ROMA – La scelta del Movimento 5 stelle di far decidere ai militanti sulla piattaforma Rousseau, se presentarsi alle Elezioni Regionali del 26 gennaio in Emilia Romagna ed in Calabria ha provocato più di un mal di pancia. Al punto tale che Paolo Parente, coordinatore dei 5 stelle in Calabria, ha mollato la propria carica. E sulla pagina Facebook del Movimento in Emilia Romagna si invita a votare “no” al quesito. Sulla vicenda più che esplicito il commento del viceministro dello Sviluppo Economico, Stefano Buffagni: “Il momento di debolezza del M5s è conclamata, ma è più profonda di quello che attiene la scelta di non candidare esponenti nelle regioni che andranno al voto, e richiede un momento di discussione come quella che avremo a marzo”. Il leader del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio ammette: “Sicuramente il Movimento è in un momento difficoltà e lo ammetto prima di tutto io. C’è bisogno di mettere a posto alcune cose”.
“Con il voto di oggi su Rousseau i vertici del Movimento 5 Stelle scelgono di non scegliere, – dichiara Parente – deludendo le migliaia di attivisti calabresi che hanno sempre lavorato sul territorio, con sacrifici e rischi, ed ignorano il percorso che abbiamo già avviato e scaricano su tutti gli iscritti la responsabilità di una scelta inquadrata in termini profondamente sbagliati. Gli stessi vertici hanno messo in gioco, cioè, il futuro del Movimento piuttosto che quello dei cittadini della Calabria e dell’Emilia Romagna, ai quali essi dovranno spiegare il perché della rinuncia a presentarci alle rispettive Regionali, nel caso in cui dovesse prevalere questo orientamento”. E aggiunge: “Per coerenza le dimissioni immediate dall’incarico di coordinatore del Movimento 5 Stelle per la campagna elettorale relativa alle Regionali della Calabria”.
“Non c’è alcun nesso tra l’annunciata riorganizzazione del Movimento 5 Stelle, l’ennesima da circa un anno, e la scelta di chiedere agli iscritti di ogni parte d’Italia se partecipare o meno alle imminenti Regionali della Calabria e dell’Emilia Romagna” sostiene Parente .
Un certo “mal di pancia” in casa grillina arriva anche dall’Emilia Romagna . Sulla pagina Facebook del movimento regionale ci si schiera per il “no” alla consultazione su Rousseau: “Il Movimento sta attraversando una fase di cambiamento. Ma mandare i cittadini nelle istituzioni è nel suo dna. Per questo vi invitiamo a votare ‘no’ al quesito proposto su Rousseau per permettere la presentazione della lista M5s alle prossime Regionali in Emilia-Romagna”. Nel post si ricorda che “tanti attivisti e portavoce dell’Emilia-Romagna in questi mesi hanno manifestato la volontà che il M5s si presenti alle elezioni regionali in programma per il prossimo 26 gennaio”.
“Usiamo Rousseau per davvero, non come scudo dietro cui nascondersi!”, è l’appello di Roberta Lombardi in un lungo post su Facebook, sull’ultima consultazione sulla piattaforma. Ed approfitta della ghiotta occasione per mettere in discussione il ruolo attualmente ricoperto da Di Maio. Secondo la consigliera della Regione Lazio la piattaforma Rousseau non va usata per “procrastinare la presa di coscienza dell’inevitabile, ovvero che il ruolo del Capo politico singolo ha fallito e che l’unica grande riappropriazione della propria identità è lavorare come intelligenza collettiva, riconoscendola e rispettandola”e chiede che ora siano gli attivisti dell’Emilia Romagna e della Calabria a decidere se stringere alleanze e con chi.
Roberta Lombardi non è sola nel mettere in discussione la linea del capo politico unico: “Il voto di ieri su Rousseau dimostra che l’uomo solo al comando scoppia, c’è la necessità di gestire il Movimento in maniera più collegiale e plurale”, ha detto Nicola Morra a 24Mattino su Radio 24. Il presidente della commissione parlamentare antimafia ha aggiunto: “Noi i voti li rispettiamo ma Emilia Romagna e Calabria sono realtà diverse. Le mele non si associano alle pere e per questo io ho deciso di non votare. Dobbiamo difendere la nostra identità, perché dovremmo sostenere Bonaccini? La richiesta degli attivisti è un’altra”.
Il ministro degli Esteri è rimasto solo ed ormai dalla sua parte ha solo un gruppetto di parlamentari che per stima, o forse puro calcolo, lo seguono con devozione cieca. L’altra notte in un ristorante del centro storico in una festa organizzata da Virginia Saba la fidanzata di Di Maio, per fare un po’ di relazioni, si sono visti quasi esclusivamente deputati e senatori del Sud, novizi al primo mandato. In passato per un evento del genere seppur conviviale ci sarebbe stata la fila a un evento del genere. Questa volta, appunto, si contano pochi parlamentari (soltanto 30 su 300) ed incredibilmente nessun ministro.
Di Maio, cerca di camuffare la sconfitta personale rilanciando: “A marzo faremo gli Stati Generali e sarà un nuovo inizio”. Intanto, annuncia che M5S correrà da solo e che i candidati governatori verranno scelti la prossima settimana. Tra capriole e controcapriole s’è passati dal “non ci presentiamo in Emilia e in Calabria né da soli né con il Pd” al “ci presentiamo da soli con buona pace del Pd“. Inutile dire quanto la eventuale sconfitta del candidato Bonaccini scatenerà il fuoco polemico del Pd sui 5 stelle e tutto ciò farà “traballare” gli equilibri di governo e tendere ancora di più rapporti tra i rosso-gialli che sono quasi ai minimi termini. “Gli iscritti – ammette Di Maio – ci hanno dato un mandato chiaro e fortissimo: dobbiamo partecipare alle regionali con tutte le nostre forze“. Affermazioni pressochè annientate dal fuoco amico incrociato che impazza nel movimento, della feroce opposizione dei territori, dai venti di scissione targati Lezzi e non solo. Ora si dovranno trovare in tutta fretta, sia in Emilia-Romagna (dove si ripartirà dai consiglieri uscenti) che in Calabria (dove il nome più accreditato è quello del docente Francesco Aiello) delle persone disponibili a candidarsi e metterci la faccia in una campagna elettorale quasi impossibile.
La decisione di mettere ai voti la linea sulle regionali era stata discussa in summit super segreto, lunedì sera in una casa privata nel cuore di Roma, con tutti i “big” del Movimento inclusi Grillo e Casaleggio, in collegamento telefonico. Ormai il Movimento della trasparenza dove “uno vale uno” appartiene alla preistoria.
“Ma io non mi risparmierò“, assicura Di Maio che sicuramente ha dimostrato di avere doti d’incassatore ma questa volta la botta presa è davvero pesante. E potrebbe rivelarsi fatale.