ROMA – Oggi è davvero finita la scalata al potere dell’ex “bibitaro” Luigi Di Maio che ha riunito i ministri grillini ed ha preannunciato il suo passo indietro: lascia la guida dei Cinque Stelle, sconvolgendo gli equilibri interni di tutto il Movimento. L’annuncio formale arriverà solo nel pomeriggio alle 17 al Tempio di Adriano a Roma, in occasione della presentazione degli 86 “facilitatori” regionali eletti in rete con circa 53mila preferenze (sui circa 100mila iscritti alla piattaforma Rousseau).
Luigi Di Maio era stato eletto capo politico dopo un voto in rete (privo di qualsiasi certificazione terza attendibile e sopratutto affidabile !) e proclamato “leader “sul palco di Italia 5 stelle a Rimini. Era il 23 settembre 2017 e poco meno di tre anni dopo, ha scelto di rinunciare all’incarico. Secondo le regole dello statuto, le elezioni in rete dovranno essere indette entro 30 giorni. Ma c’è chi ipotizza che si slitterà agli stati generali del 13-15 marzo prossimo.
L’ormai ex leader grillino era da tempo nel mirino dei “frondisti” soprattutto a seguito della eclatante sconfitta subita alle Elezioni Regionali in Umbria. E temendo un nuovo “flop” in Emilia Romagna e in Calabria, il Movimento ha deciso di portarsi avanti togliendo la poltrona al suo capo politico. “Ufficialmente” si tratta di una scelta di Di Maio, ma le pressioni subite dai frondisti e anche dai piani alti del Movimento negli ultimi tempi sono note a tutti.
E’ arrivato quindi il giorno del tramonto di Di Maio, che all’interno del Movimento diventerà un grillino qualunque, anche se conserverà la sua poltrona alla Farnesina , dove sinora ha solo fatto e fatto fare figuracce all’ Italia) . Sicuramente come nel suo stile…..spiegherà le ragioni della sua scelta sui social, ma di fatto questo passo indietro segna probabilmente l’inizio della fine del Movimento.
Le dimissioni di “Gigino” hanno già fatto rumore e creato malumore fra i suoi fedelissimi. Il premier Giuseppe Conte ai microfoni di RTL le ha così commentate : “Se fosse una sua decisione lo rispetterò anche se mi dispiacerà sul piano personale. Di Maio è stato tirato per la giacchetta, dunque aspettiamo che assuma lui un’iniziativa”.
Ancora non è chiaro cosa in realtà succederà a partire da questa sera. L’unica cosa certa è che per il momento la “reggenza” sarà affidata a Vito Crimi, in quanto membro più anziano del comitato di garanzia interno, secondo quanto previsto dallo statuto del M5s.
Sarà quindi lo stesso Crimi a dover scegliere il capo delegazione per il governo. Tra le preoccupazioni c’è anche quella sul futuro dell’esecutivo di governo. Dietro le quinte del Movimento è già scattata la corsa alla successione sulla poltrona più ambita dei pentastellati. I nomi in corsa per prendere il posto al comando sono diversi. Tra questi ci sono lo stesso Crimi, Stefano Patuanelli e ovviamente Alessandro Di Battista, che in questo momento si trova in Iran ma di fatto è sempre stato il “candidato” in pectore alla successione di Di Maio. Bisogna capire però prima in che direzione Casaleggio e Grillo vorranno indirizzare il Movimento.
Il fronte duro dei frondisti del M5S parla di metodi poco democratici all’interno del Movimento, e vanno sottolineate e bene interpretate le parole della grillina Nesci: “Se lascia Di Maio è un problema? Il vero problema è la mancanza di strumenti di democrazia interna nel M5s”. Insomma il “caos” all’interno del Movimento 5 Stelle è iniziato e gli scenari sono del tutto imprevedibili.
“Non è che si è ammalata mia mamma, sono un espulso. Vediamo quando si consuma l’atto…“. Così commenta il senatore Gianluigi Paragone, espulso dal M5S, a chi gli chiede un commento sulle imminenti dimissioni di Di Maio come capo politico.