di Alessia Di Bella
Quando il Bologna Calcio ha deciso di esonerare Sinisa Mihajlovic, si è sollevata un’ondata di proteste non soltanto da parte di una fetta dei tifosi rossoblù, ma anche di addetti ai lavori e osservatori esterni che non hanno apprezzato i tempi, il modo e l’epilogo soprattutto di un rapporto costruito in tre anni e mezzo. Prima un’intera città coinvolta, di cui è diventato cittadino onorario, poi il romanzo si è allargato all’Italia, ha sconfinato nel mondo: tutti spettatori scioccati e commossi dalla battaglia del tecnico . L’annuncio della leucemia l’11 luglio 2019, le lacrime in conferenza stampa, il club al suo fianco. La storia finisce così, era una favola, non lo è più.
Il primo nome immediatamente circolato è stato quello di Roberto De Zerbi. Un profilo di allenatore che metteva d’accordo tutti, dall’Ad Fenucci al direttore sportivo Di Vaio, Sartori e persino il proprietario della società il canadese Joey Saputo. A quel punto è partita l’offerta, ma la risposta è stata sorprendente. Per tutti: “Vorrei, ma non posso farlo, dopo Sinisa”.
Un rifiuto che ha lasciato sorpresi tutti, al punto da ipotizzare una presa di posizione per amicizia tra i due tecnici. Ma non è così, non esiste alcun legame di amicizia tra De Zerbi e Mihajlovic: i due allenatori si conoscono dalle rispettive panchine, non si sono mai frequentati e quindi non sono amici. L’ex allenatore del Sassuolo ha soltanto fatto una scelta “umana“. Irrinunciabile per lui. “È l’ennesima dimostrazione di quanto valga De Zerbi: in panchina e fuori”, il commento del giornalista Fabrizio Biasin, seguito da centinaia di commenti di tifosi e appassionati.
La stessa scelta fatta da De Zerbi quando è esploso il conflitto in Ucraina a febbraio, dove allenava la squadra dello Shakhtar Donetsk, lo ha spinto a dire ai suoi collaboratori: “Io resto qui, non abbandono i miei giocatori”, restando per giorni barricato in un hotel a Kiev con guardie armate all’interno mentre fuori esplodevano le bombe e riecheggiavano giorno e notte le sirene di allarme.
Questa volta “mister” De Zerbi ha deciso che non se la sentiva di prendere il posto un allenatore che sta combattendo una battaglia contro la leucemia decisamente più seria ed importante di una partita di calcio. Una decisione adottate senza entrare nel merito, senza mandare messaggi o voler dare l’esempio, ma soltanto per restare in pace con la coscienza. E non, come qualcuno ha volgarmente insinuato, perché “tentato da altre squadre“. Infatti l’unico club ad oggi, ad aver cercato De Zerbi era il Bologna. Una città affascinante, un pubblico splendido, ed una squadra interessante, nonostante alcune annate deludenti. In poche parole, un progetto che avrebbe stimolato molti allenatori a spasso.
Ma ci sono condizioni che, per qualche “vero” uomo di sport come Roberto De Zerbi, non possono essere accettate. Qualcuno a Bologna rifletta…