseguenze del decreto sicurezza. Prima di Natale abbiamo fatto partire un tavolo, che si riunirà dopo la Befana, con il mondo del volontariato laico e cattolico, dalla Curia alla Caritas, ai sindacati, le istituzioni locali, il mondo del lavoro. L’obiettivo è creare un circuito di accoglienza parallelo per chi sarà espulso dai centri di accoglienza per effetto del decreto Salvini: potrebbero essere 900 su un totale di 1800. Il punto è che vengono espulsi dai centri di accoglienza, non dal paese: non sanno dove andare, rischiano di cadere preda della criminalità organizzata oppure rischiano la vita. Per questo tentiamo di individuare un circuito parallelo. Certo, non so quanto potrà durare. Per questo ben venga una mobilitazione nazionale dei sindaci: il decreto ci ha creato problemi pratici da gestire, va cancellato e riscritto“.
Il presidente dell’Anci Antonio Decaro ha chiesto un tavolo di discussione al ministero degli Interni: “È evidente, a questo punto, l’esigenza di istituire un tavolo di confronto in sede ministeriale per definire le modalità di attuazione e i necessari correttivi a una norma che così com’è non tutela i diritti delle persone. Noi sindaci l’avevamo detto prima che il decreto fosse convertito in legge attraverso la posizione della commissione immigrazione dell’Anci che all’unanimità, indipendentemente dall’appartenenza politica dei singoli componenti, si era espressa negativamente sul provvedimento, ritenendo che i diritti umani non siano negoziabili“.
Diritti non negoziabili, secondo quanto contenuto e garantito dalla Costituzione. Il decreto sicurezza per Leoluca Orlando è “un provvedimento disumano perché, eliminando la protezione umanitaria, toglie ogni residuo di comprensione nei confronti del dramma dei migranti ma anche criminogeno perché trasforma in ‘illegale’ la posizione ‘legale’ di chi ha regolarmente un permesso di soggiorno. Un permesso – aggiunge Orlando – che viene ottenuto per ragioni umanitarie e che alla scadenza non può essere riconfermato perché non c’é più la protezione umanitaria. Un permesso che viene dato per effetto di un contratto di lavoro e che viene meno appena scade, senza i sei mesi necessari per potere trovare nuovo lavoro“.
Adesso i sindaci si stanno muovendo, ed ognuno di loro è alla ricerca di un percorso “politico” per limitare i danni del decreto sicurezza. Ma è evidente che questa diatriba ha tutte le caratteristiche per finire davanti a un tribunale, che potrebbe essere anche quello della Consulta. La reazione furibonda di Salvini ai microfoni di Radio1 lo dimostra chiaramente : “Saranno gli elettori a giudicare l’operato dei sindaci, non sarò io a rimuoverli, ma la protesta è un fatto gravissimo. Invece di occuparsi dei problemi delle loro città, questi sindaci pensano agli immigrati. Ne risponderanno personalmente, legalmente, civilmente, perché è una legge dello Stato che mette ordine e mette regole. Il decreto sicurezza non dà diritto di residenza ai clandestini: se i sindaci vorranno concedere dei documenti a degli immigrati irregolari ne risponderanno personalmente”.
Nel frattempo l’altra componente di protesta contro il governo gialloverde, comincia a muoversi e si rivolge direttamente alla Consulta . Ed eccoci al ricorso del Pd alla Corte Costituzionale, dove il prossimo 9 gennaio i 15 giudici della Consulta dovranno decidere sull’ammissibilità del ricorso presentato dal gruppo parlamentare del Pd al Senato per “lesione delle prerogative del Parlamento“. I senatori del Partito Democratico contestano che la manovra economica sia stata presentata in Parlamento fuori tempo massimo per garantire un minimo di esame e discussione prima del voto. Le firme in calce sono 37, di poco superiore a un decimo dei componenti di Palazzo Madama. Un numero non casuale, costituendo la quota che può chiedere per regolamento parlamentare la mozione di sfiducia o che un provvedimento sia spostato da una commissione all’altra.
Tutto ciò potrebbe apparire a prima vista un’ iniziativa di un gruppo parlamentare dell’opposizione, iniziativa che chiaramente viene sostenuta naturalmente anche dal gruppo Dem della Camera. I proponenti coltivano dal 31 dicembre qualche ulteriore speranza di riuscire nell’intento. Il ricorso è stato presentato prima della firma del presidente Sergio Mattarella al testo della manovra, proprio per sottolineare i ritardi del Governo non certamente del capo dello Stato. Ed infatti nel discorso di auguri per il nuovo anno di Mattarella si ritrovano quei riferimenti che potrebbero aiutare la causa del ricorso.
Infatti il presidente Mattarella non ha mancato di rimarcare il dato oggettivo e cioè che ha potuto firmare solo la sera prima “la legge di bilancio nei termini utili a evitare l’esercizio provvisorio, pur se approvata in via definitiva dal Parlamento soltanto da poche ore”. I Dem interpretano in quel passaggio una precisa critica alla compressione dei tempi della discussione parlamentare sulla manovra e dunque una possibile spinta affinché la Corte Costituzionale dichiari il ricorso ammissibile. Qualora verdetto dovesse essere questo, farà seguito la decisione di merito, che però non invaliderà la manovra, mentre potrebbe solo piantare dei punti di fermo per il futuro, affinché non si ripeta più quanto accaduto. Potrebbe quindi crearsi un’imbarazzante scontro “istituzionale” tra il Governo e la Corte Costituzionale.
Il decreto sicurezza aveva provocato lacerazioni e proteste persino all’interno dello stesso Movimento 5 Stelle. Le espulsioni delle ultime ore, infatti, sono legate soprattutto a quel provvedimento. Adesso la levata di scudi dei sindaci contro Salvini potrebbe riaprire anche qualche “crepa” nella maggioranza. Non a caso Paola Nugnes – senatrice M5S che rischia l’espulsione – dice: “Comprensibile la sollevazione dei sindaci. Sicuramente il decreto aggraverà la situazione sul fronte della sicurezza dei territori, aumentando il numero degli irregolari“
Una cosa sembra pressochè certa: qualcosa si sta muovendo contro una delle alleanze di governo più “blindate” degli ultimi anni.