di REDAZIONE CRONACHE
Dopo che il presidente della seconda corte d’Assise d’Appello di Roma aveva letto il dispositivo della sentenza del quarto (e probabilmente penultimo) processo sulla morte di Marco Vannini, la mamma Marina ha urlato in lacrime “Giustizia è fatta” . Il giovane di 21 anni venne ferito con un colpo di pistola il 15 maggio del 2015 mentre faceva la doccia a casa della fidanzata Martina, a Ladispoli, alle porte di Roma. A sparare fu il padre di lei, Antonio Ciontoli che ieri è stato condannato, come in primo grado, a 14 anni per omicidio volontario.
La Corte di questo secondo processo d’appello ha modificato, invece, ed aggravato la decisione nei confronti dei familiari della fidanzata del giovane ucciso, Martina, di suo fratello Federico e la mamma Maria Pezzillo che hanno ricevuto una condanna a 9 anni e 4 mesi di reclusione per aver partecipato, in maniera colposa, all’omicidio doloso commesso dal padre.
Al centro del processo è stato più il ritardo nei soccorsi che lo il colpo di pistola : la famiglia Ciontoli, era preoccupati per eventuali ripercussioni sul lavoro del capofamiglia Antonio , un sottufficiale della Marina Militare distaccato ai Servizi, hanno prima ritardato la chiamata al 118 e poi omesso di spiegare ai sanitari per quale motivo il ragazzo stava male. Perdendo 110 minuti che, non hanno mai avuto dubbi i medici legali, avrebbero salvato la vita al ragazzo.
Quello celebrato ieri è stato il secondo processo d’appello. Nel gennaio del 2019 la Corte d’assise d’appello aveva condannato Ciontoli a 5 anni per omicidio colposo. Ma quella sentenza era stata annullata con rinvio dalla Cassazione che, a marzo scorso, aveva riconosciuto il dolo per tutti e quattro i componenti della famiglia.
Antonio Ciontoli ieri in aula si è assunto inutilmente tutte le responsabilità e ha chiesto scusa. “Deve chiedere scusa solo a se stesso per quello che ha fatto“, ha commentato mamma Marina Vannini, affiancata dal marito Valerio che ha detto: “Finalmente nostro figlio ha avuto il rispetto che meritava e che in questi cinque anni e quattro mesi non ha avuto. È una soddisfazione anche se Marco, il nostro meraviglioso Marco, nessuno ce lo può restituire“.