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3 Luglio 2024 05:48
3 Luglio 2024 05:48

D’Alema e Profumo indagati per le navi e aerei alla Colombia: eseguite perquisizioni

Secondo l'ipotesi della Procura di Napoli, l'ex premier si sarebbe adoperato per mettere in contatto due broker pugliesi con Leonardo e Fincantieri. Otto in tutto gli indagati. ALL'INTERNO IL DECRETO DI PERQUISIZIONE

Massimo D’Alema e Alessandro Profumo compaiono tra le 8 persone indagate dalla Procura di Napoli per la presunta intermediazione per la vendita al governo della Colombia di navi, sommergibili e aerei militari prodotti da Fincantieri e Leonardo. Oltre all’ex presidente del Consiglio e all’ex ad di Leonardo, sono indagati i due broker pugliesi Francesco Amato, 39 anni di San Cesario (Lecce), ed Emanuele Caruso, 44 anni di Copertino (Lecce), l’ex responsabile della Divisione Navi militari di Fincantieri Giuseppe Giordo, 58 anni, il commercialista Gherardo Gardo, 52 anni, Giancarlo Mazzotta, 53 anni di Carmiano (Lecce), e Umberto Claudio Bonavita, 50 anni.

La vicenda è venuta a galla grazie alle rivelazioni di Striscia la Notizia con i servizi dell’inviato Pinuccio, e l’inchiesta giornalistica del collega Giacomo Amadori del quotidiano La Verità che hanno reso pubblico l’ audio con la voce di Massimo D’ Alema.

D’Alema si è mostrato meravigliato quando, intorno alle 9 di questa mattina , gli agenti della Digos di Napoli accompagnati da un funzionario di Polizia hanno bussato alla porta della Fondazione “Italianieuropei” in piazza Farnese a Roma, nel cuore della capitale. Nello stesso momento altri agenti eseguivano nel centro di Milano le perquisizioni in casa di Alessandro Profumo, in casa del commercialista Gherardo Gardo, nel Bolognese, e nell’appartamento di Gianluca Giordo, a Milano. Sotto la lente degli investigatori, sia i computer che gli smartphone per effettuare le perquisizioni informatiche disposte dai pubblici ministeri napoletani.

Massimo D’Alema

L’indagine radicata in procura a Napoli

L’inchiesta è stata avviata dalla Procura 15 mesi fa allorquando i pm napoletani, nel marzo 2022, iscrissero nel registro degli indagati Francesco Amato ed Emanuele Caruso, oggi 39 e 44 anni, due broker pugliesi accusati di sostituzione di persona e truffa. Ad aprire le indagini era stata infatti la denuncia di Gennaro Migliore all’epoca deputato di Italia Viva,   e dell’ambasciatore Sergio Piazzi, rispettivamente presidente e segretario generale dell’Assemblea parlamentare del Mediterraneo: assemblea dalla quale gli indagati Caruso e Amato sostenevano di essere in qualche modo “patrocinati” nelle loro attività. Tutto falso ! Sopratutto nel caso della mediazione per la vendita delle armi, avevano messo a verbale Migliore e Piazzi. In quella indagine comparivano infatti loghi e documenti che rimandavano a quell’organizzazione internazionale – con sede a Napoli – che riunisce delegati di 30 Paesi delle due sponde del Mediterraneo. Credenziali in realtà “taroccate”, cioè falsificate..

 Questo il motivo per il quale Migliore, che è stato il presidente della Apm fino a  poco tempo fa, insieme con l’allora  segretario generale Piazzi, avevano denunciato tutto in un esposto contro anonimi. 

Secondo l’ipotesi della Procura napoletana, l’ex premier si sarebbe adoperato per mettere in contatto due broker pugliesi (già precedentemente iscritti nel registro degli indagati) con Leonardo e Fincantieri. Nell’indagine della Procura di Napoli nell’ambito di una compravendita di aerei e navi alla Colombia, Sono coinvolti, secondo quanto si legge nel decreto di perquisizione, anche “Edgardo Fierro Flores capo del gruppo di lavoro per la presentazione di opportunità in Colombia, Marta Lucia Ramirez ministro degli Esteri e vice presidente della Colombia, German Monroy Ramirez e Francisco Joya Prieto delegati della commissione del Senato colombiano”

Nell’ambito delle indagini è stato eseguito dalla Digos di Napoli un decreto di perquisizione nelle abitazioni e negli uffici di Massimo D’Alema e di Profumo. Perquisizioni sono state eseguite anche nei confronti di Gianluca Giordo. Nel decreto di perquisizione si legge che Francesco Amato ed Emanuele Carusooperavano quali consulenti per la cooperazione internazionale del Ministero degli Esteri della Colombia” e, “tramite Giancarlo Mazzotta, riuscivano ad avere contatti con Massimo D’Alema, il quale per il curriculum di incarichi anche di rilievo internazionale rivestiti nel tempo (ex presidente del Consiglio ed ex ministro degli Esteri), si poneva quale mediatore informale nei rapporti con i vertici delle società italiane, ossia Alessandro Profumo quale amministratore delegato di Leonardo e Giuseppe Giordo quale direttore generale della Divisione Navi Militari di Fincantieri“.

Il decreto di perquisizione

Decreto-Perquisiziione-D-Alema-BIS

Forniture per oltre 4 miliardi di euro

Ammonta a oltre 4 miliardi di euro il valore economico delle forniture sulle quali si sono concentrate le indagini della Procura di Napoli. Gli indagati, si legge nel decreto, si sarebbero “a vario titolo adoperati quali promotori dell’iniziativa economica commerciale di vendita al Governo della Colombia di prodotti delle aziende italiane a partecipazione pubblica Leonardo (in particolare aerei M 346) e Fincantieri (in particolare corvette, piccoli sommergibili e allestimento cantieri navali), al fine di favorire ed ottenere da parte delle Autorità colombiane, la conclusione degli accordi formali e definitivi aventi ad oggetto le descritte forniture ed il cui complessivo valore economico ammontava a oltre quattro miliardi di euro“.

Per ottenere ciò, secondo i pm napoletani, Amato e Carusooffrivano e comunque promettevano ad altre persone, che svolgevano funzioni e attività corrispondenti a quelle dei pubblici ufficiali e degli incaricati di pubblico servizio presso le autorità politiche, amministrative e militari della Colombia, il corrispettivo illecito della somma di 40 milioni di euro, corrispondenti al 50% della complessiva provvigione di 80 milioni di euro prevista quale ‘success fee’, determinata nella misura del 2% del complessivo valore di 4 miliardi di euro delle due commesse in gioco e da corrispondersi in modo occulto“. Avrebbero pertanto violato l’articolo 322 bis del codice penale, che punisce “peculato, concussione, induzione indebita a dare o promettere utilità, corruzione e istigazione alla corruzione, abuso d’ufficio di membri delle Corti internazionali o degli organi delle Comunità europee o di assemblee parlamentari internazionali o di organizzazioni internazionali e di funzionari delle Comunità europee e di Stati esteri”.

La somma complessiva di 80 milioni di euro “era in concreto da ripartirsi tra la ‘parte colombiana’ e la ‘parte italiana’ attraverso il ricorso allo studio legale associato americano Robert Allen Law, con sede in Miami (segnalato ed introdotto dal D’Alema quale agent e formale intermediario commerciale presso Fincantieri e Leonardo) rappresentato in Italia e per la specifica trattativa da Umberto Bonavita e Gherardo Gardo“.

Lo studio legale si sarebbe adoperatoper la predisposizione e la sottoscrizione della contrattualistica simulatoria e formalmente giustificativa della transazione finanziaria e dei veicoli societari, bancari e finanziari in concreto predisposti per il transito, la ripartizione e la finale distribuzione della somma, a cui non faceva infine seguito la formalizzazione dei contratti per l’intervenuta interruzione delle trattative a causa della mancata intesa sulla ulteriore distribuzione della predetta somma tra le singole persone fisiche costituenti la ‘parte italiana‘ e la ‘parte colombiana

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