Mentre in un seminario ‘Parole e Giustizia. Opinione pubblica, magistrati e giornalisti a confronto sul linguaggio della legge” tenutosi ieri a Taranto, l’ormai (ex) segretario dell’ ANM Maurizio Carbone, era scettico sugli sviluppi del risultato elettorale che ha visto sconfitte le correnti di sinistra della magistratura che avevano eletto in passato l’ex presidente Rodolfo Sabelli e lui al vertice dell’associazione dei magistrati, Piercamillo Davigo, leader del gruppo “Autonomia e indipendenza” nel corso della riunione del nuovo direttivo dell’ Anm, che ha portato alla sua elezione a Presidente dell’ associazione, ha evidenziato che «non esistono governi amici né governi nemici, esistono governi con i quali non si può fare a mano di dialogare, ferma restando la pretesa del rispetto della nostra dignità. Non si tratta di corporativismo, credo che sia possibile con la nostra unità trovare la fermezza per pretendere il rispetto della nostra dignità e per tutelare la giurisdizione. Inevitabilmente ci sarà una dialettica ma tutto può essere recuperato con pazienza e dialogo”.
Citando un giudice inglese, inoltre, Davigo aveva rilevato che “è giusto che ci sia tensione tra potere politico e giudiziario“. Il premier Matteo Renzi ha sottolineato che “il rapporto con la magistratura è sempre stato di subalternità o di attacco. Ora è arrivato il momento di dire che noi facciamo il tifo per la giustizia. Noi nutriamo profondo rispetto per la giustizia ma anche della politica: la politica non è una cosa sporca, è una cosa bella e non accetteremo mai di renderla subalterna a niente e nessuno“.
Il nuovo presidente dell’Anm Piercamillo Davigo, richiamando la battuta che il premier Matteo Renzi fece, rispondendo alle proteste dei magistrati sul taglio delle ferie, nel suo intervento al Parlamentino del sindacato delle toghe ha detto ““Brrr.. che paura” non mi è piaciuto per niente. Con il governo bisogna dialogare, ma nel rispetto della nostra dignità. Non esistono governi amici ma nemmeno nemici», osserva Davigo, ma dobbiamo «pretendere il rispetto della nostra dignità». La risposta al magistrato è arrivato nel tardo pomeriggio dallo stesso primo ministro, che parlando a “Classe democratica” ha detto: “La magistratura non si accusa, non si segue, si rispetta chiedendo di fare ciò che da secoli deve fare e su cui noi non mettiamo bocca così come la magistratura non mette bocca nel procedimento legislativo. Sarebbe clamorosa invasione di campo se accadesse“.