A volte il destino è veramente beffardo. Proprio qualche sera fa il noto programma televisivo Le Iene (Italia1-reti Mediaset) ha mandato in onda all’interno di un servizio realizzato a Taranto sull’ ILVA una intervista al dr. Luigi Romandini dirigente della Provincia di Taranto, lo stesso giorno, per ironia della sorte lo stesso dirigente è stato condannato dal Tribunale di Taranto ad un anno di reclusione e di interdizione dai pubblici uffici.
Luigi Romandini in precedenza era indicato come una sorta di “eroe” senza paura, quando era il dirigente all’ambiente della Provincia di Taranto e da cui , secondo il GIP Patrizia Todisco, “Florido, Specchia e Conserva pretendevano l’emissione delle autorizzazioni in assenza dei requisiti normativi contrastando per tal modo il suo agire, orientato all’approfondimento delle varie questioni e alla valutazione dell’esistenza delle condizioni di legge”. Il rifiuto di Romandini ad autorizzare tale emissione gli costò l’appellativo coniato da Girolamo Archinà di “peste”, e successivamente lo spostamento dal settore ambiente a quello dell’agricoltura. Le sue dichiarazioni, insieme a una serie di intercettazioni telefoniche e ambientali, furono determinanti per l’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato il carcere l’ex- Presidente della Provincia Gianni Florido.
In quel procedimento giudiziario i legali dell’ex-assessore provinciale all’Ambiente Michele Conserva hanno presentato una istanza di ricusazione del Gup Vilma Gilli, in quanto si sarebbe già espressa sulla posizione dell’esponente politico nell’ambito di una indagine parallela, facendolo arrestare nel novembre 2012. La richiesta dei legali di Michele Conserva è giunta a poche ore di distanza dalla consegna della consulenza tecnica di parte sulle intercettazioni telefoniche e ambientali, firmata dai professionisti baresi Cataldo De Florio e Giuseppe Maringelli, che ‘scagionerebbe’ Gianni Florido. Gli avvocati Carlo e Claudio Petrone, legali dell’ex presidente della Provincia Florido, hanno contestato la trascrizione di una conversazione ambientale avvenuta tra Michele Conserva e Ignazio Morrone, avvenuta il 12 marzo del 2010. “La trascrizione presente sul supporto informatico contenente l’intercettazione in questione dimostrerebbe anche che la polizia giudiziaria ha ascoltato la frase “ripeto non ho problemi a…” e quindi la parola “firmare” è stata aggiunta successivamente”. I consulenti aggiungono, peraltro, che in tutta la conversazione in questione, Conserva e Morrone non pronunciarono mai la parola “discarica” (la vicenda in questione era quella della” Mater Gratiae”, costato l’arresto di Florido) ma nella conversazione si parlava unicamente di impianti termici !
Ma a volte capita che non è tutto oro quello che luccica. Infatti, giovedì scorso fa il collegio del Tribunale di Taranto composto dai giudici Fulvia Misserini, Alessandro Romano ed Elvia Di Roma, hanno condannato proprio Romandini , accusato dalla Procura della Repubblica di Taranto, di aver intenzionalmente procurato un ingiusto vantaggio economico all’imprenditore Vito Fasano (condannato a 3 anni e 4 mesi di reclusione)oggi 84enne, napoletano trapiantato a Taranto molti anni fa, in qualità di rappresentante legale della RARE srl società che, secondo il dr. Pietro Argentino procuratore aggiunto della Procura di Taranto, avrebbe effettuato a suo tempo “attività di raccolta recupero e smaltimento di rifiuti speciali non pericolosi costituiti da materiale edile, da scavo ferroso, sabbia e fresato stradale per un quantitativo superiore a 85mila tonnellate in mancanza della prescritta autorizzazione” ottenendo in tal modo previa presentazione di documentazione “taroccata” alla Provincia di Taranto, un illecito vantaggio economico.
La responsabilità addebitata a Luigi Romandini dalla Procura della Repubblica di Taranto e riconosciuta dal collegio giudicante del Tribunale , è quella di aver rilasciato alla società del Fasano, attraverso una determina dirigenziale “autorizzazione allo scarico delle acque meteoriche con il metodo della subirrigazione“. Tutto ciò però presentava delle illegalità, in quanto “l’istanza di rinnovo fosse stata presentata oltre il termine previsto dalla normativa” e la circostanza non irrilevante (in realtà fondamentale) che l’impianto della società RARE srl “non fosse idoneo a a captare l’intera massa delle eventuali precipitazioni piovose” e che non tutta “l’aerea aziendale fosse dotata di di pavimentazione e di un idoneo sistema di canalizzazione a raccolta delle acque meteoriche, disattendo anche le prescrizioni del Comitato Tecnico“.
A volte, non è tutto oro quello che luccica. E questa vicenda ne è la conferma.